Nel giardino dell'amore

09.07.2025

Nel nome di Dio clemente e misericordioso
e che la pace e la salute di dio
siano sul nostro profeta Muhammad e sui suoi.

Questo è il libro

IL GIARDINO PROFUMATO PER LA DIVAGAZIONE DELLA MENTE

scritto dallo shaikh

MUḤAMMAD IBN MUḤAMMAD AN - NAFZĀWĪ

che dio abbia misericordia di lui e lo perdoni.


Così ha inizio Il giardino profumato per la divagazione della mente, un testo arabo scritto nel XV secolo. Il lettore - data la devota invocazione, l'autorevole qualifica dell'autore e la sua professione di umiltà - si aspetta un'opera edificante, etico-filosofica, di valore storico e letterario, erudita, di sicuro impegnativa. Immaginiamo dunque il suo sconcerto al voltar di pagina.

Lode a Dio che pose il supremo piacere degli uomini nella vulva, e quello delle donne nel membro! Poiché non c'è pace per la vulva, e non si soddisfa né si placa se non è penetrata; e altrettanto è del membro, se non penetra. 

Quando avviene l'unione, tra di essi c'è scontro, baruffa, violenta battaglia; finché, peluria contro peluria, non incomincia il coito. E quando l'uomo inizia ad affondare e a ritrarsi, e la donna si scuote, ben presto si arriva all'orgasmo.

Dio pose il piacere del bacio nella bocca, nelle guance e nel collo, e il piacere dell'abbraccio nel petto; Egli donò all'uomo il piacere di suggere labbra umide e fresche: tutto ciò fa rizzare il membro all'istante.


Egli, il Saggio, saggiamente adornò il petto delle donne con i seni, e il collo con il mento, e le guance con molteplici vezzi; e diede loro occhi capricciosi, e ciglia taglienti come spade affilate; e diede loro ventri prosperosi, adornandoli della meraviglia dell'ombelico, e di carni abbondanti, e dei fianchi, e di saldi glutei sopra le cosce fra cui pose una stupefacente creatura, somigliante a una testa di leone per la sua criniera, che fu chiamata vulva. 

Gustave Courbet, L'origine del mondo, 1866,  Musée d'Orsay

E quanti eroi sono morti di desiderio e di pena per lei! Dio diede alla vulva una bocca, una lingua e due labbra; e ciò che più le somiglia è un'orma di gazzella sulla sabbia. Poi Egli, per Sua potenza e saggezza, la pose su due splendidi alberi di nave, né troppo lunghi né troppo corti; e li adornò col ginocchio, coi muscoli e i tendini, con la caviglia, il tallone e il tacco. Egli ha tuffato le donne in un mare stupendo di seduzione e di gioia: per le loro sapienti carezze, per i fianchi eleganti, per i lascivi sorrisi.

Sia lode a Lui per quanto è grande e sublime! Egli ha creato le donne dotandole di carni opulente, della capigliatura, del ventre, del portamento, dei seni, delle aggraziate movenze; e le ha rese un richiamo per ogni maschio.

Egli, il Vittorioso, ha sconfitto gli uomini con l'amore delle donne; e a queste diede in dono la sottomissione e l'appoggio di quelli; da esse dipende lo stare e il partire, lo stabilirsi in un luogo o l'errare incessante.

Egli, il Dominatore, ha soggiogato i cuori degli amanti con la separazione, ha bruciato i loro fegati con il fuoco della passione. Egli ha destinato loro l'umiliazione e la degradazione, l'indigenza e la separazione, per desiderio del coito.

Io Lo lodo con la lode dello schiavo che non può sottrarsi all'amore delle belle donne, e non ha scampo dalla brama di averle, e non sa separarsi né partirsi da loro.

Di certo un tale ringraziamento non lo sentiremo mai in nessuna chiesa cristiana, cattolica, ortodossa o protestante. Se dovesse accadere, potrei pensare, da pecorella smarrita, ad un ritorno all'ovile.
La religione islamica che si preoccupa di regolamentare ogni momento della vita pubblica e privata dei fedeli, considera il sesso, contrariamente a quanto avviene nel cristianesimo, come un dono fatto all'uomo e alla donna direttamente da dio, un piacere che i credenti devono gustare integrandolo in maniera armonica con l'intera esistenza e con la fede. La pratica sessuale deve dunque essere conforme allo scopo che le è proprio, piacere e riproduzione, e condotta in modo da essere gradita a dio, a questo fine vennero composte e diffuse opere di precettistica sessuale, questo libro ne è un eccellente esempio.

Il testo descrive con dovizia di particolari l'atto sessuale dai preliminari ai profumi che uomo e donna devono usare; illustra dettagliatamente le diverse posizioni (non solo quella del missionario); specifica, con una certa pedanteria, la nomenclatura degli organi interessati; fornisce all'uomo le istruzioni per la soddisfazione della sua compagna; non trascura di sottolineare le buone maniere durante e dopo l'amplesso: elenca i rimedi per l'impotenza, l'esiguità del pene, l'eiaculazione precoce, la frigidità; tratta della gravidanza, dei rimedi per evitare l'aborto; insomma non trascura nulla. L'esposizione è analitica, precisa, dettagliata e intercalata da frequenti ringraziamenti e invocazioni all'Onnipotente, un'associazione fra sacro e profano che a noi può sembrare strana. Il testo non è privo di valore letterario, né della capacità di tenere avvinto il lettore: i precetti e le prescrizioni, che rivelano grande competenza, non sono aridamente elencati, ma vengono alternati da vivaci storielle e aneddoti.

Dell'autore, lo «shaikh» Muḥammad Ibn Muḥammad An - Nafzāwīnon, non si hanno molte notizie, nacque nella seconda metà del XIII secolo a Nafzāwa, centro a sud di Tunisi, e morì, nel 1324 o nel 1325. Fu letterato, studioso di teologia, medicina, erboristeria, diritto; gran conoscitore del cuore umano e della psicologia sessuale; ricoprì a Tunisi la carica di «qāḍī al - ankiḥah», una sorta di giudice di pace. Non è azzardato supporre che questo libro rispettoso dell'ortodossia religiosa, serio, edificante (per quanto strano possa sembrare alla mentalità "cristiana") debba aver avuto una grande diffusione e successo, facendo ottenere stima e onori a chi lo scrisse.

Ma negli anni successivi, sotto il dominio dell'Impero Ottomano, le cose cambiarono, i costumi subirono pesanti restrizioni, imposizioni e divieti - si pensi all'obbligo del velo e all'iconoclastia - estranei al mondo arabo. Ovviamente i libri di argomento erotico vennero banditi dai paesi islamici, questo compreso, del quale esiste oggi soltanto un'edizione mutila semiclandestina in Marocco.
Con i divieti comincia la sua storia europea, e avventurosa.

Giunse in Europa nel 1850 grazie ad un generale francese che portò in patria un manoscritto e lo fece tradurre, ma non trovò una tipografia disposta a stamparlo. Ne vennero riprodotte, clandestinamente, 35 copie litografate, corredate di pregiate illustrazioni erotiche.
Successivamente l'editore Liseux, su segnalazione di Maupassant, ne stampò, nel 1866, solo 220 copie, ma grande fu l'interesse suscitato, il libro cominciò a circolare, sia pure in ambito ristretto, e ne vennero fatte diverse edizioni in alcuni paesi europei, alcune pesantemente manipolate,alterando il vero intento dell'opera; non mancò neppure il rogo di alcune copie ad opera dei nazisti.

 Particolare menzione merita l'interesse che l'opera suscitò in sir Richard Burton*(1821-1890).
Appassionato studioso della cultura araba, esploratore, affascinato dai maestri spirituali dell'islam, al punto di convertirsi, curò due traduzioni del giardino.
La prima dal francese, da una delle 35 copie litografate di cui si è detto; la seconda dall'arabo, da un manoscritto che era riuscito a procurarsi. Purtroppo Burton morì prima che fosse stampata; la moglie, contraria al suo lavoro e alla sua scelta religiosa, distrusse tutte le carte. Resta il rimpianto per quella che sarebbe sicuramente stata, un'interpretazione acuta e profonda di un'opera importante, fatta da un fine conoscitore della cultura araba.

Nella prossima puntata qualche assaggio del libro.

*https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Francis_Burton

(Continua)                                                                                                                                           Gralli