Il nuovo bestiario
In epoca medievale una delle forme letterarie preferite era il bestiario, una descrizione
enciclopedica di animali reali, presunti o immaginari. Vi si poteva leggere che il cervo vive mille
anni. Il cinghiale ha due corna sul grugno. La donnola concepisce i piccoli attraverso la bocca
e li partorisce dall'orecchio. Il toro perde le forze se viene legato a un fico. Il caprone ha sempre
la febbre e il suo sangue è così caldo che perfora il diamante. Lo struzzo è una specie di
cammello in grado di ingoiare qualsiasi cosa, compresi gli oggetti di metallo. La lince è un
gigantesco verme bianco il cui sguardo trapassa i muri. La iena cambia sesso a suo piacimento.
Quanto alla rondine, mangia, beve e dorme volando. (Michel Pastoureau, "Bestiari del
Medioevo")
Vi erano anche descritti esseri che sappiamo immaginari: draghi, unicorni, chimere, balene
grandi come isole, i mostruosi blemmi, uomini acefali con gli occhi e la bocca posti sul torace,
gli sciapodi, dotati di una sola gamba e di un enorme piede con cui si proteggono dalla luce del
sole quando è troppo violenta… e l'elenco potrebbe continuare a lungo.

Poi, come già constatava l'anonimo autore del Liber monstrorum de diversis generibus, scritto probabilmente a metà dell'VIII secolo d. C. in ambiente anglosassone:
A dire il vero, ora che gli uomini, enormemente moltiplicatisi, hanno popolato il mondo intero, è assai diminuito il numero dei mostri che nascono sotto il sole. Essi sono stati definitivamente sradicati da ogni nascondiglio in tutto il pianeta, e sconfitti: ormai strappati via dalle spiagge s'aggrovigliano, prostrati, nello spumeggiare delle onde, e nelle aspre estremità polari in un turbine convergono da ogni emisfero, da ogni zona della terra, verso quest'enorme abisso rapinoso.
Così, anno dopo anno, con l'aumentare degli uomini e il rimpicciolirsi del mondo, i mostri sono del tutto scomparsi e anche molti animali sono estinti o in via d'estinzione. Quello che non si estingue mai è invece la capacità umana di prestare fede a leggende, bufale, fattoidi.
Il biologo e fotogiornalista Francesco Tomasinelli, sul sito "La rivista della Natura", ci ricorda ad esempio che non è vero che: - i pipistrelli si impigliano nei capelli (e ad aver saputo prima che i pipistrelli non nutrono alcun interesse verso i miei capelli un tempo lunghi e folti mi sarei evitato anni di terrore nelle notti estive);
- le farfalle vivono un solo giorno; è anche falsa la teoria che sia la "polverina" presente sulle loro ali a consentire loro di volare;
- i pesci sono muti; uno dei casi più interessanti riguarda le aringhe, che sono molto rumorose: nelle ore notturne emettono getti d'aria accumulata dalla vescica natatoria (clamoroso caso di f latulenza nei pesci!) creando un suono ad altissima frequenza che le aiuta a mantenere la coesione al buio, formando banchi più fitti per difendersi dai predatori;
https://rivistanatura.com/ecco-svelate-le-leggende-metropolitane-piu-inverosimili-sugli-animali/
Sempre per quanto riguarda i pesci non è assolutamente vero che i pesci rossi hanno una memoria di pochi secondi. In esperimenti effettuati su di loro, alcuni esemplari hanno dimostrato di ricordare esperienze vissute mesi prima e, inoltre, possono essere addestrati, aspettano l'ora dei pasti, se questa è regolare, e si nascondano nei loro acquari quando si avvicina un estraneo proprio perché non lo riconoscono. Il giovane biologo Graziano Ciocca ha scritto un paio di divertenti libri di divulgazione rivolti soprattutto ai ragazzi, dedicati a questi argomenti: I tori odiano il rosso (già, non è vero!) e Bufale bestiali. Una intervista all'autore si può leggere su Kodàmi:

Una volta mentre ero a una serata di divulgazione e stavo parlando di insetti, un signore mi si avvicinò e mi chiese se fosse vero che le mosche hanno paura del numero 58. Questa storia non l'avevo mai sentita, sono andato a verificare, ad approfondire e poi ho iniziato a vedere quel numero in giro usato proprio per tenere lontane le mosche. Allora mi sono detto che dovevo scrivere un libro con 58 false credenze sugli animali in onore delle mosche.
Qual è la bufala sugli animali che ti fa imbufalire di più?
Sempre quella dei gatti e delle bottiglie. Qui in Lazio, come del resto anche in Giappone, è diffusissima. Tutti sono convinti che le bottiglie di plastica piene d'acqua tengano lontani i gatti da casa. Persino mio padre ci è cascato! Poi tutte quelle legate al cammello mi fanno doppiamente imbufalire. A prescindere dalla storia dell'acqua nelle gobbe, soprattutto per il fatto che tutti i libri, film, racconti, cartoni animati e potrei continuare all'infinito lo collocano sempre nei deserti egiziani con le piramidi dietro. Ma non ci sono cammelli lì! Quelli sono dromedari. La colpa è dovuta in realtà anche a un errore di traduzione dalla lingua inglese, che per pigrizia e sciatteria definisce camel sia i cammelli che i dromedari.
Ci sono altre bufale che avresti voluto inserire nel libro?
Avrei voluto parlare di "animali che esplodono". Purtroppo secondo l'editore era troppo cruento e quindi abbiamo dovuto escluderlo dal libro. C'era per esempio la storia del rospo che se gli fai fumare una sigaretta esplode. Storia ovviamente non vera, visto che un rospo non riesce nemmeno a respirare se ha la bocca aperta da una sigaretta.
In Bufale bestiali (non è uno spoiler perché è riportato nell'ultima di copertina) vengono
smantellate panzane come: gli elefanti vanno a morire nei loro cimiteri, non bisogna toccare gli
uccellini caduti dal nido, i conigli sono ghiotti di carote, le zanzare sono attratte dalla luce, gli
struzzi nascondono la testa sotto la sabbia e così via.
Nel bestiario contemporaneo si sono poi andate ad aggiungere vere e proprie leggende
metropolitane, come quella dei coccodrilli nelle fogne di New York, coccodrilli albini secondo
alcuni!
In realtà si tratta di una storia antica, perché già nel IV sec d.C., a Costantinopoli, si narrava
della presenza di coccodrilli nelle fogne, che si diceva fossero fuggiti dai giardini
dell'imperatore.

A Milano fanno invece notizia vari tipi di serpenti (boa, pitoni, etc.) che si nascondono nelle fogne e infatti:

https://www.dagospia.com/media-tv/milano-piscia-l-ansia-boa-corre-cessi-citt-agrave-54933
Sempre riguardo ai serpenti, si è diffusa negli scorsi anni, soprattutto in Italia, in Francia e in Svizzera, la leggenda che associazioni ambientaliste, case farmaceutiche e addirittura cacciatori di funghi, lanciassero vipere da elicotteri per favorirne la reintroduzione o il ripopolamento. Esistono numerose varianti della storia, che differiscono per modalità di impacchettamento, mezzi di trasporto e presunti autori del lancio.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lancio_di_vipere_da_elicotteri
È una notizia che non dovrebbe avere alcuna necessità di confutazione tanto è assurda ma,
dati i tempi, è opportuno ricordare che nessuno si è mai sognato di lanciare serpenti da aerei o
elicotteri. Prima di tutto perché le vipere non sono a rischio di estinzione non è utile e
necessario investire risorse per ripopolare le aree montane e poi perché, se un giorno dovesse
divenire opportuno intervenire per la loro conservazione, di certo non si sceglierebbe di
lanciarle dall'alto: le povere bestioline si potrebbero far male!
Ricordo, visto che siamo in argomento, che le vipere e i serpenti in generale non posseggono gli
enzimi necessari per digerire il latte e non sono in grado di succhiare né tanto meno "mungere"
una vacca, poiché non possiedono labbra e lingua adatte.
https://www.leggendemetropolitane.eu/post/la-leggenda-della-vipera-lattara
In due casi grandi scrittori contemporanei hanno involontariamente contribuito al diffondersi
del nuovo bestiario. Devo ammettere che è da loro che mi è venuta l'idea per questo articolo.
Il primo è Alberto Savinio che, tra i lemmi della sua Nuova Enciclopedia, inserisce il Capro
(espiatorio):
Gli ebrei prendevano un capro, lo caricavano dei loro peccati e lo spedivano nel deserto, con
che si persuadevano di purgarsi l'anima e di rimanere puri. Quel capro, che noi chiamiamo
emissario o espiatorio, gli ebrei lo chiamavano Azazel.
Fin qui niente di strano, semplici notizie che si potrebbero meglio trarre dall'Enciclopedia Treccani:
https://www.treccani.it/enciclopedia/capro-espiatorio_(Enciclopedia-Italiana)/
o da Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Capro_espiatorio
ma poi Savinio prosegue:
Aggiungo che se il merito di aver inventato il capro espiatorio non spetta agli ebrei, esso non spetta neppure agli egizii, anzi non spetta a nessun uomo ma alla volpe. La volpe peccati non ha ma spesso ha delle pulci, ed ecco come fa la volpe per liberarsi delle pulci: strappa dell'erba e ne fa una palla, prende delicatamente questa palla fra le labbra ed entra in un fiume; via via che la volpe s'immerge nel fiume, le pulci salgono verso la parte asciutta della volpe; poi la volpe immerge anche la testa, tenendo fuori soltanto il muso, e le pulci corrono a rifugiarsi sulla palla di erba; infine la volpe tuffa la testa nell'acqua, e nell'istante medesimo caccia via la palla, che se ne va alla deriva carica di pulci. Non sappiamo se quella palla carica di pulci la volpe la chiama Azazel. (Alberto Savinio, "Capro (espiatorio)", in "Nuova enciclopedia")
Il secondo scrittore è Primo Levi che, nonostante la propria formazione e mentalità scientifica,
per una volta si lascia accalappiare da… Walt Disney.
Primo Levi, nel suo racconto Verso occidente, contenuto nella raccolta Vizio di forma del 1971,
ci parla di un gruppo di ricercatori che cerca di capire le motivazioni per cui una specie di
roditori (i lemming), apparentemente senza alcun motivo, si riunisce in enormi branchi per poi
andare a suicidarsi, gettandosi in mare. Nel corso dei loro studi gli scienziati comprendono che
tra gli esemplari che scelgono di morire e quelli che invece non migrano, non vi sono differenze
biologiche ma solo una mancanza di voglia di continuare a vivere. La discussione tra gli studiosi
assume un carattere di tipo sempre più esistenziale, in cui si confrontano visioni di tipo
psicologico e fisiologico, mettendo in causa il ruolo dei neurotrasmettitori.
Il racconto è indubbiamente complesso e interessante ma il problema di base è che in realtà i
lemming non si suicidano affatto.
I pregiudizi sui lemming sono assai antichi. Nel XVI e XVII secolo gli eruditi dibattevano se
fossero generati spontaneamente dalle condizioni dell'aria. Questa stramba teoria fu
dimostrata erronea dallo storico naturale danese Ole Worm, che nel Seicento dissezionò
pubblicamente un lemming, dimostrando che la sua anatomia era del tutto simile a quella di
qualsiasi altro roditore.
La leggenda popolare dei suicidi di massa durante le migrazioni dei lemming nasce dal fatto
che, come per molti altri roditori, l'alto tasso di riproduzione può determinare una vera e propria
esplosione del loro numero in certe aree. I lemming allora, alla ricerca di cibo, migrano in gruppi
numerosi e molti di loro possono perire per cause accidentali, come attraversando corsi
d'acqua troppo rapidi o profondi, oppure per la pressione degli altri individui che può causarne
la caduta in fiumi o dirupi. Non si tratta in alcun caso di suicidio.
Nel 1955, Carl Barks, il mitico illustratore di Paperino, pubblica la storia The Lemming with the Locket, in italiano Zio Paperone e il ratto del ratto, dove, nonostante gli sforzi della famiglia dei paperi, migliaia di lemming finiscono per suicidarsi in mare

L'idea fu ritenuta così buona da venir ripresa in un documentario del 1958, sempre della Disney, intitolato White Wilderness, in Italia tradotto in Artico selvaggio, che l'anno seguente vinse l'Oscar come miglior documentario e l'Orso d'oro per il miglior documentario al Festival internazionale del cinema di Berlino. Il documentario fu presentato come una testimonianza naturalistica della vita dei lemming, ma di naturale c'era ben poco. Il film della Disney fu girato nell'Alberta, in Canada, dove non ci sono lemming e, dettaglio non trascurabile, non c'è neppure un mare in cui gettarsi. La casa di produzione fece importare dal Manitoba qualche decina dei simpatici roditori e, per farli sembrare più numerosi, fu costruita una sorta di giostra coperta di neve. La cinepresa era immobile mentre la giostra girava sotto le zampe dei lemming, creando con l'aiuto di qualche trucco in fase di montaggio l'impressione di una massa di animali in folle corsa. Terminate le riprese, i lemming furono adeguatamente "suicidati in mare". Solo nel 1983 si scoprì come erano andate veramente le cose.
https://www.youtube.com/watch?v=xMZlr5Gf9yY&ab_channel=complience
In realtà non ci sarebbe alcun bisogno di inventare leggende e bufale sugli animali perché la
natura è veramente meravigliosa.
Il diavolo spinoso è una lucertola nativa dell'Australia. Ha il corpo ricoperto di aculei grandi
come le spine di una rosa, entra nel palmo di una mano. È una preda ambita nel bush, per
questo ha sviluppato diversi meccanismi di difesa: è dotato di una doppia testa, posta sulla
nuca, che può essere staccata a morsi per poi ricrescere; può gonfiarsi come un pesce palla,
per rendere più difficile ai predatori inghiottirlo; può mimetizzarsi nel terreno arido come un
camaleonte.
Il granchio yeti, invece, vive nei fondali oceanici. È stato scoperto solo nel 2005 in una sorgente
idrotermale sottomarina a circa mille chilometri a sud dell'Isola di Pasqua, dove l'acqua sgorga
a oltre 300° e si irradia nel gelo degli abissi. Qui, in compagnia del granchio yeti, vivono altre
creature che traggono energia dal calore interno della Terra: organismi minuscoli, ma anche
vermi tubo giganti, grandi fino a due metri e mezzo, creature prive di bocca, stomaco e apparato
digerente.
https://www.iltascabile.com/scienze/bestiari-moderni/
Di queste e di altre incredibili creature ci parla Caspar Henderson, giornalista, autore del Libro degli esseri a malapena immaginabili (Adelphi, 2018), un bestiario moderno che raccoglie alcune tra le creature più stupefacenti sulla faccia della Terra e sotto la superficie del mare e che ha la straordinaria virtù di essere vero.
