Bartleby, lo scrivano 4

03.07.2025

Anime di carta
Ebbene sì, Bartleby, il diabolico scrivano (che non scrive) mi perseguita, e mi induce per contrappasso ad una scrittura compulsiva. Questo smilzo racconto è una vena diamantifera inesauribile.
Ma a differenza di quanto capita al suo datore di lavoro, che assiste sgomento al pericolo del crollo dei suoi castelli di carte bollate e cartamoneta, la mia ossessione è stimolante ed esaltante per i neuroni, thanks mr. Melville e porga i miei omaggi al giovane pallido!
Mi pare davvero strano che in molte critiche che ho letto in rete, abbia fatto cenno alla parte conclusiva del racconto che definisco, con un ossimoro, rivelazione enigmatica, ma che a me ha dato la conferma di una mia ipotesi sulla figura di Bartleby. Vediamolo.

[...] se questo racconto ha suscitato la curiosità di sapere chi fosse Bartleby e che vita avesse condotto prima che lo conoscesse il presente narratore, posso soltanto rispondere che io pienamente condivido tale curiosità, ma sono del tutto incapace di soddisfarla. Eppure a questo punto sono incerto se divulgare l'eco di una diceria che giunse al mio orecchio alcuni mesi dopo la morte dello scrivano. Su quali basi poggiasse non sono mai riuscito ad accertare; quindi, non sono in grado di dire quanto ci sia di vero.[...] Ecco la notizia: Bartleby era stato un impiegato subalterno nell'ufficio delle lettere smarrite a Washington, dal quale era stato all'improvviso licenziato per un cambiamento nell'amministrazione. Quando penso a questa diceria, a fatica riesco a esprimere le emozioni che mi pervadono. Lettere smarrite, lettere morte! Non suona come uomini morti? Pensate a un uomo, per natura e sventura, incline a una languida disperazione: esiste un lavoro più adatto ad accentuarla che maneggiare continuamente queste lettere morte e metterle in ordine per darle alle fiamme? Ogni anno ne vengono bruciate a carrettate. Qualche volta dal foglio piegato il pallido impiegato estrae un anello - il dito al quale era destinato, forse, imputridisce nella tomba; una banconota inviata in un moto di pronta carità... e colui che ne avrebbe tratto sollievo non mangia più e non soffre più la fame; parole di perdono per coloro che morirono nello sconforto; di speranza per coloro che morirono disperati; buone nuove per coloro che morirono soffocati da sventure inconsolabili. Apportatrici di vita, queste lettere rovinano verso la morte.

O Bartleby! O umanità!

Se tutto il racconto di Melville è un enigma, questo passo è il più enigmatico in assoluto, e come al solito aperto alle più disparate interpretazioni.
Ufficio delle lettere smarrite, lettere che non sono mai arrivate a destinazione, concepite, ma non nate, perché il destinatario non le ha date alla luce, traendole dalla busta. Una sorta di limbo. Ma queste anime di carta saranno date alle fiamme, ecco il compito di Bartleby, che assolve alla funzione di un mesto, inesorabile, angelo della morte. Una metafora delle buone intenzioni non arrivate a compimento? Della inutilità degli sforzi umani? Della disperazione di non poter ricevere un conforto? Del dramma di essere arrivati tardi? Quest'ultimo è il più straziante: scrivere a qualcuno che, da poco, a nostra insaputa, non c'è più.
Bartleby, grottesca ironia, esce per licenziamento dall'Ade delle parole scritte nate morte. Pallida ombra, vaga da Washington a New York e approda all'ufficio del pacioso avvocato, Omino di burro, porgendogli i suoi pacati, implacabili, ineludibili rifiuti; mettendolo di fronte alla vanitas vanitatum del suo operare; a nulla valgono la prudenza e il metodo, doti di cui si compiace nella sua presentazione in apertura. Semper transit gloria mundi, quale che sia al momento.
Sì, ma è anche vero che certe fenici risorgono dalle ceneri della Storia.

Erroneamente si poteva pensare che il tema trasversale del racconto fosse la caducità delle umane cose e l'inutilità degli sforzi, l'accettazione passiva dell'assurdità, e Bartleby l'antitesi del Sisifo di Camus. No, è proprio il contrario: la sua, anche se condotta in solitudine, è una protesta dirompente e radicale. Egli è solo un piccolo ingranaggio nella complessa macchina burocratica che manda avanti il potere economico-finanziario; non conta nulla, non cambierà nulla e tuttavia: PREFERIREI DI NO, rifiuta di rendersene complice. È un don Chisciotte soccombente, un pallido fantasma, fratello di quello che da pochi anni prima ha cominciato ad aggirarsi per l'Europa. Il suo padrone, falsamente bonario lo ha capito, si è reso conto che se la protesta si estendesse potrebbe essere la fine, ma né le minacce né le blandizie possono convincere Bartleby, perché egli non è un uomo, è un'IDEA.