Le tre parole che cambiarono il mondo

20.05.2025

Cosa succederebbe se…
È il titolo di un capitolo di La grammatica della fantasia di Gianni Rodari, nel quale si mostra come, dati un soggetto e un predicato improbabile, si possa creare una storia nella quale gli avvenimenti narrativi si moltiplicano spontaneamente all'infinito, in una concatenazione necessitante di causa ed effetto.

Una tecnica semplice, ma estremamente efficace e fertile per creare storie.

Cosa succederebbe se…

…il governo di un paese ordinasse il rogo di tutti i libri esistenti?

…gli animali di una fattoria si ribellassero all'uomo?

…un uomo una mattina si svegliasse trasformato in un repellente insetto?

… improvvisamente agli esseri umani spuntassero le ali?

… il naso di un tronfio e solerte funzionario abbandonasse la sua collocazione naturale e cominciasse a scorrazzare per la città?

L' ipotesi fantastica, come la chiama Rodari, è alla base di molte opere letterarie; per Saramago è quasi una costante: cosa succederebbe se la Penisola Iberica si staccasse e cominciasse a navigare nell'oceano? (La zattera di pietra); se tutti diventassero ciechi? (Cecità); se non morisse più nessuno? (Le intermittenze della morte); se tutti votassero scheda bianca? (Saggio sulla lucidità).

E' facile vedere come l'ipotesi fantastica sia alla base dei romanzi distopici e delle storie surreali, formidabili armi satiriche, per sbeffeggiare il potere o castigare i costumi.

Questo racconto, un gioco del grande antropologo Marc Augé, rientra in questo schema narrativo: cosa succederebbe se il Papa annunciasse, nel giorno di Pasqua, urbi et orbi, l'inesistenza di Dio?
Non dico altro per non guastare il piacere della lettura a chi fosse interessato, mi limiterò ad alcune osservazioni di carattere generale.

Intanto la brevità della storia, il suo carattere ludico, si potrebbe dire; l'autore non aveva nessuna intenzione di esporre un romanzo a tesi, quale La fattoria degli animali o Fahrenheit 451; si tratta di un'incursione ironica in un territorio, quello narrativo, che non gli è consueto, sicuramente opera di un ateo, ma privo di intento didascalico, almeno in senso forte. Possiamo definirla una distopia speranzosa, o meglio un'utopia, perché le conseguenze immaginate non sono catastrofiche, tutt'altro.
In pochi tratti, non privi di ironia, viene descritto lo scompiglio planetario conseguente al clamoroso annuncio; non meno divertito, e divertente, è lo svelamento della causa, scientifica, che ha provocato nel Pontefice questa sconversione, e delle diverse modalità di scatechizzazione di altri eminenti personaggi pubblici e, soprattutto di intere popolazioni.

Se è difficile impedire l'offerta religiosa – dal momento che essa dipende da strategie di potere che spesso hanno poco o nulla a che vedere con la fede – allora eliminiamo la domanda.

È il coming out papale a stupire la voce narrante più che la sua mancanza di fede, dato che è sempre stato convinto che un gran numero di sacerdoti non credono in Dio, soprattutto quelli che appartengono alle più alte sfere gerarchiche. E qui non può non venire in mente l'esilarante Don Pizzarro, il prete disincantato e cinico interpretato da Corrado Guzzanti.

Ma, il lettore avvertito non può non richiamare alla mente, mutatis mutandis, anche lo storico Testamento di Meslier il cui titolo completo recita

Memoria dei pensieri e delle opinioni di Jean Meslier, prete, curato di Étrépigny e di Balaives, su una parte degli errori e degli abusi del comportamento e del governo degli uomini da cui si dimostrano in modo chiaro ed evidente le vanità e le falsità di tutte le divinità e di tutte le religioni del mondo, affinché sia diretto ai suoi parrocchiani dopo la sua morte e per essere usata da loro e da tutti i loro simili quale testimonianza di verità.

Il curato Jean Meslier* (1664-1729) uscì allo scoperto dopo la morte lasciando un ponderoso testamento, qualcosina di più che tre parole, 1200 pagine, nelle quali non si limita a denunciare le falsità superstiziose della religione, ma anche le ingiustizie sociali, mettendo in discussione il potere dei regnanti, al punto di essere considerato proto-anarco-comunista. Come si vede un libello di lieve entità provocatoria, un pamphlet garbato, come ho letto in una recensione, può diventare il veicolo di ben più profonde associazioni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Meslier

E per finire una preziosa trouvaille: una canzone sul ribelle (post mortem) curato, cantata da Virgilio Savona, uno dei compondenti del Quartetto Cetra; ben lontana dal repertorio che rese popolare questo gruppo, ricorda infatti una canzone di Fabrizio De André