Lafcadio e i suoi fantasmi (3 Giappone)
L'8 luglio 1853, quattro navi da guerra statunitensi, al comando del commodoro Matthew Perry, si ancorarono nel porto di Uraga, all'imboccatura della baia di Tokyo. L'arrivo delle "navi nere", come i giapponesi chiamavano le navi occidentali per come erano dipinte e per il fumo emesso dai motori a vapore, costrinse il Giappone ad aprire i propri porti al commercio con l'estero. Da circa due secoli nel Paese era in vigore il sakoku, un editto che proibiva agli stranieri l'ingresso nel Paese e limitava gli scambi commerciali a Cina e Paesi Bassi, imponendo inoltre che questi avvenissero solo nel porto di Nagasaki. I trattati ineguali, imposti dalla "diplomazia delle cannoniere" portarono il Giappone ad un periodo di rapide trasformazioni. Al termine di una vera e propria guerra civile lo shogunato fu abolito e il potere tornò nelle mani dell'imperatore. Comprendendo che solo la occidentalizzazione economica e militare del paese avrebbe potuto preservare il Giappone dall'imperialismo e dal colonialismo, iniziò quella "rivoluzione controllata" dell'imperatore Meiji che, in pochi decenni, trasformò un regno feudale e isolato in una potenza mondiale. Seguendo il motto "Arricchisci il Paese, rinforza l'esercito", furono rapidamente modernizzati i sistemi sociali, educativi, economici, militari, politici e industriali. Al contempo si mantenne la cultura giapponese e si sviluppò un'aggressiva politica estera di stampo nazionalistico. Simbolo di questo rinnovamento economico, tecnologico e militare ed insieme di queste spinte nazionaliste ed imperialiste può essere considerata la battaglia navale di Tsushima, avvenuta nel 1905. Appena a cinquant'anni dalla forzata apertura dei porti al commercio occidentale la Marina imperiale giapponese distrusse quasi completamente la Flotta del Baltico, parte della marina imperiale russa.

Tsukioka Yoshitoshi - Le navi nere, 1876
Lafcadio Hearn sbarcò a Yokohama, in quel Giappone che si stava rapidamente e tumultuosamente trasformando, il 12 aprile 1890. Lo avevamo lasciato l'anno precedente sull'isola di Martinica. Dopo la revoca di una quarantena imposta per una epidemia di vaiolo, Hearn decise di lasciare l'isola. L'8 maggio giunse a New York. In una lettera ad un amico scrisse: A lasciare la Martinica mi sembrava che mi venisse strappato il cuore. Raggiunta Philadelphia in treno, soggiornò alcuni mesi a casa del dottor George M. Gould, un oculista e ammiratore di "Some Chinese Ghosts", con cui aveva corrisposto dalla Martinica. Gould esaminò l'occhio danneggiato di Hearn. Ritornato a New York in ottobre, Hearn intensificò il rapporto con Elizabeth Bisland; a novembre scrisse a Gould: Quando vedo Miss Bisland mi sento per un po' fuori dal mondo. Malgrado l'amore o forse proprio a causa della delusione, Hearn accettò un contratto come corrispondente dal Giappone per la casa editrice Harper and Brothers con l'impegno di scrivere libri ed articoli su un paese che stava diventando "di moda" ma che era ancora praticamente sconosciuto in Occidente. Insieme a Charles Dater Weldon, un illustratore di Harper, raggiunse Montreal e quindi, con la Canadian Pacific Railway, arrivò a Vancouver dove s'imbarcò sull'Abyssinia, un piroscafo canadese. La sua intenzione non era di certo quelle di stabilirsi in Giappone definitivamente. In una lettera a Henry Watkin, l'uomo che a Cincinnati lo aveva salvato dalla fame, scrisse:
Sono arrivato qui, passando per il Canada e Vancouver, dopo aver trascorso alcuni anni nelle Indie Occidentali. Penso che resterò qui per qualche anno… Confido di guadagnare abbastanza in un anno o due per realizzare il mio sogno di una casa nelle Indie Occidentali… Vado alla deriva seguendo la direzione della minor resistenza, - decido di non amare nulla, e amo sempre troppo per la mia pace mentale - luoghi, cose e persone, - ed ecco! Presto! Tutto viene spazzato via e diventa un sogno.

Il porto di Yokohama
Le cose andarono in modo del tutto differente. Come scrive Ottavio Fatica nell'introduzione a Il mio primo giorno in Giappone, edito da Adelphi:
Non capita a tutti di fare la scoperta forse più importante della propria vita, o di averne un'anticipazione, una primizia dal profumo inequivocabile, il primo giorno che si arriva in un paese ancora tutto da scoprire. È capitato a Lafcadio Hearn.
E infatti scrive Hearn: Il primo incanto del Giappone è impalpabile e volatile come un profumo. Cosa fece lo scrittore in quel primo giorno? Saltò subito su una kuruma, una sorta di risciò, e, facendosi capire solo a gesti dal conduttore, si fece portare in giro per la città. Tutto ha qualcosa di elfico che bene si accorda al suo spirito sensibile. Hearn prende appunti mentali che mette poi subito sulla carta. Come scrive ancora Ottavio Fatica:
Assistiamo così al miracolo di vedere le stampe di Hokusai o Hiroshige animarsi sotto i nostri occhi. […] Lafcadio Hearn vuole di più, molto di più. Non sa ancora quanto di più otterrà a fine giornata. Intanto si avvia a visitare un tempio buddhista; deve vedere il volto di Buddha. Al terzo tentativo, dopo aver scalato la più impervia delle gradinate, in un tempietto grigio e povero che ha l'aria molto antica, un vecchio monaco dalla tosse cavernosa, fatti scorrere numerosi paraventi, lo guida con passo felpato sulle stuoie a un sacrario interno immerso nella penombra, dove Hearn avanzerà a tentoni alla ricerca dell'immagine divina fino a scorgere… uno specchio.
Lasciamo la parola allo scrittore:
Soltanto uno specchio, un disco tondo e scialbo di metallo brunito e, dentro, il mio viso, e dietro questa scimmiottatura un fantasma del mare lontano. Soltanto uno specchio! A simboleggiare cosa? L'illusione? o che l'Universo esiste per noi unicamente come riflesso della nostra anima? o l'antico insegnamento cinese stando al quale dobbiamo cercare il Buddha soltanto nel nostro cuore? Forse un giorno sarò in grado di scoprire tutte queste cose.
Quello di Hearn per il Giappone e la ricerca del suo cuore segreto è un amore a prima vista che non lo abbandonerà più. Poco dopo il suo arrivo a Yokohama troncò bruscamente i rapporti con la casa editrice Harper and Brothers, dopo aver scoperto che Charles Dater Weldon, l'artista con cui viaggiava, avrebbe guadagnato più del doppio di lui. Per sua aveva fortuna aveva una lettera di presentazione per Mitchell McDonald, giovane ufficiale pagatore della marina americana ma anche principale proprietario del Grand Hotel di Yokohama. Questi diventò uno dei suoi più cari amici e gli aprì la strada ad un mondo sconosciuto.

Yokohama
Nell'agosto 1890, Basil Hall Chamberlain (1850 - 1935), uno dei pionieri degli studi sul Giappone e professore di Filologia presso l'università Imperiale di Tokyo, gli fece ottenere un posto come insegnante d'inglese a Matsue, nella prefettura di Shimane. Qui iniziò a svolgere i suoi studi sul popolo giapponese, le sue usanze, la sua cultura e la sua civiltà. Non è un caso che Hearn abbia dedicato, in segno di affetto e gratitudine, il suo primo libro su questi temi, Glimpses of Unfamiliar Japan, scorci di un Giappone sconosciuto, a Mitchell McDonald e a Basil Hall Chamberlain, gli amici la cui sola gentilezza rese possibile il mio soggiorno in Oriente. Lafcadio trascorse a Matsue quindici mesi durante i quali divenne uno dei professori favoriti tra i suoi allievi e in generale tra la popolazione del posto. La stima da cui era circondato è dimostrata dal fatto che fu il primo occidentale ad essere invitato a visitare l'importante santuario di Izumo Taisha, dedicato al dio Ōkuninushi-no-mikoto, la divinità shintoista del matrimonio.

Santuario di Izumo Taisha
Questa visita potrebbe essere considerata fatale per la vita di Lafcadio Hearn. Nishida Sentaro,
un suo anziano collega della scuola dove insegnava, gli suggerì e organizzò il matrimonio con
Koizumi Setsu, la figlia ventiduenne di una locale famiglia di samurai d'alto rango.
Il matrimonio avvenne nel gennaio 1891 e i novelli sposi affittarono una tradizionale casa
giapponese. Negli anni la coppia ebbe quattro figli: Kazuo (1893-1965), Iwao (1897-1937),
Kiyoshi (1900-1962) e Suzuko (1903-1944).
Verso la fine dell'anno Hearn accettò un incarico di insegnamento a Kumamoto, sull'isola
meridionale di Kyushu, presso la Quinta Scuola Media Superiore, dove rimase per tre anni
come unico insegnante straniero. In una lettera a Chamberlain si lamentò che Kumamoto, a
differenza di Matsue, non ha nessuna poesia - nessuna cortesia - nessun mito - nessuna
tradizione - nessuna superstizione.
In questo periodo, tramite Chamberlain, assunse traduttori, tra cui Okakura Yoshisaburo, che
gli fornissero versioni letterali di poesie e fiabe popolari giapponesi.
Era la moglie a leggergli queste storie ma il più delle volte Lafcadio preferiva che gliele
raccontasse con parole sue. Pare che continuasse ad avere paura del buio e che a volte,
quando la donna gli leggeva i racconti più cupi, lasciando accesa solo una piccola lampada
appena sufficiente a illuminare le pagine del libro, si lasciasse andare a moti di sgomento e di
terrore talmente espressivi da spaventarla.
Come racconta Setsu nel suo libro di ricordi, Reminiscences:
Lui ascoltava i miei racconti col fiato sospeso e un'aria terrorizzata […]. Inizialmente io gli narravo sempre la storia per sommi capi. Se la trovava interessante, lui prendeva nota della trama. A quel punto mi chiedeva di narrare la storia in ogni dettaglio, facendomela ripetere più volte di seguito. Se cercavo di raccontare una storia leggendola da un libro, mi diceva: «Non leggere da un libro quando racconti una storia. Devi raccontare una storia come se fosse la tua storia - usando le tue parole e attingendo ai tuoi pensieri».

Durante il suo soggiorno a Kumamoto, Hearn fu profondamente colpito dal jujutsu, arte allora totalmente sconosciuta:
Quale cervello occidentale avrebbe potuto elaborare questo strano insegnamento, di non opporsi mai alla forza con la forza, ma solo di dirigere e utilizzare la potenza di chi attacca; di rovesciare il nemico solo con la sua propria energia, di sconfiggerlo solo attraverso i propri sforzi? Sicuramente nessuno! La mente occidentale sembra operare in linee rette; l'orientale, con meravigliose curve e cerchi.
Nell'ottobre del 1894, Hearn si trasferì a Kobe, dove aveva ottenuto un impiego presso il Kobe Chronicle, un giornale locale in lingua inglese. Nel 1896, anche grazie all'interessamento di Basil Chamberlain, iniziò a insegnare letteratura inglese all'Università Imperiale di Tokyo, posizione che mantenne fino al 1903. Nel gennaio del 1896, Hearn, anche per evitare possibili problemi ai figli, rinunciò alla propria cittadinanza inglese per prendere quella giapponese. Fu adottato dalla famiglia della moglie, da cui prese il cognome, Koizumi. Assunse il nome di Yakumo che, come scrisse lui stesso, significa
Otto nuvole ed è la prima parola della più antica poesia esistente in lingua giapponese.
Dopo essere stato greco ortodosso, cattolico romano e spenceriano, Hearn divenne buddhista:
Tutte le cose che esistono nel Tempo devono perire. Le foreste, le montagne: tutte le cose così
esistono. Nel Tempo sono nate tutte le cose con desiderio.
Il Sole e la Luna, Sakra medesimo, con tutta la moltitudine dei suoi attendenti, tutti, senza
eccezione periranno; nemmeno uno durerà.
All'inizio le cose furono fissate; alla fine nuovamente si separeranno: combinazioni diverse
causano altre sostanze, poiché in natura non vi è principio uniforme e costante.
Tutte le cose composte devono invecchiare; impermanenti sono tutte le cose composte.
Perfino in un seme di sesamo non vi è un solo composto che sia permanente. Tutte sono
transitorie; tutte possiedono la qualità intrinseca della dissoluzione.
Tutte le cose composte, senza eccezione, sono impermanenti, instabili, disprezzabili,
destinate alla dipartita, disintegrabili; tutte sono temporanee come un miraggio, come un
fantasma, o come la schiuma… Così come tutti i recipienti d'argilla fatti dal vasaio finiscono
col rompersi, così finisce la vita degli uomini.
E la credenza nella materia in se stessa è indicibile e inesprimibile, non è né un qualcosa, né
un nulla: e questo è risaputo perfino dai bambini e dagli ignoranti.
(Lafcadio Hearn, Kokoro. Il cuore della vita giapponese)

Yakumo Koizumi
Durante i suoi anni in Giappone, Hearn fu uno scrittore prolifico e si affermò presto come il
maggiore interprete occidentale della cultura nipponica. Scrisse numerosi saggi che
spaziavano dal buddhismo alle lucciole, da una raccolta di poesie a una cantante di strada,
dalle riflessioni sul culto degli antenati al guaito d'un cane, dalle pratiche divinatorie alle caste
di intoccabili.
La parte più conosciuta della sua produzione è certamente quella relativa alle leggende e ai
racconti popolari. Hearn si appassionava da sempre a tutto ciò che era straordinario,
misterioso, spettrale. In ciò si trovava in singolare sintonia con la cultura giapponese. Racconti
misteriosi erano narrati da cantastorie professionisti, rappresentati nel teatro kabuki,
riprodotti in immagini per il consumo popolare (vedi: https://www.bibliosalotto.it/l/un-rotolo-di-mostri/ ) ma soprattutto passavano di bocca in bocca tra le persone comuni.
Esisteva persino un gioco basato sulla narrazione di storie, noto come hyaku-monogatari (letteralmente "cento racconti"), in cui la gente si riuniva di notte per raccontare un kaidan dietro l'altro, spegnendo un lume a ogni storia. Dopo l'ultima, si ritrovavano immersi nell'oscurità più totale - e si aspettavano che accadesse qualcosa di veramente misterioso. (Michael Dylan Foster, Prefazione a Kwaidan. Storie spaventose dal Giappone di yōkai, fantasmi e demoni di Lafcadio Hearn)

Non mi soffermo sui racconti di mostri e fantasmi riportati da Hearn attingendo al folklore giapponese. Sono ormai molto noti, più volte tradotti in lingua italiana e se ne trovano facilmente numerose edizioni. Per chi voglia avvicinarsi a queto mondo suggerisco la lettura di Ombre giapponesi, un'ottima antologia pubblicata da Adelphi nel 2018. Il libro ha l'ulteriore pregio di proporre come introduzione un testo del poeta austriaco Hugo von Hofmannsthal, scritto alla notizia della morte di Hearn, che così inizia:
Mi hanno chiamato al telefono per dirmi che Lafcadio Hearn è morto. È morto a Tōkyō, ieri o forse stanotte, o stamattina: la notizia viaggia veloce sul filo, già stasera alcune persone sparse per la Germania, e qualche centinaio più a ovest, e qualche migliaio ancora più a ovest, sanno ormai che è morto l'amico a cui devono così tanto, pur non avendolo mai incontrato. Nemmeno io l'ho mai visto, né mai lo vedrò, e le sue mani, ora rigide, non riceveranno la lettera che tanto spesso avrei voluto scrivergli. E il Giappone ha perso il suo figlio adottivo.
Hearn morì il 26 settembre 1904 per un attacco cardiaco. Il 1904 fu un anno importante per la storia giapponese. Il 10 febbraio era iniziata la guerra contro l'Impero Russo. Il primo agosto, Hearn, ormai totalmente permeato di spirito nazionalista nipponico aveva scritto "Una lettera dal Giappone" in cui affermava che questa sfida tra la più poderosa tra le potenze occidentali e un popolo che ha da poco iniziato a studiare la scienza occidentale era una lotta per l'esistenza nazionale.
Hearn fu sepolto nel cimitero di Zoshigaya a Tokyo, in una tipica tomba giapponese. Pochi mesi prima aveva scritto:
Quando verrà il mio momento, […] vorrei essere seppellito in un cimitero buddista di vecchio
tipo - per avere la compagnia di spettri antichi, indifferenti alle mode, i cambiamenti e le
disintegrazioni dei Meiji. Quel vecchio cimitero dietro il mio giardino sarebbe un luogo adatto.
Lì tutto è bello, di una bellezza straordinariamente e sorprendentemente strana; ogni albero e
ogni pietra sono stati plasmati da un ideale antichissimo che non si trova più in alcun cervello
vivente; persino le ombre non appartengono a questa epoca e a questo sole, ma a un mondo
dimenticato.
(Lafcadio Hearn, Zanzare, in Kwaidan. Storie spaventose dal Giappone di yōkai, fantasmi e
demoni)

Antico cimitero giapponese (illustrazione da "Kotto Being Japanese Curios, with Sundry Cobwebs" di Lafcadio Hearn)
Come ha scritto Michael Dylan Foster:
Probabilmente nessuna razza orientale ha mai avuto un interprete dotato di una perspicacia e di una comprensione paragonabili a quelle che Lafcadio Hearn ha utilizzato nel tradurre il Giappone nei termini del nostro linguaggio occidentale. Il suo lungo soggiorno in quel Paese, la sua elasticità mentale, la sua fantasia poetica, e la straordinaria pulizia del suo stile hanno fatto di lui la persona ideale per questo delicatissimo compito letterario. Ha visto cose meravigliose, e le ha raccontate in modo meraviglioso. (Prefazione a Kwaidan. Storie spaventose dal Giappone di yōkai, fantasmi e demoni di Lafcadio Hearn)
Vorrei però aggiungere che un altro personaggio ha saputo rendere il mondo giapponese in termini altrettanto affascinanti, traducendolo per occhi occidentali: un italiano dalla cultura cosmopolita: Fosco Maraini. Ad entrambi, a Lafcadio e a Fosco vanno tutta la mia ammirazione e la mia riconoscenza.
DrRestless (Roberto Gerbi)
