La tregua di Natale

La prima finestrella del nostro biblioAvvento vuol essere un messaggio di speranza da diffondere perché sia di buon augurio.
Si tratta della testimonianza epistolare di un episodio avvenuto il 25 dicembre 1914 nelle trincee delle Fiandre, presso Ypres, nelle quali stanno, contrapposti in una lunga, estenuante battaglia di posizione, soldati tedeschi, inglesi, francesi.
Nella notte di quel primo Natale di guerra avviene qualcosa di molto simile ad un miracolo, da una delle trincee si leva un canto natalizio, tutti i soldati si rendono conto che quella melodia, pur se cantata con parole di lingue diverse, appartiene a tutti. Candele vengono accese sui bordi delle trincee, qualcuno propone il cessate il fuoco, è tregua immediata, spontanea: i soldati degli opposti eserciti escono allo scoperto, si incontrano sulla stretta striscia di terra che separa le trincee, la cosiddetta "terra di nessuno", si stringono le mani, si abbracciano. Viene celebrata una messa, si seppelliscono i morti e si celebra un ufficio funebre. I soldati fumano insieme, si scambiano auguri e semplici doni, cibo, tabacco; guardano insieme le fotografie delle famiglie.
Naturalmente la cosa non è ben vista dai comandi militari che, venuti a conoscenza dei fatti, provvedono alla sostituzione delle truppe, gran parte della documentazione che reca traccia dell'evento scompare, per deliberata distruzione, nelle rovine delle città, per disattenzione degli eredi. Ma alcune lettere e fotografie vengono pubblicate dai giornali dell'epoca e sono conservate negli archivi delle redazioni, vengono recuperate anche le registrazioni, su nastri magnetici, dei testimoni oculari.
Grazie ad un lungo lavoro di ricerca e di raccolta, di più persone, anche tramite appelli sul web, molte lettere e fotografie sono recuperate, alcune si trovano in questo libro. Un resoconto commovente, la prova che la pace è possibile.
Dalla prefazione di Alan Cleaver*
La storia
Gli eventi che si sono verificati sul fronte occidentale la vigilia di Natale 1914 continuano a stupire e ispirare: semplici soldati – che non avevano fatto altro che combattersi per mesi in una guerra orribile – hanno abbassato i fucili, attraversato disarmati la «terra di nessuno» e stretto la mano al «nemico». Uomini che erano stati addestrati al massacro. Indottrinati fino ad arrivare a credere che gli uomini ai quali stavano sparando fossero poco più che carogne. Ma una cultura comune di festività natalizie, canti, inni e football li ha portati a condividere un incredibile Natale passato insieme.
La tregua avvenuta durante la prima guerra mondiale è straordinaria per una serie di ragioni. Prima di tutto, è stata una tregua non ufficiale. In alcuni casi gli ufficiali ordinarono agli uomini di non sparare a meno che il nemico non tentasse una sortita, ma fu il coraggioso atto dei soldati semplici di gridare al nemico e poi uscire dalle trincee per spingersi disarmati verso il nemico a rendere questo evento così sorprendente. La tregua del 1914 fu unica nel suo genere anche per la sua estensione e per la sua durata, visto che in alcune zone si protrasse per giorni o addirittura settimane. Ci sono testimonianze di tedeschi che avvertirono gli inglesi di «tenere giù la testa» mentre i generali passavano a controllare che i tedeschi stessero continuando a sparare al nemico. Anche se controllati, molti soldati semplicemente continuarono a «sparare alle stelle».

Le lettere scritte dai soldati nel 1914, pubblicate dai giornali dell'epoca, trovate e trascritte negli ultimi anni da volontari, rivelano una particolare serie di eventi che si potrebbe definire quasi magica, a tratti bizzarra. La tregua potrebbe essere iniziata come momento per seppellire i caduti, o per augurare buon Natale al nemico, ma si è velocemente trasformata in qualcosa di più. La partita di football che potrebbe aver avuto luogo ne è l'esempio più famoso, ma si racconta anche di un soldato tedesco che si è offerto di tagliare i capelli o la barba ai soldati inglesi.

Alcuni soldati inglesi si sono vestiti in modo buffo per improvvisare una scenetta, e in una lettera si parla di un soldato che si è avventurato nella «terra di nessuno» «con indosso vestiti da donna»! La presenza di soldati scozzesi potrebbe aver contribuito a prolungare la durata della tregua in alcune zone della linea: per loro il Capodanno è una festività ancora più sentita del Natale, ed erano probabilmente determinati a celebrare il nuovo anno con i tedeschi.

Infine, potrebbe succedere di nuovo? Sono assolutamente convinto di sì. Gli unici elementi necessari sono un background culturale comune tra i soldati delle opposte fazioni e la possibilità di comunicare e instaurare un dialogo. Non è poi così difficile immaginare i soldati moderni che si scambiano commenti via Facebook o Twitter sulla partita della sera prima, condividono canzoni e decidono di smettere di sparare. All'improvviso, una volta e per sempre. Non sarebbe la più bella eredità del coraggio di quei soldati coinvolti nella tregua di Natale del 1914?
Il progetto
Verso la fine degli anni '90, Lesley Park** e io stavamo sfogliando gli archivi dell'«Hampshire Chronicle» quando abbiamo trovato alcune lettere scritte dai soldati inglesi che avevano preso parte alla tregua di Natale del 1914. Erano davvero interessanti, e ci siamo chiesti se anche altri giornali inglesi potessero avere delle lettere nascoste nei loro archivi e dimenticate. Era abitudine dei soldati scrivere a casa per raccontare le loro esperienze al fronte, e delle famiglie far arrivare copia delle lettere ai giornali locali. Abbiamo dato vita a un progetto – Operation Plum Pudding – per trascrivere tutte le lettere che fossimo riusciti a trovare. Abbiamo scritto alle società storiche locali di tutto il Paese, e molto presto i primi volontari hanno iniziato a inviarci dozzine di lettere che avevano rinvenuto negli archivi. Tutti loro condividevano il nostro entusiasmo per il progetto, e comprendevano l'importanza di leggere il racconto della tregua direttamente dai soldati che l'avevano vissuta.

Negli anni successivi sono arrivate centinaia di lettere, consultabili sul sito www.christmastruce.co.uk
Lesley e io non abbiamo mai incontrato nessuno dei volontari, ma sia noi che un gran numero di storici abbiamo un grande debito di riconoscenza nei loro confronti. In quelle lettere hanno riscoperto pagine di storia che altrimenti sarebbero andate perdute per sempre. Per fare un esempio, stiamo compilando un elenco delle canzoni e degli inni che sono stati intonati durante la tregua. Silent Night è forse quella che viene più spesso collegata all'evento, ma non era così conosciuta all'epoca. Comunque, inglesi e tedeschi condividevano una cultura comune di canzoni, canti popolari, inni, melodie e anche pezzi classici.

*Alan Cleaver è il vicedirettore di Whitehaven News. Nel corso della sua carriera giornalistica ha lavorato per vari giornali regionali e per il sito web del «Times». È editore e co-editore di un gran numero di pubblicazioni sulla storia locale, tra cui www.strangebritain.co.uk
**Lesley Park è una giornalista freelance che vive a Whitehaven, Cumbria. Insieme ad Alan Cleaver è la co-autrice di Plum Puddings For All , ed è inoltre autrice di varie ricerche sulla storia e sul folklore inglese.
Una lettera esemplare
Nel progetto "Operation Plum Pudding" sono stati coinvolti 40 o 50 volontari. Sarebbe quindi sbagliato, forse, citarne uno solo, o una sola lettera – ma lo farò comunque! Marian Robson ha trovato la lettera del soldato Frederick W. Heath. Non sappiamo nulla del soldato Heath, ma era di certo un uomo istruito e la sua lettera racconta con parole toccanti l'intera tregua, dall'inizio alla fine. Dovrebbe essere inserita tra le grandi pagine della letteratura inglese, non fosse altro che per l'evento del quale tratta. I nostri volontari sono al lavoro per scoprire di più sulla figura del soldato Heath, così da potergli riconoscere il posto che merita nella storia.

LA LETTERA DEL SOLDATO HEAT
Questa lettera, pubblicata venerdì 9 gennaio 1915 dal «North Mail», trovata e trascritta da Marian Robson, merita un posto di rilevo nell'intera raccolta per la bellezza dello stile nel quale è stata scritta.
La tregua di Natale
Una politica di pudding alle prugne che avrebbe potuto porre fine alla guerra. Scritta in trincea dal soldato Frederick W. Heath.
La notte è scesa presto, le sagome dei fantasmi che infestano le trincee sono tornate a farci compagnia mentre imbracciavamo le armi. Una pallida luna illuminava appena i mucchi di terra delle trincee tedesche, simili a tombe, a 200 iarde di distanza. I fuochi erano spenti nelle linee inglesi, e solo lo sguazzare di stivali fradici sul terreno fangoso, gli ordini sussurrati degli ufficiali e dei graduati e il lamento del vento rompevano il silenzio della notte. La vigilia di Natale dei soldati era arrivata, alla fine, ma non era il momento o il luogo adatto per essere grati di qualcosa.
Lo scrigno dei ricordi ci ha trascinati in un incanto di malinconico silenzio. Da qualche parte, in Inghilterra, c'erano camini accesi in stanze confortevoli. Nel mio sogno sentivo le risate e le mille melodie del ritrovo della cena di Natale. Col mantello appesantito dal fango, le mani spaccate e piagate dal freddo, stavo in piedi contro il bordo della trincea, e attraverso uno spiraglio lanciavo sguardi stanchi alle trincee tedesche. Pensieri furibondi mi affollavano la mente; ma non c'era un ordine, non un filo conduttore. Pensieri d'infanzia e casa, di come erano stati tutti gli anni che mi avevano portato a questo. Mi sono chiesto come potevo essere finito in una trincea umida, infelice, quando avrei potuto essere in Inghilterra, al caldo e soddisfatto. La domanda, nata spontanea, ha trovato una risposta. Forse che non ci sono un gran numero di case in Inghilterra, e non ci deve essere qualcuno che le curi e le protegga? Ho pensato a una villa devastata a [censura] e sono stato felice di essere in trincea. Quella villa era stata la casa di qualcuno.
Mentre osservavo il campo ancora sognante, i miei occhi hanno colto un bagliore nell'oscurità. A quell'ora della notte una luce nella trincea nemica è una cosa così rara che ho passato la voce. Non avevo ancora finito che lungo tutta la linea tedesca è sbocciata una luce dopo l'altra. Subito dopo, vicino alle nostre buche, così vicino da farmi stringere forte il fucile, ho sentito una voce. Non si poteva confondere quell'accento, con il suo timbro roco. Ho teso le orecchie, rimanendo in ascolto, ed ecco arrivare lungo tutta la nostra linea un saluto mai sentito in questa guerra: «Soldato inglese, soldato inglese, buon Natale! Buon Natale!».

Un amichevole invito
Dopo gli auguri quelle voci profonde sono esplose in un invito: «Venite fuori, soldati inglesi, venite qui da noi!». Per un po' siamo rimasti diffidenti, senza neanche rispondere. Gli ufficiali, temendo un agguato, hanno ordinato agli uomini di restare in silenzio. Ma ormai su e giù per la linea si udivano i soldati rispondere agli auguri del nemico. Come potevamo resistere dall'augurarci buon Natale, anche se subito dopo ci saremmo di nuovo saltati alla gola? Così è cominciato un fitto dialogo con i tedeschi, le mani sempre pronte sui fucili. Sangue e pace, odio e fratellanza: il più strano paradosso della guerra. La notte si vestiva d'alba – una notte allietata dai canti dei tedeschi, dal cinguettio degli ottavini e risate e canti di Natale dalle nostre linee. Non è stato sparato un colpo, eccetto giù alla nostra destra, dov'era al lavoro l'artiglieria francese.
L'alba è arrivata a tingere il cielo di grigio e di rosa. Alle prime luci abbiamo visto i nostri nemici vagare senza sosta sul ciglio delle loro trincee. Questo, invero, era il coraggio; non cercare la protezione del rifugio ma offrirci a testa alta l'occasione di far fuoco, certi di non mancare il bersaglio. Abbiamo fatto fuoco? No di certo! Ci siamo alzati in piedi gridando benedizioni a quei tedeschi. Poi ecco la proposta di uscire dalle trincee per incontrarsi a mezza via.
Ancora circospetti, ci tenevamo a distanza. Loro no. Correvano avanti in piccoli gruppi, con le mani alzate sopra la testa, e ci chiedevano di fare lo stesso. Non si poteva resistere per molto a un tale appello – e poi, il coraggio non era forse stato dimostrato da una sola parte fino a quel momento? Saltando sul parapetto, alcuni di noi hanno avanzato per incrociare i tedeschi. Le mani, libere, si sono allacciate in una stretta d'amicizia. Il Natale aveva trasformato in amici gli acerrimi nemici.

La statua che a Ypres in Belgio ricorda la Tregua di Natale del 1914
Il regalo più bello
Non c'era più smania di uccidere, ma solo il desiderio di un pugno di semplici soldati (e nessuno è tanto semplice quanto un soldato) che nel giorno di Natale, a ogni costo, si arrivasse a un cessate il fuoco. Ci siamo passati sigarette e scambiati una quantità di piccoli oggetti. Abbiamo scritto i nostri nomi e indirizzi sulle cartoline di servizio, per poi scambiarle con quelle dei tedeschi. Abbiamo strappato i bottoni delle nostre giubbe e avuto in cambio quelli dell'armata imperiale tedesca. Ma il regalo più bello è stato il pudding di Natale. Al sol vederlo gli occhi dei tedeschi si sono spalancati in bramosa meraviglia, e dopo il primo morso erano nostri amici per la vita. Se avessimo avuto abbastanza pudding di Natale, ogni tedesco nelle trincee di fonte a noi si sarebbe arreso.

Siamo rimasti a parlare per un po', anche se aleggiava un'aria di sospettosa tensione che ha quasi rovinato questa tregua di Natale. Non potevamo dimenticare di essere nemici, anche se ci eravamo stretti la mano. Non volevamo avvicinarci troppo alle loro trincee per timore di vedere troppo, e i tedeschi non potevano oltrepassare le barriere di filo spinato che proteggevano le nostre. Dopo aver conversato siamo ritornati alle rispettive trincee per colazione.
Durante tutto il giorno non è stato sparato un colpo, non facevamo altro che parlare e fare confessioni che, forse, erano più vere in quel momento speciale che nei normali momenti della guerra. Non so dire per quanto questa tregua si sia estesa lungo le linee, ma so che quanto ho scritto è avvenuto tra i [censura] per gli inglesi, e la 158 a Brigata Tedesca, composta dai Westfalians.
Mentre finisco questa breve descrizione un po' alla buona di un così incredibile comportamento umano, stiamo riversando fuoco battente sulle trincee tedesche, e loro con pari vigore ci ricambiano la cortesia. Sopra la nostra testa stridono nell'aria i devastanti colpi dell'artiglieria nemica. Così siamo tornati, ancora una volta, in questo inferno di fuoco.
Dalla tregua di Natale nel 2005 è stato tratto il film Joyeux Noël per la regia di Christian Carion
https://it.wikipedia.org/wiki/Joyeux_No%C3%ABl_-_Una_verit%C3%A0_dimenticata_dalla_storia
