Raccontati dopo cena

12.12.2025

 Jerome K. Jerome

Questo è un racconto lungo che fa parte della mastodontica raccolta Il grande libro dei fantasmi di Natale del quale si parla qui https://www.bibliosalotto.it/l/spiriti-del-natale/ ma ne esistono anche edizioni separate, questa una delle più recenti. 

Il nome dell'autore dovrebbe mettere in guardia il frettoloso lettore che se ne va in cerca della paura. Il racconto si potrebbe definire, con pomposa ironia, fenomenologia dei racconti di fantasmi, perché proprio di questo si tratta, con buona pace di Dickens ed epigoni spettrologi, anche di valore. Jerome non ha paura delle apparizioni né delle stanze infestate, tantomeno delle tradizioni, e se ne prende gioco con gran divertimento, suo e del lettore, perché per far divertire bisogna essersi divertiti. Ecco dunque, in versione integrale, la sua introduzione alle storie di fantasmi raccontati la vigilia di Natale in casa dello zio John dopo una lauta cena e abbondanti bevute. (Gralli)

PREAMBOLO

Era la vigilia di Natale.
Comincio così perché è il modo appropriato, ortodosso, rispettabile di cominciare, e io sono stato educato in modo appropriato, ortodosso, rispettabile, e mi hanno insegnato a fare sempre la cosa appropriata, ortodossa, rispettabile; e rimango attaccato all'abitudine.
Certo, a livello puramente informativo menzionare la data è del tutto superfluo. Il lettore avveduto sa già che era la vigilia di Natale, senza bisogno che glielo dica io. È sempre la vigilia di Natale, in una storia di fantasmi.

La vigilia di Natale è la grande serata di gala degli spettri. Alla vigilia di Natale, celebrano la loro festa annuale. La vigilia di Natale nel Paese dei Fantasmi, tutti coloro che sono qualcuno – o meglio, parlando di fantasmi, suppongo si debba dire tutti coloro che non sono nessuno – escono per far mostra di se stessi e di se stesse, per vedere ed essere visti, per andarsene a passeggio sfoggiando funeree lenzuola e abiti sepolcrali, per criticarsi a vicenda in fatto di stile e deridere l'incarnato altrui.
La "sfilata della vigilia di Natale", come immagino la definiscano loro stessi, è senza dubbio una cerimonia preparata e attesa con impazienza in tutto il Paese dei Fantasmi, e in modo particolare dal bel mondo, come i baroni assassinati, le contesse macchiatesi di un crimine e i conti che vennero con il Conquistatore e trucidarono i propri parenti, e morirono pazzi furiosi. 

Lugubri lamenti e diabolici sghignazzi, se ne può star certi, sono praticati con energico impegno. Grida raccapriccianti e gesti che gelano il sangue vengono probabilmente provati e riprovati per settimane. Catene rugginose e pugnali insanguinati vengono riparati e approntati per l'uso; si recuperano lenzuoli e sudari, conservati con cura dall'esibizione dell'anno precedente, si sbattono e si rammendano e si fanno arieggiare.
Oh, quella del 24 dicembre è una notte movimentata, nel Paese dei Fantasmi!
Gli spettri non escono mai la notte del 25, come forse avrete notato. Sospettiamo che la vigilia sia stata già troppo, per loro: non sono abituati a tanta eccitazione. Per una settimana buona, dopo la vigilia di Natale, i fantasmi gentiluomini hanno senza dubbio la testa gonfia come un pallone e fanno solenni promesse a se stessi che la vigilia di Natale successiva si conterranno; mentre le spettrali gentildonne sono volubili e stizzose, e tendono a scoppiare in lacrime e a uscire precipitosamente dalla stanza se solo si rivolge loro la parola, senza alcuna ragione apparente.

Gli spiriti senza una posizione da mantenere – comuni fantasmi della classe media – fanno di tanto in tanto, credo, una piccola apparizione nelle nottate libere: per la vigilia di Ognissanti e San Giovanni; e alcuni saltano fuori persino in occasione di una semplice ricorrenza locale; per celebrare, ad esempio, l'anniversario dell'impiccagione del nonno di qualcuno, o per profetizzare una sciagura.
Adora preannunciare le disgrazie, il fantasma inglese medio. Mandatelo a predire sventure a qualcuno, e lo farete felice. Lasciate che si introduca a forza in una pacifica dimora e la metta in subbuglio pronosticando un funerale, o prevedendo una bancarotta, o alludendo a una fatalità imminente o a qualche altra terribile sciagura – di cui possibilmente nessuna persona ragionevole vorrebbe essere informata anzitempo, e la cui conoscenza anticipata non serve comunque a scongiurarla – , e si persuaderà di stare coniugando il dovere con il piacere. Non si perdonerebbe mai se qualcuno della sua famiglia avesse un problema e lui non fosse comparso sul posto un paio di mesi prima, a fare sciocchi scherzi in giardino o a starsene appollaiato sulla spalliera del letto di qualcuno.

Ci sono inoltre i fantasmi molto giovani, o molto scrupolosi, con un testamento smarrito o un numero sconosciuto che grava pesantemente sulle loro coscienze, che manifesteranno costantemente la loro presenza nel corso di tutto l'anno; e perfino il fantasma schizzinoso, indignato perché è stato sepolto in mezzo ai rifiuti o nello stagno del villaggio, il quale non concede ai paesani una sola notte di requie fino a quando qualcuno non gli avrà pagato un funerale di prim'ordine.Ma queste sono le eccezioni. Come ho già detto, il fantasma medio canonico fa la sua capatina una volta l'anno, la vigilia di Natale, ed è soddisfatto.
Perché proprio la vigilia di Natale, tra tutte le notti dell'anno, non sono mai riuscito a capirlo. È immancabilmente una delle notti più inclementi per uscire – fredda, fangosa, umida. E oltretutto, sono sicuro che nel periodo natalizio sono tutti già abbastanza esasperati, avendo la casa piena di parenti vivi, senza bisogno che gli spettri dei defunti vengano a gironzolare per la dimora.Dev'esserci qualcosa di spettrale nell'aria a Natale – qualcosa in quell'atmosfera chiusa, soffocante, che attira i fantasmi, come l'umidità delle piogge estive fa uscire le rane e le lumache.E non soltanto gli spettri medesimi vanno sempre a spasso la vigilia di Natale, ma le persone vive si siedono immancabilmente a parlare di loro in quella notte particolare. Ogni qualvolta cinque o sei persone di lingua inglese si riuniscono attorno al fuoco la vigilia di Natale, incominciano a raccontarsi storie di fantasmi. Nulla ci allieta la vigilia di Natale più che ascoltare gli autentici aneddoti sugli spettri che ci narriamo a vicenda. È un periodo sereno e festoso, e noi adoriamo star lì a meditare su tombe, e cadaveri, e assassinii, e sangue.

In larga misura, tutte le nostre esperienze spettrali si rassomigliano; ma naturalmente non è colpa nostra, bensì dei fantasmi, che non si azzardano mai a cimentarsi in nuove interpretazioni, ma si tengono sempre stretta la vecchia parte, più sicura. Il risultato è che quando avete partecipato a una festa della vigilia, e avete ascoltato sei persone che raccontano le proprie avventure con gli spiriti, non vi occorrerà più sentire altre storie di fantasmi. Ascoltare ulteriori racconti di spettri sarebbe come assistere due volte a una commedia farsesca, o leggere due riviste a fumetti; la ripetizione risulterebbe tediosa.
C'è sempre il giovanotto che un anno ha trascorso il Natale in una casa di campagna e la notte della vigilia l'hanno messo a dormire nell'ala occidentale. Poi, nel cuore della notte, la porta si apre silenziosamente e qualcuno – di solito una gentildonna in camicia da notte – entra nella stanza a passi lenti e viene a sedersi sul letto. Il giovane pensa si tratti di una delle ospiti, o di qualche parente dei padroni dicasa, anche se non ricorda di averla vista in precedenza, la quale, non riuscendo a dormire, e sentendosi sola, senza compagnia, è venuta da lui per farsi una chiacchierata. Non ha idea che sia un fantasma; il sospetto non lo sfiora nemmeno. Ma la donna non parla; e quando lui fa per guardarla di nuovo, è sparita!


Il giorno dopo, il giovanotto racconta il fatto al tavolo della colazione, e chiede a ognuna delle gentildonne presenti se fosse lei la sua visitatrice. Ma tutte quante gli assicurano di no, e il padrone di casa, che ha assunto un pallore mortale, lo implora di non aggiungere altro al riguardo, richiesta che al giovanotto sembra alquanto singolare.
Dopo colazione, il padrone di casa prende da parte il giovane e gli spiega che quello che ha visto era il fantasma di una nobildonna che era stata assassinata proprio in quel letto, o che vi aveva ucciso qualcun altro – in realtà poco cambia: potete diventare uno spettro uccidendo qualcuno o facendovi uccidere, secondo le vostre preferenze. Il fantasma dell'assassinato è forse il più popolare; d'altronde, se siete la vittima dell'omicidio, spaventerete meglio la gente, perché potete mostrare le ferite e gemere.


C'è poi l'ospite scettico – per inciso, è sempre "l'ospite" a finire coinvolto in questo genere di cose. Un fantasma non si cura mai granché della propria famiglia: preferisce tormentare "l'ospite", il quale, dopo avere ascoltato la storia di fantasmi del padrone di casa alla vigilia di Natale, ci ride sopra e dice di non credere affatto all'esistenza dei fantasmi; e che se glielo permetteranno dormirà quella notte stessa nella camera infestata.
Tutti lo implorano di non essere così avventato, ma lui persiste nella sua dissennatezza e se ne va su nella Camera Gialla (o di qualsiasi altro colore sia la stanza infestata) a cuor leggero e con una candela in mano, augura a tutti la buonanotte, e chiude la porta.
Il mattino dopo, ha i capelli bianchi come la neve.
Non racconta a nessuno ciò che ha visto: è troppo orribile.
C'è anche l'ospite impavido, che vede un fantasma, e sa che è un fantasma, e lo osserva mentre entra nella stanza e scompare attraverso i pannelli della parete; dopodiché, dal momento che il fantasma non sembra intenzionato a tornare e quindi non ci sarebbe nulla da guadagnare a restarsene sveglio, si mette a dormire.
Agli altri non dice di aver visto lo spettro, per paura di spaventarli – certe persone sono talmente impressionabili quando si parla di fantasmi – , ma decide di attendere la notte successiva e vedere se l'apparizione appare di nuovo.
Quella riappare, e stavolta lui si alza dal letto, si veste e si ravvia i capelli, e quindi la segue; e così scopre un passaggio segreto che dalla camera da letto conduce alla cantina – un passaggio che, senza dubbio, era utilizzato piuttosto spesso nei tempi bui.

Dopo di lui viene il giovanotto che si è destato nel bel mezzo della notte con una strana sensazione, e ha trovato il ricco zio scapolo ritto accanto al suo letto. Il ricco zio gli ha rivolto un sorriso inquietante ed è svanito.
Il giovanotto si è alzato all'istante e ha consultato l'orologio. Era fermo sulle quattro e mezzo, perché si era dimenticato di caricarlo.
Il giorno dopo ha fatto qualche indagine e ha scoperto che, piuttosto stranamente, il suo ricco zio, di cui era l'unico nipote, aveva sposato una vedova con undici figli esattamente a mezzanotte meno un quarto, solo due giorni prima.
Il giovane non cerca di spiegare la straordinaria circostanza. Si accontenta di garantire la veridicità del suo racconto.
E, per citare un altro caso, c'è il gentiluomo che sta rincasando a tarda notte da una cena tra massoni e che, notando una luce proveniente da un'abbazia in rovina, si avvicina furtivo e spia dal buco della serratura. Vede il fantasma di una "suora grigia" che bacia il fantasma di un frate marrone, e rimane così indicibilmente sconvolto e terrorizzato che sviene all'istante, e la mattina dopo lo ritrovano lì, accasciato contro la porta, ancora senza parole, con la fida chiave di casa stretta in pugno.
Tutte queste cose accadono la vigilia di Natale, e si narrano la vigilia di Natale. Raccontare storie di fantasmi in qualunque altra sera che non sia quella del 24 dicembre sarebbe impossibile nella società inglese, secondo le regole attuali. Pertanto, nel presentare le tristi ma autentiche storie di spettri che seguono, ritengo non sia necessario informare lo studente di letteratura anglosassone che la data in cui furono narrate e in cui accaddero gli eventi era… la vigilia di Natale.
Nondimeno, lo faccio ugualmente.

A presto per una storia! 

Gralli