Film di Natale

26.11.2025

Si può leggere un film? O meglio leggere una storia come se fosse un film e "vederla": i personaggi che si muovono, i primi piani, le soggettive, le diverse scene che si susseguono? Sì se a scriverlo è Irène Némirovsky. L'autrice di Film parlato era una grande appassionata di cinema: - I personaggi si muovono davanti ai miei occhi - diceva lei stessa nel farsi della sua scrittura. E, grazie ad una particolare tecnica narrativa, che si avvale del linguaggio cinematografico - dissolvenze incrociate, flash-back, campi e contro­cam­pi… - anche noi possiamo vederli.
I racconti contenuti in questo smilzo volumetto, Natale a Parigi e Il carnevale di Nizza, sono infatti due brevi "film scritti" che il lettore/spettatore, può proiettare sulla pagina leggendo. Le parole diventano immagini in movimento, ma attenzione, non si tratta delle consuete descrizioni, più o meno efficaci (o noiose) presenti in ogni romanzo, e neppure di una sceneggiatura, siamo in presenza di uno stile del tutto particolare, che fonde in maniera originale e innovativa due linguaggi: quello della parola e quello delle immagini.

In questo articolo, a partire da ora, non ci saranno immagini della storia, sarà lo stesso lettore-spettatore a proiettare le sue.

Abbiamo qui due piani di lettura: la storia e il modo di raccontarla. 
La prima che dà il titolo al volumetto: procede per contrasto, fra l'opulenta e scintillante scenografia del Natale - neve, vetrine, ghiottonerie, luci, canti gioiosi, bambini eccitati, adulti frettolosi - e la squallida rappresentazione di una famiglia alto-borghese alle prese con le incombenze sociali, più o meno ipocrite, della festività natalizia. I genitori: astiosi, imbruttiti, moralmente e fisicamente, da una vita arida e da un matrimonio fallito; due ragazze "da marito" e due bambini, gli unici personaggi freschi e innocenti, sui quali tuttavia si intravede, nel finale, l'ombra del disincanto. Una visione amara e impietosa della famiglia borghese, per la quale ciò che conta è soprattutto il denaro, e una parvenza di rispettabilità da conseguire ad ogni costo.
L'altro racconto, costruito con la stessa, cinematografica, tecnica narrativa, è il resoconto- svolto in due tempi distanti fra loro - di un amore mancato e di un rimpianto, la constatazione amara della delusione, ineluttabile, del vivere. 

Ed ora buio in sala, l'anteprima di 
Natale a Parigi.

Mentre sullo schermo scorrono il titolo del film e i nomi degli interpreti, compaiono, dapprima in sovrimpressione poi in nitidi fotogrammi, le più candide e convenzionali immagini che accompagnano l'idea della festività natalizia. Dapprima una fitta nevicata, accecante, dondola pigramente in cielo. Poi ricade come pioggia, una sorta di fine nebbia invernale per le strade di Parigi. Ghirlande di vischio e di agrifoglio si seccano in foglie morte, trascinate da rivoli d'acqua. Un grande ceppo scoppiettante di scintille si trasforma in un calorifero. Un paesaggio innevato, da sogno, sfuma in una stradina di Montmartre; i canti dei bambini in voci nasali. Ovunque, insegne luminose. Veglie. Cenoni ecc. I canti diventano intellegibili, si riconoscono parole di questo genere:

Infanzia
Innocenza…
Alba della vita…
Poi dell'amore
I giorni più belli…

accompagnate dalla musica graffiante di un organetto di strada. La musica si interrompe, le immagini, malferme, sfumano. Il film inizia.

In un grande salone buio, due uomini trasportano un albero di Natale, ancora spoglio, i rami che sfregano sul pavimento. [...]
Si intravede il grande albero spoglio nel salone buio. Attraverso lafinestra, la pioggia d'inverno cade mista a neve, rischiarata da un riverbero di luce. Poi il brontolio della strada. Immagini di Parigi, la vigilia di Natale. Le decorazioni con rami d'abete sul lungofiume. Le insegne luminose dei negozi, le vetrine di Potin, Potel e Chabot straripanti di tacchini e ostriche. Le piramidi di bottiglie di champagne, da Nicolas. I caroselli di autovetture e autobus; i negozi di confetteria e i fioristi, la febbrile insistenza delle venditrici. «Due chili di marron glacé… un cestino di orchidee ecc.»
Baccano di conversazioni, un disco che gira veloce. Poi la strada. Bambini intontiti trascinati da genitori irritati, alcuni teneri e felici, altri imbronciati e stanchi. 

Il brontolio di Parigi si allontana, poi tace del tutto. In cameretta, davanti a un tavolino basso, in pigiama, Christiane e Jeannot disegnano degli alberi di Natale. Canticchiano: «Tre angeli questa notte sono venuti a portarmi dei balocchi…», un motivetto che si mescola con le parole di Chevalier, suonate da un grammofono nella camera accanto. Là, le due sorelle maggiori, Marie - Laure e Claudine, ventidue e vent'anni, si preparano per il ballo. Gli abiti e la biancheria finissima sono disposti sul letto, nel caldo disordine di una camera di ragazze. Marie - Laure si trucca di fronte allo specchio. Claudine, ancora in vestaglia, in piedi davanti alla finestra, guarda pensierosa la pioggia che cade.

 La balia bussa a una porta dietro la quale sentiamo degli scoppi di urla. Signore e signora si stanno vestendo e litigano. Lui è calvo, basso e brutto. Brontola di cattivo umore: «…ammazzarsi di fatica per arricchire degli ingrati… è questo il mio compito… Che idea balzana quella di andare a un veglione piuttosto che restarsene tranquilli a casa; e poi avvelenarsi mangiando chissà che porcherie al ristorante».
La signora, imbellettata, civettuola, vecchia e appesantita: «Se tu mi avessi ascoltato, saremmo andati nel Midi!…».
Il signore si rompe un'unghia mentre infila i bottoni dei polsini e batte un piede con impazienza.
La signora: «Ah no, te ne prego. Vai a farti passare il nervoso da qualche altra parte… Insomma, non è colpa mia se è Natale!».
Il signore: «Per non parlare di quest'albero di Natale e di questa festicciola che mi costeranno una fortuna… I bambini non hanno bisogno di tutte queste cose per divertirsi… Li stiamo abituando a un lusso smodato!».
La signora, con asprezza: «Non è certo per far piacere a me, lo sai bene, ma per ricambiare la gentilezza altrui… E poi, se ci tieni a che il mondo sappia che stai per finire gambe all'aria…».
Lui, disgustato: «Sst! Sst!».
Infine si accorgono della balia che bussa discretamente alla porta.
«Chi è? Avanti…»
La balia: «Sono le nove. I bambini si stanno per addormentare».

Ed ora tutti al cinema... o in libreria, per vedere il film... o per leggere la storia?

Gralli