Che dirà ora Euridice?

Varotari Alessandro Detto Padovanino part.
E di lei, di Euridice, che sappiamo? Bella ci appare nei quadri. L'abbiamo vista, nelle tante narrazioni, danzare con le ninfe, sue compagne, nei prati; correre per sfuggire alla violenza di Aristeo, e morire per il morso di un serpente. L'abbiamo sentita cantare il suo amore per Orfeo nelle diverse opere musicali: bellezza, amore e morte, rimpianto doloroso dell'amante e l'impresa temeraria di lui per sottrarla alle tenebre dell'Ade. È Orfeo l'eroe, il cantore che ammalia belve, acque e sassi e sbaglia, per troppo amore. Ma lei, Euridice quali parole ha pronunciato in quegli attimi fatali?
Secondo Ovidio perdona, senza un lamento:
Morendo di nuovo non ebbe per Orfeo parole di rimprovero
(di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non d'essere amata?)
Ha sbagliato, Orfeo, ma per amore.
Essere amata - infinito del verbo amare, forma passiva - che tutto perdona.

Johann August Nahl il Giovane 1807 part.
Secondo Virgilio:
E lei: Ahimè, Orfeo,
chi ci ha perduti,
quale follia?
Senza pietà il destino indietro mi richiama
e un sonno vela di morte i miei occhi smarriti.
Follia, non colpa, accettazione del destino, ineluttabile.

Peter_Paul_Rubens 1577-1640 part.
Alessandro Striggio, librettista di Monteverdi:
Ahi, vista troppo dolce e troppo amara:
Così per troppo amor dunque mi perdi?
Ed io,misera, perdo
Il poter più godere
E di luce e di vita, e perdo insieme
Te, d'ogni ben più caro, o mio consorte.
Amaro rimpianto: perduta per troppo amore, ma ci può essere cosa più crudele?

George Frederick Watts 1870-72 part.
Ranieri de' Calzabigi, librettista di Gluck, presenta una Euridice che, quantunque morta, vibra di passione, e vitalità, se è lecito dire.
Euridice, non è l'ombra diafana delle rappresentazioni precedenti: passato il primo stupore,vuol sapere con qual arte, per qual via è giunto l'amato suo consorte, e alla notizia che sarà condotta fuori gioisce per la sua rinascita, ma soprattutto per i soavi lacci dai quali sarà nuovamente avvinta.
La reazione di Orfeo è fraintesa, lui sa che bisogna affrettarsi, non si sa mai con le deità infernali e i loro crudeli capricci, e se fossero loro a non tenere fede al patto?
L'invito a tacere e ad andare, non è preso bene da Euridice: possibile che l'amor suo sfugga il suo sguardo, si neghi al suo abbraccio? Teme di non essere più amata.Quale beffa atroce la promessa di rivivere e, insieme, la perdita del consorte! Con una certa impazienza, Orfeo esorta nuovamente Euridice a tacere e ad andare, ma infine, ancora una volta, per troppo amore, combattuto fra la necessità di stare al patto e quella di rassicurare l'amata, compie la trasgressione fatale.
Ma tutto finisce bene, Amore premia i suoi fedeli riportandoli alla vita, alla luce. Di seguito il dialogo di Calzabigi. Intervallato dal canto.

Jean-Baptiste-Camille Corot
(a Euridice, che conduce per mano sempre senza guardarla)
Vieni, segui i miei passi,
unico amato oggetto
del fedele amor mio.
EURIDICE
(con sorpresa)
Sei tu! M'inganno?
Sogno? Veglio? Deliro?
ORFEO
(con fretta)
Amata sposa,
Orfeo son io, e vivo ancor: ti venni
fin negli Elisi a ricercar; fra poco
il nostro cielo, il nostro sole, il mondo
di bel nuovo vedrai.
EURIDICE
(sospesa)
Come! ma con qual arte?
Ma per qual via?...
ORFEO
Saprai tutto da me; per ora
(con premura)
non chieder più; meco t'affretta: e il vano
importuno timor dall'alma sgombra:
ombra tu più non sei, io non son ombra.
EURIDICE
Che ascolto! e sarà ver? pietosi numi,
qual contento è mai questo! io dunque in braccio
all'idol mio, fra' più soavi lacci
d'amore e d'imeneo,
nuova vita vivrò!
ORFEO
Sì, mia speranza;
ma tronchiam le dimore,
ma seguiamo il cammin. Tanto è crudele
la fortuna con me, che appena io credo
di possederti; appena
so dar fede a me stesso.
EURIDICE
(mesta e risentita, ritirando la mano da Orfeo)
E un dolce sfogo
del tenero amor mio, nel primo istante
che tu ritrovi me, ch'io te riveggo,
t'annoia, Orfeo!
ORFEO
Ah! non è ver. Ma... sappi...
senti... (oh legge crudel!) bella Euridice,
inoltra i passi tuoi.
EURIDICE
Che mai t'affanna
in sì lieto momento?
ORFEO
(Che dirò? lo preveddi; ecco il cimento.)
EURIDICE
Non mi abbracci! Non parli!
Guardami almen.
(Tirandolo, perché la guardi)
Dimmi: son bella ancora
qual era un dì? vedi; che forse è spento
il roseo del mio volto? Odi; che forse
s'oscurò quel che amasti
e soave chiamasti
splendor de' sguardi miei?
ORFEO
(Più che l'ascolto,
meno resisto: Orfeo, coraggio.) Andiamo,
mia diletta Euridice: or non è tempo
di queste tenerezze: ogni dimora
è fatale per noi.
EURIDICEMa... un sguardo solo...
ORFEO
È sventura il mirarti.
EURIDICE
Ah infido! E queste
son l'accoglienze tue! Mi nieghi un sguardo,
quando dal caro amante
e dal tenero sposo
aspettarmi io doveva gli amplessi e i baci!
ORFEO
(Che barbaro martir!) Ma vieni, e taci.
(Sentendola vicina, prende la sua mano, e vuol condurla.)
EURIDICE
(ritira la mano con sdegno)
Ch'io taccia! e questo ancora
mi restava a soffrir! dunque hai perduta
la memoria, l'amore,
la costanza, la fede!... E a che svegliarmi
dal mio dolce riposo, or che hai pur spente
quelle a entrambi sì care
d'amore e d'imeneo pudiche faci!...
Rispondi, traditor.
ORFEO
Ma vieni, e taci.
Vieni: appaga il tuo consorte.
EURIDICE
No: più cara è a me la morte
che di vivere con te.
ORFEO
Ah crudel!
EURIDICE
Lasciami in pace.
ORFEO
No: mia vita, ombra seguace
verrò sempre intorno a te.
EURIDICE
Ma perché sei sì tiranno?
ORFEO
Ben potrò morir d'affanno,
ma giammai dirò perché.
EURIDICE
Grande, o numi, è il dono vostro
lo conosco, e grata io sono:
ma il dolor, che unite al dono
è insoffribile per me.
ORFEO
Grande, o numi, è il dono vostro
lo conosco, e grato io sono:
ma il dolor, che unite al dono
è insoffribile per me.
EURIDICE
Qual vita è questa mai,
che a vivere incomincio!... E qual funesto
terribile segreto Orfeo m'asconde!...
Perché piange e s'affligge?... Ah non ancora
troppo avvezza agli affanniù
che soffrono i viventi, a sì gran colpoù
manca la mia costanza... agli occhi miei
si smarrisce la luce... oppresso in seno
mi diventa affannoso
il respirar. Tremo... vacillo... e sento
fra l'angoscia e il terrore
da un palpito crudel vibrarmi il core.
Che fiero momento!
Che barbara sorte!
Passar dalla morte
a tanto dolor.
Avvezza al contento
d'un placido oblio,
fra queste tempeste
si perde il mio cor.
ORFEO
(Ecco un nuovo tormento.)
EURIDICE
Amato sposo,
m'abbandoni così? Mi struggo in pianto,
non mi consoli! Il duol m'opprime i sensi,
non mi soccorri!... Un'altra volta, oh stelle!
Dunque morir degg'io,
Senza un amplesso tuo... senza un addio!
ORFEO
(Più frenarmi non posso: a poco a poco
la ragion m'abbandona, oblio la legge,
Euridice, e me stesso.) E...
(In atto di voltarsi, e poi pentito.)
EURIDICE
Orfeo... consorte...
ah... mi sento... languir...
Si getta a sedere sopra un sasso.
ORFEO
No, sposa... ascolta...
(In atto di voltarsi a guardarla, e con impeto)
Se sapessi... (Ah! che fo?... ma fino a quando
In questo orrido inferno
dovrò penar!)
EURIDICE
Ben... mio...
ricordati... di... me...
ORFEO
Che affanno!... Oh! come
mi si lacera il cor. Più non resisto;
smanio; fremo; deliro... ah! mio tesoro...
(Si volta con impeto, e la guarda.)
EURIDICE
(alzandosi con forza e tornando a cadere)
Giusti dei, che m'avvenne! Io... manco... Io... mo..ro…
(Muore.)
ORFEO
Ahimè! dove trascorsi! ove mi spinse
un delirio d'amor!
(Le s'accosta con fretta)
Sposa!... Euridice!...
(La scuote)
Euridice!... Consorte! ah più non vive,
la chiamo in van, misero me, la perdo,
e di nuovo, e per sempre! oh legge! oh morte!
Oh ricordo crudel! Non ho soccorso,
non m'avanza consiglio. Io veggo solo
(oh fiera vista!) il luttuoso aspetto
dell'orrido mio stato:
sàziati, sorte rea, son disperato.
ORFEO
Che farò senza Euridice!
Dove andrò senza il mio ben!
Euridice!... Oh Dio! Rispondi.
Io son pure il tuo fedel.
Euridice! Ah! non m'avanza
più soccorso, più speranza,
né dal mondo, né dal ciel.
Che farò senza Euridice!
Dove andrò senza il mio ben!
Ma! Finisca e per sempre
colla vita il dolor. Del nero Averno
sono ancor sulla via: lungo cammino
non è quel, che divide
il mio bene da me. Sì: aspetta, o cara
ombra dell'idol mio. Ah! Questa volta
senza lo sposo tuo non varcherai
l'onde lente di Stige.
Amore, tempestivamente, interviene a impedire l'insano gesto di Orfeo e riporta in salvo lui e la sposa. L'opera ha un lieto fine. Il significato del mito e il suo insegnamento cadono, resta una fiaba, dalla musica stupenda e dalla vivacità scenica, che dopo più di due secoli è ancora capace di affascinare coloro che l'ascoltano.
(continua)
Gralli

Qui l'opera intera che si può ascoltare anche a brani separati.
https://www.youtube.com/watch?v=0xTrFav2b8Q&list=OLAK5uy_mj3o5CcEHWJ-9cf-etm1auHkUjUDcUA_U&index=42
Qui il libretto completo
https://www.flaminioonline.it/Guide/Gluck/Gluck-Orfeo32-testo.html
E la trama dell'intera opera
https://www.flaminioonline.it/Guide/Gluck/Gluck-Orfeo32.html
Qui gli articoli precedenti
https://www.bibliosalotto.it/orfeo/
