Il grande Bob

22.07.2025

Una tessera di quel grande mosaico della Comédie humaine di Georges Simenon, che nulla ha da invidiare, mutatis mutandis, a quella balzachiana.

Gli attori di questa multiforme rappresentazione sono persone comuni, appartenenti per lo più, ma non solo, alla piccola borghesia, di modeste condizioni; esistenze grigie, monotone, insignificanti, che un giorno vengono scosse da un improvviso dramma, che cade come un sasso nello stagno di un passato sopito, di rimpianti soffocati; di giornate senza luce e senza amore, passate a recitare in società, come automi, un ruolo insignificante; di poveri passatempi, ad interrompere una settimana di lavoro ripetitivo. Questo è quel che accade in questo breve romanzo, dalla prosa essenziale e precisa, aliena da artifici stilistici; dalla trama esilissima. Una storia che, paradossalmente, riesce, con pochi elementi, a provocare un fluire ininterrotto di associazioni e rimandi nel lettore, diversi a seconda della sua tipologia, come ho potuto constatare dal confronto con alcuni amici.

Del pari evocativo, è anche l'espediente narrativo dal quale si sviluppa la storia.

Il sasso nello stagno, anzi nel fiume, che smuove le sabbie del fondo, è il suicidio per annegamento, premeditato meticolosamente, di Bob, che getta nello sgomento la sua piccola cerchia di amici e conoscenti; ma in modo particolarmente doloroso, coloro che lo hanno veramente amato, la moglie, Lulu, e il suo migliore amico, Charles, voce narrante del romanzo.

Questi, ripercorrendo a ritroso la vita di Bob, ne scopre l'autentica personalità, celata dalla maschera del brillante, ironico compagno di bevute e del gioco di carte, ruolo da lui recitato nel mondo. Ma Charles, parallelamente ripercorre la sua stessa vita, prendendo coscienza della propria insoddisfazione esistenziale e matrimoniale. Prende atto dell'ipocrita facciata di perbenismo che ricopre il vuoto in cui trascorrono i suoi giorni, dello straniamento in cui vive.

Anche Bob ha recitato una parte, ma se l'è scelta, rifiutando il suo posto nella buona borghesia, interrompendo gli studi universitari, precludendosi così una sicura carriera, data la posizione della sua famiglia. Ha scelto l'obiettivo di far felice una donna, inferiore a lui per posizione sociale e cultura, dal passato chiacchierato, ma che lo ama e che, priva di lui, parte di sé stessa, si abbandonerà ad un'inesorabile inedia.

Il tema di fondo, presente anche nel romanzo Gli altri, è quello dell'insensatezza del vivere, della noia esistenziale che, in vario grado, colpisce tutti. Spesso i personaggi di Simenon trascinano i loro giorni nell'assurdo, preda di un'insoddisfazione che non sanno definire, perché non ne sono consapevoli. La moglie di Charles, per esempio, in continua difesa della rispettabilità, che non vede di buon occhio Lulu e i tentativi di Charles di darle conforto.

Ma qualcuno ogni tanto si sveglia, come ha fatto Bob, rinunciando ad una condizione che sarebbe stata solo apparentemente appagante; fino al rifiuto della vita stessa, nel momento in cui questa lo ha messo con le spalle al muro; come ha fatto Lulu, quando è venuto meno l'unico suo scopo al mondo.
Per entrambi è stato un preferirei di no, un rifiuto come atto di libertà.

Immediati i rimandi a Camus: Lo straniero e Sisifo, ma anche alla caverna platonica, all'interno della quale le ombre sembrano la realtà, così come per anni si crede vita solo quella che è una alienante routine.


Sfogliando il libro

I due uomini hanno tirato il cordone ed è affiorato il corpo di Bob, 
con il maglione ancora annodato al collo, la camicia rossa incollata al busto e due giri di cordone intorno alla caviglia destra.
All'altro capo era legato un peso di ghisa da cinque chili, uno di quei pesi esagonali da bilancia che si usano nei negozi.
Il guardiano della chiusa mi ha detto di aver ripescato, nel corso della sua carriera, almeno una dozzina di annegati, vivi e morti, e, un po' a disagio, quasi fosse un argomento di cui preferiva non parlare, mi ha confidato:
«Lo conoscevo bene. Veniva spesso alla chiusa a chiedermi un bicchiere di bianco».
«Secondo lei la corda gli si è attorcigliata alla caviglia quando ha lanciato il peso in acqua?».
[...] «È già successo che la corda si attorcigli» mi ha risposto serio il guardiano. «Ho visto una donna venire trascinata in acqua in quel modo mentre lanciava una cima d'ormeggio... Ma due giri...».

 Lulu è morta
Anche lei non ha fatto tante cerimonie, non ha lasciato nessuna lettera, nessun biglietto. Sotto il corpo, sul letto, vicino a una fotografia sgualcita di lei e Bob scattata quindici anni prima, hanno trovato un tubetto di sonniferi vuoto.
Se avesse retto ancora qualche settimana, non avrebbe avuto nemmeno bisogno dei sonniferi, ormai pesava quanto una bambina di dieci anni. [...]
Solo che le cose andavano per le lunghe e non voleva passare il Natale senza Bob. [...]
Forse aveva anche paura, ora che non c'era più lui a guidarla, di cadere troppo in basso e di non essere più degna di lui. [...]
Ha preferito andarsene finché era ancora in tempo.