Habemus Papam. I sonetti del Belli Babele poetica 3

L'upertura der concrave
Senti, senti castello come spara!
Senti montescitorio come sona!
è sseggno ch'è ffinita sta caggnara,
e 'r Papa novo ggià sbenedizziona.
In molti, credenti e no, ieri abbiamo seguito la diretta della proclamazione del nuovo papa.
Certo che gli odierni cronisti non erano così irriverenti, non si sarebbero mai permessi di chiamare cagnara l'acclamazione della folla, né le marcette delle varie bande che hanno sfilato in piazza S.Pietro; ma si sa quelli erano tempi, meno civili: non esisteva il politicamente corretto. Nessuno si azzarderebbe a definire cori da stadio l'entusiasmo della folla. Ma si sa il Belli era una linguaccia. Anche lui comunque si domandava come tutti noi:
Bbe'? cche Ppapa averemo? è ccosa chiara:
o ppiù o mmeno la solita-canzona.
Chi vvôi che ssia? quarc'antra faccia amara.
Compare mio, Dio sce la manni bbona.
Che pessimista! E un po' blasfemo, diciamolo!
Comincerà ccor fà aridà li peggni,
cor rivôtà le carcere de ladri,
cor manovrà li soliti congeggni.

Ma il papa non è più re, tu non potevi sapere quel che sarebbe accaduto Giuseppe Gioachino Belli, detto Pepp' er tosto! Ha cortesemente ceduto ai bersaglieri, nel 1870, il potere temporale, tenendo per la Chiesa solo quello spirituale; il motto libera Chiesa in libero Stato finalmente si realizzava e non ci sarebbero state più ingerenze papali nelle leggi civili. (?)
Non solo Paolo VI ha abolito la pena di morte de iure nel 1969 e Giovanni Paolo II ha modificato la legge nel 2001 per rimuoverla definitivamente. La Chiesa sta al passo coi tempi nuovi, certo con la dovuta prudenza.
Eppoi, doppo tre o cquattro sittimane,
sur fà de tutti l'antri Santi-Padri,
diventerà, Ddio me perdoni, un cane.
Eh, Giuseppe Gioachino, questo è davvero troppo!
Er passa mano
Er Papa, er Visceddio, Nostro Siggnore,
è un Padre eterno com'er Padr'Eterno.
Ciovè nun more, o, ppe ddí mmejjo, more,
ma mmore solamente in ne l'isterno.
Ché cquanno er corpo suo lassa er governo,
l'anima, ferma in ne l'antico onore,
nun va nné in paradiso né a l'inferno,
passa subbito in corpo ar zuccessore.
Accusí ppò vvariasse un po' er cervello,
lo stòmmico, l'orecchie, er naso, er pelo;
ma er Papa, in quant'a Ppapa, è ssempre quello.
E ppe cquesto oggni corpo distinato
a cquella indiggnità, ccasca dar celo
senz'anima, e nun porta antro ch'er fiato.
Ah Peppe! sarai pure tosto, ma qui si rischia la scomunica, questa teoria della metempsicosi papale è davvero grave!

Papa Leone (XII)*
Prima che Ppapa Ggenga annassi sotto
a ddiventà cquattr'ossa de presciutto,
se sentiva aripète da pertutto
ch'era mejjo pe nnoi che un ternallotto.
Cquer che fasceva lui ggnente era bbrutto,
cuer che ddisceva lui tutto era dotto: 1
e 'gni nimmico suo era un frabbutto,
un giacubbino, un ladro, un galeotto.
Godeva come si dice di buona stampa, ma…
Ma appena che ccrepò, tutt'in un tratto
addiventò cquer Papa bbenedetto
un zomaro, un vorpone, un cazzomatto.
E accusí jj'è ssuccesso ar poveretto,
come li sorci cuann'è mmorto er gatto
je fanno su la panza un minuetto.
* Leone XII (1823–1829)
Annibale della Genga, noto come Leone XII, fu papa dal 1823 al 1829. Il suo pontificato fu caratterizzato da un ritorno a posizioni conservatrici e da riforme interne alla Chiesa.
Al XIV di questo nome auguriamo che la sua buona fama, se saprà conquistarla, si protragga anche quanno annassi sotto. Non solo, gli auguriamo un papato più lungo di quello del numero VI, pochi mesi; del numero XI, 27 giorni; del numero V che dopo un mese finì ar gabbio. Speriamo che non faccia come il numero XII, troppo conservatore, ma come il suo predecessore il numero XIII, che nel lungo regno si occupò del lavoro, anche oggi ce n'é bisogno.
Se poi ci tiene, quando tornerà alla casa del Padre, gli auguriamo l'ingresso nel calendario come i numeri I, II, IV.