Chiamami come vuoi...
Tre recenti notizie di cronaca riportano in primo piano il tema dei nomi da dare ai bambini, un tema che mi ha sempre divertito per i possibili risvolti di umorismo involontario (ma qualche volta anche volontario pur se a danno dei propri figli). La prima notizia è che, a fine maggio, in Giappone sono stati vietati i cosiddetti nomi "kira-kira" ("scintillanti"). In realtà la discussione su un possibile divieto era in corso dagli anni Novanta e presenta aspetti piuttosto complessi per noi occidentali. Il Giappone utilizza ben tre sistemi di scrittura diversi; in particolare il Kanji, con cui sono tradizionalmente scritti i nomi, è basato su ideogrammi, simili ai quelli cinesi. Ogni carattere Kanji può essere pronunciato in diversi modi, alcuni anche in dieci diversi e la pronuncia corretta si deduce in base al contesto e agli altri caratteri presenti nella frase. I nomi kira-kira, diventati popolari a partire dagli anni Ottanta, vengono scelti dai genitori in base al suono fonetico, ad esempio, volendo che il nome si pronunci come "Pikachu", si impiegano caratteri Kanji che abbiano un suono simile.
Per chi voglia capire meglio, consiglio l'articolo di Guido Alberto Casanova "La questione dei nomi illeggibili in Giappone", apparso sul Post:

Tra i nomi di personaggi o marchi famosi impiegati si trovavano, oltre Pikachu e altri personaggi Pokemon, Kitty (dal nome del felino dei cartoni animati Kitty Chan), Naiki (marchio Nike), Pū, che richiama Winnie-the-Pooh, ma anche Akuma (Diavolo). In Giappone aveva suscitato scalpore la pattinatrice di velocità e ciclista su pista olimpica Seiko Hashimoto che aveva chiamato i suoi figli Girishia (Grecia) e Torino, in quanto nati nell'anno delle Olimpiadi di Atene e Torino. La seconda notizia è quella della telenovela tra Elon Musk e Donald Trump. Una delle origini dei dissapori pare sia stata l'inopportuna presenza nello Studio ovale della Casa Bianca del figlio di Elon, X Æ A-Xii, che si era infilato un dito nel naso e poi lo aveva strofinato sulla scrivania presidenziale per pulirlo. Donald Trump, molto attento all'igiene, non aveva gradito e aveva addirittura fatto rimuovere la scrivania per provvedere a "un leggero restauro".

Circa la pronuncia del nome del figlio, Elon in una intervista a The Joe Rogan Experience ha
detto che X (come viene di solito chiamato il bambino) si pronuncia "come la lettera", che il
simbolo Æ si pronuncia "ash". L'ultima parte del nome è un omaggio all'aereo spia Lockheed
A-12 della CIA. Musk lo ha definito "l'Arcangelo-12, il precursore dell'SR-71, l'aereo più bello di
sempre".
Per Musk non è insolito scegliere per i figli nomi che, a seconda dei gusti, possono essere
definiti sia eccezionali che stravaganti: Azure, Strider, Arcadia ma specialmente
Exa Dark Sideræl, di solito chiamata Y o anche Sailor Mars.
Secondo la madre, Exa si riferisce
al termine di supercalcolo exaFLOPS, Dark rappresenta l'ignoto, "Le persone lo temono, ma in
realtà è l'assenza di fotoni. La materia oscura è il bellissimo mistero del nostro universo".
L'ultima parte sarebbe un omaggio a Galadriel, un personaggio del Signore degli Anelli.
Techno Mechanicus, chiamato di solito Tau e
Seldon Lycurgus; Hari Seldon, uno dei protagonisti del ciclo delle Fondazione dello scrittore
di fantascienza Isaac Asimov, è lo scienziato ideatore della psicostoria, una serie di equazioni
che permettono di predire il futuro in termini probabilistici. Non a caso è uno dei personaggi
prediletti dai lungotermisti, per cui si rimanda a
https://www.bibliosalotto.it/l/lungotermismo-filosofia-ideologia-religione-o-delirio/
Licurgo è il personaggio semileggendario cui è attribuito il primo codice di leggi di Sparta, semplici ed estremamente rigorose. Per chi voglia approfondire l'argomento, consiglio l'articolo di Kase Wickman "I 14 figli di Elon Musk e le loro madri: una guida pratica", apparso sul sito di Vanity Fair:
https://www.vanityfair.it/article/figli-elon-musk-madri-guida
L'ultima notizia è quella apparsa sui giornali nei primi giorni di giugno: la richiesta di rinvio a giudizio di Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, per aver diffuso in modo illecito immagini o video sessualmente espliciti. Gli altri due figli di Ignazio si chiamano Antonino Geronimo e Lorenzo Kocis, nomi segnati dalla passione del padre per la storia dei nativi americani. Peccato non abbia avuto altri figli perché avrebbe potuto sbizzarrirsi tra: Cavallo Pazzo (il vincitore del generale Custer a Little Big Horn), Occhi Assonnati (condottiero dei Dakota Sisseton), Pioggia in Faccia (capo tribù dei Sioux Hunkpapa), Orso Maschio (capo dei Kwahadi Comanche) e tanti altri per cui si rimanda a:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Categoria:Capi_trib%C3%B9_nativi_americani
Come scrive il semiologo Stefano Bartezzaghi: "Per etimo, ma non solo, "battezzare" è
"immergere". L'atto segna l'immissione nella società, a partire dalla possibilità di essere
identificato individualmente e distinto dai propri simili". ("Banalità. Luoghi comuni, social
network, semiotica")
Fino a non molti anni fa, le famiglie più tradizionaliste avevano un repertorio di nomi cui
attingevano nello scegliere il nome del neonato. Spesso al primogenito maschio veniva dato il
nome del nonno paterno. A volte il nome riprendeva quello di un parente morto.
Celebri sono i due casi-limite di un Vincent e un Vincenzo: il pittore Vincent Van Gogh e lo scrittore Vincenzo Cerami. Entrambi ebbero il nome di un fratello morto prima della loro nascita. Nel caso di Van Gogh il fratello era nato e morto esattamente nello stesso giorno (30 marzo) dell'anno (1852) precedente la nascita del futuro pittore (30 marzo 1853); nel caso di Cerami, il futuro scrittore nacque il 2 novembre, cioè nel giorno dedicato al culto dei morti, e in tutti i suoi compleanni dell'infanzia visitò con i suoi genitori la tomba di un bambino chiamato "Vincenzo Cerami". L'anno era il 1940: "Non so quanto la guerra prima e quella tomba dopo abbiano deciso sulla mia indole poco incline all'ottimismo e molto all'ipocondria". Altri criteri tradizionali di nominazione coinvolgono la devozione religiosa o, al contrario, la polemica anti-religiosa della famiglia di appartenenza: nomi tratti dal calendario, dal santo del giorno di nascita, o nomi adespoti e anche fantasiosi, cercati proprio perché non fossero riferibili ad alcun santo. (Stefano Bartezzaghi, cit.)
Il primato nei nomi fantasiosi spetta sicuramente alla Romagna e il libro di riferimento è senza dubbio "La Romagna dei nomi" di Tino Dalla Valle, giunto ormai alla settima edizione (ancora accresciuta!).

A suo modo si tratta di un libro di storia, perché ci racconta l'evolversi della politica nazionale e internazionale e la trasformazione dei costumi. Per almeno due secoli i romagnoli hanno dato ai loro figli nomi bizzarri ed è un peccato che la tradizione si stia perdendo. In fondo, come scriveva Thomas Carlyle: "Dare il nome a qualcuno è, in verità, un'arte poetica".
Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, in Romagna, non era difficile dedurre la fede politica dei padri dai nomi dati ai figli; gli anarchici li chiamavano Utopia o Libertario, ma uno di loro si spinse a chiamare i tre figli Rivo, Luzio, Nario, riservando a un quarto il nome di Negadìo.
I repubblicani sceglievano Edera, Mazzino, Nizzardo, Volturno, Mentana. I figli dei comunisti e dei socialisti erano facili da riconoscere; si chiamavano: Marxino, Lenin, Lenino, Lenina, Russia, Engles, Aurora, Orienta o Orientina, Avvenire, Avanti, Oriente, Demus, Javres, Olliano, Uliano, Ilic.
A Rimini, un operaio di nome Sciopero, chiamò i tre figli: Scintilla, Ordigno e Avanti. Per i socialisti, spicca a Imola il nome del signor Venti, nato nel 1910, anno in cui i socialisti avevano vinto le elezioni amministrative locali; e il padre desiderava chiamarlo Vinto ma, non si sa se per un errore dell'impiegato dell'anagrafe o per la pronuncia dialettale della parola vent, fu registrato come Venti.
Con l'avvento del fascismo questi nomi non furono più permessi ma ci fu chi coraggiosamente non cedette e, per far sapere di non aver cambiato il proprio credo politico, chiamò i figli: Fedele, Ricordo, Memore, oppure si accontentò di dare nomi russi e si moltiplicarono così i Vladimiro, Ivan, Sonia, Igor, Natascia, Sergio, Tania e così via.
Dopo la Seconda guerra mondiale rifiorirono i nomi di tipo politico; tornarono i Marxino, Lenino,
Scioperina, ma fu specialmente comune Palmiro, in onore di Togliatti; una bimba fu chiamata
Palmira Nikita, aggiungendo il nome di Kruscev, sebbene in Russia sia maschile. A Forlì un
usciere chiamò i due figli Pravda e Rude Pravo. Ci fu addirittura un Electrificazio, a ricordo della
frase di Lenin: "Il comunismo è il potere ai Soviet più l'elettrificazione".
Anche i democristiani diedero nomi allusivi alla loro fede politica, anche se più banalmente, si
accontentarono di Alcide e, in qualche caso, di Libertas, il nome sullo scudo simbolo del loro
partito.
L'affermazione di ateismo o di fede religiosa fu poco inferiore a quella politica.
Un signore di
Traversara si chiama Otteo, ma è figlio di un repubblicano, che l'aveva registrato in Comune con
il nome di Ateo. In compenso ce n'è un altro che si chiama Argidio, ma il padre, uomo di fede
robusta, l'aveva chiamato Arcidio.
Sono da compatire i bambini che hanno avuto come nome Satana e Belzebù.
A volte si giunse a compromessi in famiglia, come nel caso dei fratelli faentini Ateo e Cristiana,
il primo nome voluto dal padre, il secondo dalla madre.
Tra i nomi di interesse storico/culturale troviamo: Limberg, in ricordo della prima trasvolata atlantica, Firpo per ricordare un allora famoso pugile argentino detto "il toro delle pampa", Alfaromeo, Sanzio Raffaello, Greta Garbo, Guerramondiale. In ambito scientifico: Fulton, Edison e poi Formaldeide, Algebra e Ulna e Radio. I melomani hanno scelto: Werther, Parsifal, Gutruna, Jago, Weber, Wagner, Radames, Vivaldo, Doremi. Curiosi anche i nomi di Rodogasio, Spiridione, Oceano, Brasilina. A volte una cultura approssimativa ha giocato qualche scherzo, come nel caso di Massimigliano [sic], Oredana (per Loredana), Deva (Adamo ed Eva), e Vàsinto (invece che Washington).
Vengono infine i momenti di massimo estro creativo:
Il signor Lampa, che ha dato ai figli i nomi di Dario e Dina.
Il signor Fontana, pare un idraulico, ha scelto Vascadella per la bambina e Zampillodi per il
maschietto.
Un altro ha chiamato le due figlie Miccia e Mina, pare nella speranza di avere un terzo figlio cui
dare nome Scoppio.
Il padre di Oleoblitz si era riproposto di dare al figlio il nome della prima scritta che avesse letto
uscendo di casa.
A Bologna i figli di un noto professionista si chiamano Industria, Commercio, Lavoro.
A Modena tre sorelle, conosciute come "le tre biondine", si chiamano Una, Noce e Moscata.
Un tale, crudelissimo, ha chiamato la figlia Antavleva, in dialetto "non ti volevo".

Per concludere questa prima parte, voglio ricordare Arturo Frizzi, interessante personaggio di girovago, venditore ambulante e agitatore politico socialista. Nella sua autobiografia, "Il ciarlatano", riporta i nomi dati ai sei figli:
Il primo, nato in Ferrara il 27 settembre 1885, chiamasi Comunardo Oberdan; il secondo Aurora Comunarda, nata in Mantova l'11 gennaio 1887; il terzo, Angelina Comunarda, nata il 12 agosto 1888 in Mantova; il quarto Annita Comunarda, nata il 18 gennaio 1890 in Cremona; il quinto, Libero Marino Comunardo Aspromonte Fulmine Ribelle, nato il 24 aprile 1893 in Cremona; il sesto, Libera Comunarda, nata il 17 settembre 1898 a Treviso e morta il 15 agosto 1900.
DrRestless (Roberto Gerbi)