Natale al femminile
1843, Charles Dickens pubblica, ottenendo un grande successo fra i lettori, Canto di Natale; nasce così la tradizione del Christmas tale, un vero e proprio genere letterario che conserva ancor oggi tutto il suo fascino e il favore del pubblico. Da allora non ci fu giornale o rivista che puntualmente a Natale non pubblicasse il suo racconto; scrittori noti e meno noti, di più o meno riconosciuto valore, si cimentarono nell'impresa, secondo il proprio stile e la propria visione del mondo. Numerose sono le antologie, nella nostra lingua, nelle quali poter consultare quella ricca e variegata produzione che, tuttavia, riservano alla produzione femminile un assai modesto spazio. Eppure, nonostante fossero numerose le autrici che si cimentarono in questo genere di scrittura, poche ebbero da noi l'onore della traduzione. Questa antologia vuole in parte colmare questo vuoto, con una finalità ben precisa: mostrare come dall'800 ad oggi, il racconto di Natale si sia rivelato un fedele specchio del mutamento e dell'evoluzione della mentalità e del costume. I toni, dapprima sentimentali e moralistici, lasciano via via il posto a considerazioni più critiche e dissacranti, sferzando con l'ironia luoghi comuni, perbenismo, ipocrisie. Le storie rispecchiano gli aspetti anche duri della realtà, ma senza la prospettiva di un lieto fine dovuto ad azioni caritatevoli.
Questi racconti quindi, oltre al valore artistico innegabile, si caratterizzano per il loro prezioso valore documentale e per una ben diversa concezione della giustizia sociale.

Testi
Louisa May Alcott,
Maeve Brennan,
Pearl S. Buck,
Willa Cather,
Kate Chopin,
Sandra Cisneros,
Daphne du Maurier,
Lucy Maud Montgomery,
Grace Paley,
Dorothy Parker,
Barbara Pym,
Ali Smith,
Zadie Smith,
Amy Tan,
Elizabeth von Arnim,
Fay Weldon,
Eudora Welty,
Jeanette Winterson
Ed ora due significativi "assaggi" a dimostrazione di quando detto: un brano dal racconto Il Natale di Tilly (1871) di Lousa May Alcott, autrice di Piccole donne; ed uno da Le riviste di Natale e l'inevitabile storia del treno bloccato nella neve (1916) di Dorothy Parker
Il Natale di Tilly
Tilly è ovviamente una bambina povera: niente da mangiare, casa fredda, ma è tanto buona e generosa, non si lamenta e vorrebbe solo poche semplici cose, due coperte, un po' di legna, uno scialle per la mamma e un paio di scarpe per sé. Tornando a casa raccoglie un uccellino intririzzito, lo pone in un cestino rivestito con un panno che tiene accanto al suo letto per la notte. Il mattino dopo il miracolo: davanti all'uscio il vicino ricco ha lasciato legna e un fagotto colmo di ogni ben di Dio. La carità unico rimedio alla povertà. Su questo ci sarebbe da discutere.

Tilly se ne andò, portando l'uccellino a dormire con sé nel cestino, accanto al letto, in modo che non si sentisse solo durante la notte. Presto, la piccola casa fu buia e silenziosa, e nessuno vide gli spiriti del Natale al lavoro, quella notte.
Quando Tilly aprì la porta, la mattina successiva, mandò un grande grido, batté le mani e poi rimase come impietrita, senza parole dalla meraviglia e dalla gioia. Proprio lì, davanti alla scalinata, c'era un gran mucchio di legna da ardere pronta all'uso. C'erano anche un gran fagotto e un cesto con un meraviglioso mazzo di rose d'inverno, di agrifogli e di sempreverdi legati al manico.
«Oh, mamma! Chi può averli lasciati? Saranno state le fate?», gridò Tilly, pallida per la felicità e la sorpresa. Uscì a prendere il cestino, e sua madre, pochi passi dietro di lei, si chinò a raccogliere il fagotto. «Sì, mia cara! La migliore e la più cara tra le fate di Natale, che si chiama Carità. Va in giro il giorno di Natale compiendo buone azioni come questa e non rimane mai per ricevere i ringraziamenti», rispose la madre con gli occhi pieni di lacrime, mentre apriva il fagotto.Dentro c'era tutto, proprio tutto quello che Tilly aveva immaginato. C'erano coperte calde e spesse, uno scialle confortevole, un paio di scarpe nuove e, la cosa migliore di tutte, un bel cappello invernale per Bessy. Il cestino era pieno di cose buone da mangiare e, sui fiori, c'era un bigliettino che diceva: «Per la ragazzina che ama il suo prossimo come sé stessa».
«Mamma, penso che questo sia davvero un uccellino incantato. Tutte queste cose splendide vengono da lui!», disse Tilly, piangendo e ridendo di gioia.Sembrava veramente così. Perché mentre Tilly parlava, il pettirosso si mise a volare sulla tavola, saltò sul mazzolino e, arrampicandosi tra le rose, cominciò a cinguettare con la poca forza che aveva. Il sole entrava nella stanza, illuminando i fiori, l'uccellino e la bambina felice.
Nessuno vide un'ombra che si allontanava dalla finestra; nessuno seppe mai che la sera prima il signor King aveva visto le bambine e sentito le loro chiacchiere. Nessuno poteva immaginare che il ricco vicino avesse imparato una lezione di grande valore dalla bambina povera che abitava vicino a lui.
E quell'uccellino forse era davvero fatato, perché l'amore e la tenerezza verso quell'esserino indifeso avevano procurato a Tilly tutti quei doni (e la felicità allo sconosciuto benefattore), ma le avevano portato anche un piccolo amico fedele, che non solo rimase con lei finché la neve non si fu sciolta, ma diede a quell'inverno lo splendore dell'estate.

Le riviste di Natale e l'inevitabile storia del treno bloccato nella neve
Ed ora per normalizzare il tasso glicemico la sferzante ironia di Dorothy Parker, con buona pace di Charles Dickens che dovrebbe fare ammenda. Tuttavia non c'è niente da fare, il Canto di Natale continua a far lacrimare i lettori.
Le compro tutte le volte - le riviste di Natale. Ogni anno mi ripeto, fiduciosa: «Forse questa volta...». Ma poi, tutti gli anni, mi ritrovo a dire, sfiduciata: «Non lo farò mai più. Anche se poi continuo a comprarle, e so che lo farò. Perché in me la speranza è dura a morire. Da qualche parte, prima o poi, forse qui, forse in Paradiso, troverò una rivista di Natale senza la storia del treno bloccato nella neve. La conoscete, vero? Il vecchio milionario solitario che sbuffa al solo sentire la parola Natale e, sullo stesso treno, il bambino dai capelli d'oro che passerà il Natale dalla nonna in campagna? Già sapete che si accumula la neve, che l'elettricità si interrompe e che l'ansioso facchino annuncia che non è possibile proseguire? E poi, non ricordate forse come il vecchio milionario solitario vede sempre la patetica calza penzoloni fuori dalla cuccetta occupata dal bambino dai capelli d'oro? Così, il vecchio milionario solitario (che forse ha fatto i soldi come prestigiatore) fa comparire immediatamente un albero di Natale accuratamente decorato e un gran mucchio di giocattoli. Ma forse non si tratta di una magia. Forse tutti i milionari possono farlo. Vedete, io non conosco i comuni milionari. Una volta ho conosciuto un presunto milionario a tutti gli effetti, ma non sapeva nemmeno fare trucchi con le carte. Ne deduco che i racconti sui suoi guadagni erano probabilmente esagerati. Secondo gli autori delle storie del treno bloccato nella neve, quella di creare alberi di Natale dal nulla è un'impresa molto diffuso tra i milionari.

Gralli
