I sonetti del Belli. Babele poetica 2

I monumenti di Roma, testimonianza dell'antica grandezza della Città Eterna.

I 2279 Sonetti romaneschi, un monumento, eretto, secondo l'intento e la dichiarazione esplicita dell'autore, alla plebe romana.

Un estratto dall'introduzione a Tutti i sonetti. Il volume è liberamente scaricabile qui.
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Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma. In lei sta certo un tipo di originalità: e la sua lingua, i suoi concetti, l'indole, il costume, gli usi, le pratiche, i lumi, la credenza, i pregiudizi, le superstizioni, tuttociò insomma che la riguarda, ritiene un'impronta che assai per avventura si distingue da qualunque altro carattere di popolo. Né Roma è tale, che la plebe di lei non faccia parte di un gran tutto, di una città cioè di sempre solenne ricordanza. [...]
I nostri popolani non hanno arte alcuna, non di oratoria, non di poetica: come niuna plebe n'ebbe mai. Tutto esce spontaneo dalla natura loro, viva sempre ed energica perché lasciata libera nello sviluppo di qualità non fattizie. [...]
Esporre le frasi del romano quali dalla bocca del romano escono tuttora, senza ornamento, senza alterazione veruna, senza pure inversioni di sintassi o troncamenti di licenza, eccetto quelli che il parlator romanesco usi egli stesso: insomma cavare una regola dal caso e una grammatica dall'uso, ecco il mio scopo. Io non vo' gia presentare nelle mie carte la poesia popolare, ma i popolari discorsi svolti nella mia poesia. Il numero poetico e la rima debbono uscire come accidente dall'accozzamento, in apparenza casuale, di libere frasi e correnti parole non iscomposte giammai, non corrette, né modellate, né acconciate con modo differente da quello che ci manda il testimonio delle orecchie: attalché i versi gettati con simigliante artificio non paiano quasi suscitare impressioni ma risvegliare reminiscenze.
E dove con tal corredo di colori nativi io giunga a dipingere la morale, la civile e la religiosa vita del nostro popolo di Roma, avrò, credo, offerto un quadro di genere non al tutto spregevole da chi non guardi le cose attraverso la lente del pregiudizio.
Non casta, non pia talvolta, sebbene devota e superstiziosa, apparirà la materia e la forma: ma il popolo è questo; e questo io ricopio, non per proporre un modello, ma sì per dare una immagine fedele di cosa già esistente e, più abbandonata senza miglioramento.
Nulladimeno io non m'illudo circa alle disposizioni d'animo colle quali sarebbe accolto questo mio lavoro, quando dal suo nascondiglio uscisse mai al cospetto degli uomini. Bene io preveggo quante timorate e pudiche anime, quanti zelosi e pazienti sudditi griderebber la croce contro lo spirito insubordinato e licenzioso che qua e là ne traspare, quasiché nascondendomi perfidamente dietro la maschera del popolano abbia io voluto prestare a lui le mie massime e i principii miei, onde esaltare il mio proprio veleno sotto l'egida della calunnia.

Un'osteria romana nell'800 (dipinto di C.Bloch, 1866).
In questa pagina un argomento d'occasione, alcuni sonetti dedicati ai papi, vivi e morti, tratti dal "monumento" del Belli. Le timorate e pudiche anime non se ne adontino, sono testimonianze dei sudditi del Regno Pontificio, sincere, non interessate e ipocrite, come quelle diffuse in tutto il mondo pochi giorni fa. Gli zelosi e pazienti sudditi di ogni potere, e notamment di quelli del Regno dei Cieli in Terra, entro e oltre i confini vaticani, non se l'abbiano a male, abbozzino, direbbe il Belli: la mordacchia l'hanno imposta a Giordano Bruno e a tanti prima e dopo di lui, ma qui si rivendica il diritto di scherzare coi fanti, coi santi e coi… papi.

Il Papa: Tarocchi dei Visconti
FUNZIONI E PREROGATIVE DEL PAPA
Er Papa
Iddio nun vô cch'er Papa pijji mojje
pe nnun mette 1 a sto monno antri papetti:
sinnò a li Cardinali, poverelli,
je resterebbe un cazzo da riccojje. 2
Ma er Papa a ggenio suo pô llegà e ssciojje
tutti li nodi lenti e cquelli stretti,
ce pô scommunicà, ffà bbenedetti,
e ddàcce 3 a ttutti indove cojje cojje.
E inortr'a cquesto che llui sciojje e llega,
porta du' chiave pe ddacce 4 l'avviso
che cquà llui opre e llui serra bottega.
Quer trerregno che ppoi pare un zuppriso 5
vô ddí cche llui commanna e sse ne frega,
ar monno, in purgatorio e in paradiso.
26 novembre 1831 - De Pepp'er tosto
1 Per non mettere. 2 Un nonnulla da raccorre. 3 Darci. 4 Darci. 5 Pallottola ovale di riso fritto.
Il testo è facilmente comprensibile anche con l'aiuto delle note del curatore della prima edizione. Accanto alla data il soprannome del Belli (una garanzia), il cui primo nome era Giuseppe.
ANCHE I PAPI MUOIONO

Er mortorio de Leone duodescimosiconno
Jerzera er Papa morto c'è ppassato
propi'avanti, ar cantone de Pasquino.
Tritticanno 1 la testa sur cuscino
pareva un angeletto appennicato. 2
Vienivano le tromme cor zordino,
poi li tammurri a tammurro scordato:
poi le mule cor letto a bbardacchino
e le chiave e 'r trerregno der papato.
Preti, frati, cannoni de strapazzo,
palafreggneri co le torce accese,
eppoi ste guardie nobbile der cazzo.
Cominciorno a intoccà tutte le cchiese
appena uscito er Morto da palazzo.
Che gran belle funzione a sto paese!
26 novembre 1831 – De Peppe'er tosto
1 Tritticare: tremolare. Qui in senso attivo. 2 Leggermente addormentato.
Anche per questo sonetto mi pare che non occorra traduzione, noto solo l'ironico paragone con l'angeletto appennicato, che cos'è la pennica lo sanno in tutta Italia. Il mortorio è forse un corteo che precede il funerale, nel sonetto seguente Belli usa il sinonimo ssequie, esequie per il funerale vero e proprio.

Funerale di Pio VIII
Le ssequie de Leone duodescimosiconno a S. Pietro
Prima, a palazzo, tanti frati neri
la notte e 'r giorno a bbarbottà orazzione! 1
Pe Rroma, quer mortorio bbuggiarone! 2
cqua, tante torce e tanti cannejjeri!
Messe sú, mmesse ggiú, bbenedizzione, 2a
bôtti, diasille, prediche,3 incenzieri,
sonetti ar catafarco,3a arme, bbraghieri, 4
e sempre Cardinali in priscissione!
Come si 4a er Papa, che cquaggiú è Vvicario
de Crist'in terra, possi fà ppeccati,
e annà a l'inferno lui quant'un zicario!
Li Papi sò ttre vvorte acconzagrati:
e ssi Ccristo sciannò, cciannò ppe svario
a ffà addannà 5 li poveri dannati.
28 novembre 1831 - Der medemo (Del medesimo autore)
1 Orazioni. 2 Grande, sfoggiato. 2a Benedizioni. 3 Panegirici. 3a Iscrizioni. 4 Oggetti affastellati. 4a Se. 5 A dar rovello.

Funerali di Pio VI Giovanni Petrini
MORTO UN PAPA, SE NE FA UN ALTRO
Er Concrave
Ganassa, hai visto mai queli casotti
dove se fanno vede l'animali?
Ccusí in concrave, in tanti cammerotti,
sò obbrigati de stà lli Cardinali.
Da pertutto ferrate, bbussolotti,
rôte, cancelli, sguizzeri, uffizziali,...
e inzino le cassette e ll'orinali
hanno d'avé li su' sarvi-condotti.
Je se porta er magnà 'n una canestra,
e ppe ppaura de quarche bbijjetto
se visita inzinent'a la minestra.
Quarche vvorta però, tra ttant'impicci,
poterebbe passà p'er vicoletto
un pasticcio ripieno de pasticci.
Roma, 25 novembre 1832 - Der medemo

Chiusura della porta del conclave
L'upertura der Concrave
Senti, senti castello come spara!
Senti montescitorio come sona!
è sseggno ch'è ffinita sta caggnara,
e 'r Papa novo ggià sbenedizziona.
Bbe'? cche Ppapa averemo? è ccosa chiara:
o ppiù o mmeno la solita-canzona.
Chi vvôi che ssia? quarc'antra faccia amara.
Compare mio, Dio sce la manni 1 bbona.
Comincerà ccor fà aridà li peggni,
cor rivôtà le carcere de ladri,
cor manovrà li soliti congeggni.
Eppoi, doppo tre o cquattro sittimane,
sur fà 2 de tutti l'antri 3 Santi-Padri,
diventerà, Ddio me perdoni, un cane.
2 febbraio 1831
1 Ce la mandi. 2 Sul fare. 3 Altri.

HABEMUS PAPAM
Pio Ottavo
Che ffior de Papa creeno! Accidenti!
Co rrispetto de lui pare er Cacamme. 1
Bbella galanteria da tate e mmamme
pe ffà bbobo a li fijji impertinenti!
Ha un erpeto pe ttutto, nun tiè ddenti,
è gguercio, je strascineno le gamme,
spènnola 2 da una parte, e bbuggiaramme 3
si 4 arriva a ffà la pacchia 5 a li parenti.
Guarda llí cche ffigura da vienicce 6
a ffà da Crist'in terra! Cazzo matto
imbottito de carne de sarcicce!7
Disse bbene la serva de l'Orefisce
quanno lo vedde8 in chiesa: «Uhm! cianno 9 fatto
un gran brutto strucchione 10 de Pontefisce».
1° aprile 1829
1 Autorità ebraica in Ghetto. 2 Pende. 3 Buggerarmi. 4 Se. 5 Stato comodo e ricco senza pensieri. 6 Venirci. 7 Salsicce. 8 Vide. 9 Ci hanno. 10 Uomaccione mal tagliato.
Anche l'occhio vuole la sua parte, un Papa così brutto che serve alle balie e alle mamme come spauracchio per i bimbi birichini?

Ritratto di Papa Pio VIII Clemente_Alberi
Giudicate voi!
(Gralli)