Il libro è quella cosa

Un libro è una cosa da avere ; cosa con cui si abita e si viaggia, da cui magari alla fine ci toccherà separarci, ma che occorre far di tutto per conservare e tenere vicino. È una cosa da guardare e da toccare.

Un libro è quella cosa che si apre e si chiude,
che si tira fuori dalla fila,
che si ripone,
che ha tanti strati e tante forme

Chiuso è un parallelepipedo

chiuso e visto dall'alto è un rettangolo (di rado un quadrato), aperto e visto di fronte, all'altezza d'occhi, un gabbiano e,

Ludger tom Ring il Giovane, Messale aperto, 1570,
se le pagine non si dividono su due lati come due bande di capelli (tipico dei dizionari e dei libri che hanno pagine molto sottili), fa un semicerchio di raggi.

Perché si soffre tanto quando si perde un libro, che lo si sia letto o no? Perché, quando si perde un libro, sentiamo una perdita immensa e irrimediabile? Com'è che un libro, un mazzetto di fogli, riesce a rappresentare il destino?

Quanti libri ho…?
Io mi domando: quanti libri non ho?

Jonathan Wolstenholme
Certi libri rimangono sullo scaffale anni e anni prima che ci decidiamo ad aprirli. Perché li abbiamo comprati allora, se non avevamo tutto quel bisogno di leggerli? Li abbiamo comprati perché sentivamo di doverli leggere. Ma il pensiero di dover leggere una cosa – pensiero nobile e generoso – non si traduce immediatamente in lettura, neppure quando il libro è nostro. Intanto, comunque, il libro c'è. Il libro si legge per noi; il libro legge sé stesso . È un po' come mettere un disco sul piatto, farlo partire e abbassare completamente il volume: la musica suona, non si sente. C'è una bella differenza tra l'avere in casa un libro che si legge da solo e il non poterlo leggere perché non lo si possiede! Quante cose succedono in quel libro chiuso, in quel silenzio musicale!

Giuseppe Maria Crespi, Libreria, 1725,
Che cosa ci fanno, infine, tutti quei libri sugli scaffali? Ci danno fiducia

Sébastien Stoskopff, Natura morta con libri, 1625
Pagina: parola latina, derivata dalla radice pag - /pak - , che esprime l'idea del fissare. La stessa radice appartiene al verbo pango ("fissare", appunto), pax ("pace"), compages ("struttura") e pagus ("villaggio"). Sulla pagina si fissano le lettere, la pax è qualcosa di fissato, il pagus è spazio dalle delimitazioni fisse. Esistono inoltre il verbo paciscor (fare un patto) e il sostantivo pactum (accordo, patto). Da pagus sono derivati due aggettivi: paganus e pagensis , donde gli italiani "pagano" e "paese".

Il libro che non ritrovi… Eppure sei convinto di averlo messo lì, ricordi perfettamente il punto. Ti costringi a cercarlo nell'altra stanza, ma sempre lì ritorni, dove non c'è. O l'hai spostato? E perché? E quando? E un giorno ricomparirà, ci poserai sopra l'occhio per caso, dopo che ti sarai rimproverato di non averne avuto maggiore cura e avrai concluso di esserti meritato il suo abbandono. Allora, ritrovandolo, saprai che i libri si muovono, come gli animali. Allora saprai che i libri che possiedi sono più grandi della casa in cui stanno. Allora saprai che, ovunque decidano di andare, sei tu quello che perde la strada.

Pablo Picasso
Io so bene che non è possibile leggere tutti i libri che compro. Però continuo a comprarne. Compro il tempo che non avrò.