La Sirena  

11.05.2025

Paolo Corbera, giovane giornalista siciliano, lavora a Torino, al giornale La Stampa. La sua disinvolta vita sentimentale subisce un brusco arresto quando le due "tote", alle quali distribuisce contemporaneamente le sue attenzioni, vengono a conoscenza l'una dell'altra e lo lasciano.
Ferito nel suo "sicilianissimo amor proprio" decide "di abbandonare per qualche tempo il mondo e le sue pompe", scegliendo per il suo ritiro "un adattissimo Limbo", un caffè in via Po, "una specie di Ade popolato da esangui ombre di tenenti colonnelli, magistrati e professori in pensione"
Qui fa conoscenza con un burbero, vecchio, malandato ex senatore, Rosario La Ciura, il "più illustre ellenista dei nostri tempi"; questi con il procedere dell'amicizia gli racconta un episodio incredibile della sua vita, di quando era, testimone una vecchia fotografia, "un giovane ventenne, [...] dai ricci capelli scomposti, con una espressione baldanzosa sui lineamenti di rara bellezza [...] un giovane dio".
A Catania il ventiquattrenne, brillante Rosario prepara l'esame per una cattedra universitaria di letteratura greca, è l'estate del 1887: una di quelle proprio infernali come ogni tanto se ne passano laggiù. L'Etna la notte rivomitava l'ardore del sole immagazzinato durante le quindici ore del giorno; [...] i selciati di lava sembravano sul punto di ritornare allo stato fluido; e quasi ogni giorno lo scirocco ti sbatteva in faccia le ali di pipistrello vischioso. Stavo per crepare.
Un amico gli viene in soccorso offrendogli una casetta in riva al mare nella quale potrà restare per tutta l'estate a studiare. Un luogo deserto e incantato dove avverrà il prodigio che lo segnerà per la vita: l'incontro con una sirena. Rosario è un giovane casto, non ha ancora conosciuto donna.
Quando si frequentano, notte e giorno, dee e semidee come facevo io in quei tempi, rimane poca voglia di salire le scale dei postriboli di San Berillio
Sarà un amore che durerà solo tre settimane, ma di un erotismo primordiale, intenso e totalizzante, sensuale e spirituale, animale e divino al tempo stesso. Un amore che non gli permetterà di viverne più nessun altro.
Riversa poggiava la testa sulle mani incrociate, mostrava con tranquilla impudicizia i delicati peluzzi sotto le ascelle, i seni divaricati, il ventre perfetto; da lei saliva quel che ho mal chiamato un profumo, un odore magico di mare, di voluttà giovanissima. Eravamo in ombra ma a venti metri da noi la marina si abbandonava al sole e fremeva di piacere. La mia nudità quasi totale nascondeva male la propria emozione.
E sotto il sole, l'orgasmo, diffuso in mille luci sfaccettate, del mare. Una descrizione intrisa di penetrante erotismo, per il contenuto e per la prosa, evocativa e fluente come le onde che lambiscono la barca.
Dopo il sorriso, e la malia del profumo salmastro, la seduzione della voce, che non è propriamente un canto, ma qualcosa di ben più complesso e cosmico.
[... ] risuonante di armonici innumerevoli; come sfondo alle parole in essa si avvertivano le risacche impigrite dei mari estivi, il fruscio delle ultime spume sulle spiagge, il passaggio dei venti sulle onde lunari. Il canto delle Sirene [...] non esiste: la musica cui non si sfugge è quella sola della loro voce.
E infine l'amplesso, anzi i ripetuti amplessi.
Giungemmo a riva: presi fra le mie braccia il corpo aromatico, passammo dallo sfolgorio all'ombra densa; lei m'instillava già nella bocca quella voluttà che sta ai vostri baci terrestri come il vino all'acqua sciapa. [...] in quegli amplessi godevo insieme della più alta forma di voluttà spirituale e di quella elementare, priva di qualsiasi risonanza sociale [...]
Dalle membra di lei immortali scaturiva un tale potenziale di vita che le perdite di energia venivano subito compensate, anzi accresciute. In quei giorni [...] ho amato quanto cento dei vostri Don Giovanni messi insieme per tutta la vita. E che amori! [...] lontani dalle pretese del cuore, dai falsi sospiri, dalle deliquescenze fittizie che inevitabilmente macchiano i vostri miserevoli baci.
Un testo breve, ma dalle risonanze amplissime, uno scrigno pieno di tesori, ma quali le chiavi di lettura per aprirlo?  

Knut Ekwall (1843 - 1912) Il pescatore e la Sirena


Il fremito erotico del mare

Il racconto lascia nel lettore il dubbio, come sempre fa la vera letteratura, che allude e non impone la sua interpretazione: il vecchio dice la verità o racconta, inconsapevolmente, un suo sogno? Un suo profondo desiderio? Appassionato studioso, già da giovanissimo, confida al suo interlocutore la ricerca di un erotismo assoluto: carnale, estetico, spirituale, intellettuale, medium fra l'umano e il divino.
Quello con la sirena non è forse l'incontro con uno di quei demoni meridiani che, nell'assolato mezzogiorno mediterraneo, fanno visita agli uomini: miraggi, materializzazioni di desideri, di sogni, di paure? 

Dal punto di vista del narratore il racconto è una sorta di viaggio iniziatico. Abbandonati gli amorazzi facili e volgari il giovane Corbera discende agli inferi per celebrare un classico, simbolico rito di passaggio; non si tratta tanto di superare delle prove, ma piuttosto di prendere coscienza dell'esistenza delle primordiali eredità carnali e ferine, materiali e divine, spirituali e intellettuali, cui dobbiamo il nostro esseri umani. Il vecchio La Ciura è lo spirito guida che gli spalanca le porte di una nuova conoscenza e gli consente di raggiungere una identità più matura e consapevole. 

Frederic Leighton, The Fisherman and the Syren, 1858 

 L'artista inglese Frederic Leighton, ispirato dal poema di Goethe, rappresenta in questo straordinario dipinto la seduzione fatale di un pescatore da parte di una micidiale sirena. Nell'era vittoriana, molti artisti furono affascinati dalle creature mitiche per metà donne e per metà pesce. 

(Gralli)