Leggere, sì, ma cosa?
[...] la prima cosa che un alunno dovrebbe tener presente è che un libro non deve essere letto per il semplice divertimento. (Lafcadio Hearn)


Hearn si rivolge agli studenti, ricordiamolo, è una lezione accademica, non un articolo di rivista, questa la connotazione che va colta.
[...] Le persone non del tutto istruite leggono per diletto e non possono essere incolpate per questo: sono incapaci di apprezzare le qualità più profonde di un'ottima letteratura.
Hearn ha una visione ascetica della lettura, idealizzata, utopistica forse, che sottende un certo "dolore" per la cattiva qualità della narrativa di massa. Come si vedrà nell'altro saggio del volumetto, di prossima pubblicazione, la sua concezione della letteratura va ben oltre lo stretto ambito specifico.
Che ognuno sia libero di leggere quello che e come gli pare ça va sans dire, ma qui l'argomento è un altro: valore e scelta del libro.
[...] un ragazzo che ha affrontato una formazione universitaria dovrebbe istruire se stesso da subito a non leggere mai per semplice piacere. E, una volta presa questa abitudine, troverà persino impossibile leggere in quel modo. Getterà allora con impazienza qualsiasi libro da cui non possa ricavare cibo per la mente, qualsiasi libro che non faccia appello alle sue più alte emozioni e alla sua intelligenza.

Franz von Defregger, Uomo che legge, 1883
Qui devo ammettere che Hearn non ha torto, almeno per quanto mi riguarda: io non riesco proprio a leggerli certi libri. Intendiamoci, non voglio dire che non apprezzi i libri leggeri, umoristici, parodistici, gialli, anzi! Ma devono avere stile linguistico e arguzia, non leggerei mai un libro rosa, cosa che non ho mai fatto, tranne una volta, e già con spirito critico.
Ma come scegliere i libri giusti?
[...] tutti noi possiamo imparare a leggere, e non è affatto una cosa da poco. I grandi critici possono mostrarci meglio la strada attraverso i loro giudizi.
Ma poi si corregge:
Eppure, dopotutto, il migliore tra i critici è il pubblico – non il pubblico di un giorno o di una generazione, ma il pubblico di secoli, il consenso dell'opinione nazionale o dell'opinione delle persone su un libro che è stato soggetto all'orribile prova del tempo. La fama non è data dai critici ma dalle opinioni espresse in centinaia di anni.
L'opinione che rende un libro grande deve essere quella di tanti. Questo perché persino i più grandi critici tendono ad avere debolezze, certe antipatie. Carlyle, ad esempio, non riusciva a sopportare Browning; Byron non tollerava alcuni dei migliori tra i poeti inglesi. Un uomo deve essere imparziale per emettere una valutazione affidabile. Possiamo dubitare in alcune occasioni del giudizio del singolo critico. Ma non possiamo dubitare del giudizio di intere generazioni.
Un libro che ha attraversato i secoli, ha sicuramente ancora qualcosa da dirci.
I classici senza dubbio, come il buon cibo, formano il gusto ed è questo che ci consente di giudicare i libri più recenti. Può essere un criterio di una certa attendibilità: chi è abituato al bello lo ricerca sempre e lo sa riconoscere nel nuovo.
D'altra parte non possiamo ignorare i prodotti del tempo in cui viviamo per leggere solo opere del passato, ma se avremo formato il nostro gusto potremo orientarci meglio.
Hearn cita anche compilazioni di libri da leggere assolutamente (purtroppo si fanno ancora!) e risponde.

Pablo Picasso, La lettura 1932
[...] nessun singolo uomo può stabilire un corso di lettura definitivo per una folla di menti formatesi in modo diverso. [...] In ogni caso la scelta dei grandi libri deve essere personale. In breve, dovete fare la vostra scelta in base alla luce che c'è dentro di voi. Pochissime persone sono così imparziali da essere propense a dare la massima attenzione ai tanti tipi diversi di letteratura. Di norma è meglio che un uomo si limiti a un piccolo gruppo di argomenti – gli argomenti che sono in sintonia con le sue naturali capacità e inclinazioni, quelli che lo soddisfano. E nessuno può decidere per noi senza conoscere alla perfezione la nostra indole e predisposizione e senza comprenderle, perché è lì che si trovano le nostre capacità. Ma una cosa è facile da fare: prima decidere quale argomento letterario ci ha dato soddisfazioni, poi decidere quali sono le cose migliori scritte su quell'argomento e infine studiarle, escludendo i libri effimeri e insignificanti che affermano di trattare lo stesso tema, ma che non hanno
ancora ottenuto l'approvazione dei grandi critici o dell'opinione del grande pubblico.
Ricordiamo che sui grandi critici Hearn è prudente, e per grande pubblico intende quello che si è formato nel tempo.
Anche Virginia Woolf che, contrariamente a Hearn, non si pone fini pedagogici, arriva a conclusioni simili.
Dal saggio Come leggere un libro

[...] l'unico consiglio che una persona può dare a un'altra riguardo la lettura è quello di non accettare consigli, seguire i propri istinti, utilizzare i propri ragionamenti, arrivare alle proprie conclusioni.
[...] Riconoscere delle autorità nelle nostre biblioteche, per quanto agghindate con toghe ed ermellini, e permettere loro di dirci come leggere, che cosa leggere, quale valore dare alle nostre letture significa distruggere lo spirito di libertà che è la quintessenza di quei santuari. Siamo legati a leggi e convenzioni ovunque, ma qui non ne abbiamo. [...]

Sembra facile! Recitava un vecchio slogan pubblicitario. Ma la Woolf non poteva immaginare a quale bombardamento sarebbero stati sottoposti i poveri lettori, poteva essere ottimista.
Oggi, l'autorità sulle nostre biblioteche la esercitano giornalisti prezzolati, la TV, internet, facebook, youtube, tic toc, le classifiche, il numero delle copie vendute, quello delle traduzioni in altri paesi (che viene deciso prima della pubblicazione), i social di libri, e le legioni di imbecilli, di cui parlava Eco, e che hanno conquistato il diritto di parola oltre i confini del bar. Basta fare un giro su youtube. Sui social poi abbondano questi imperativi.
Da leggere assolutamente
Consigliatissimo
Dovrebbero farlo leggere nelle scuole
Da non perdere
E ancora: i 100 o 1000 libri da leggere almeno una volta, o prima di morire. Il libro del secolo. Per non parlare dei premi letterari: appena assegnati, tutti in fila per l'acquisto.
Data l'importanza della lettura fatta con cura, potete subito rendervi conto che non dovrebbe essere sprecata. Le energie di una mente ben allenata e molto istruita non dovrebbero essere consumate su un qualsiasi libro comune. Per comune intendo letteratura economica e inutile. Niente è tanto essenziale per l'autoformazione come scegliere in modo appropriato i libri da leggere e niente è così universalmente trascurato. Non è neanche giusto che una persona di talento debba sprecare il suo tempo a "cercare" cosa leggere.
Nel saggio vi sono consigli di libri, indiscutibili, validi ancor oggi, e suggerimenti di modalità di lettura.

Georg Reimer, In biblioteca, 1850-1866,
Non è facile per il lettore mantenere la propria autonomia di pensiero. Che dire? Che suggerisce Hearn?
La prova per un buon libro sta nella volontà di leggerlo una volta sola o più di una. Avremo dunque molta più voglia di rileggerlo di quanta non ne avessimo la prima volta; ogni ulteriore lettura ci permette di trovare nuovi significati e nuova bellezza. Un libro che una persona istruita e di buon gusto non abbia interesse a leggere più di una volta probabilmente non merita molto. [...] Anche se non riusciamo subito a cogliere il bello di un libro che è stato apprezzato ed elogiato per centinaia di anni, possiamo stare certi che provando, studiandolo con cura, dovremmo essere in grado alla fine di capire la ragione di questo apprezzamento ed elogio. Per un pover'uomo la migliore tra le librerie sarebbe quella composta solo e interamente da grandi opere, libri che hanno superato la prova del tempo.

E come non concordare con la seguente affermazione? La finezza di questa analisi lascia davvero incantati.
Un secondo aspetto su cui soffermarci è la caratteristica comune del valore nascosta all'interno di queste grandi opere. Essi non invecchiano mai: la loro giovinezza è immortale. Un giovane non è capace di comprendere un grande libro alla prima lettura se non in modo superficiale. Solo la superficie, il racconto vengono assimilati e gustati. Forse nessun ragazzo può cogliere le qualità di un grande libro alla prima lettura. Ricordate che in molti casi ci sono voluti centinaia di anni per far scoprire al genere umano l'intero contenuto di una grande opera. Un testo rivelerà nuovi significati a seconda dell'esperienza di vita di un uomo. Un libro che abbiamo adorato a diciotto anni, se è buono, lo adoreremo ancora di più a venticinque e ci apparirà come un libro nuovo a trentacinque anni. A quaranta dovremo rileggerlo, chiedendoci come mai non ci eravamo accorti prima di quanto fcinquanta o sessant'anni le cose si ripeteranno. Un grande libro cresce esattamente in proporzione alla crescita della mente del lettore. Chi è pigro, potrà non vedere molto al loro interno ma, a seconda delle sue qualità umane e della sua cultura, riuscirà a scoprire la grandezza della mente che li ha concepiti. [..] Questo non significa che gli autori di tali libri abbiano programmato in precedenza la portata e la profondità di quello che hanno messo nella loro opera. La grande arte lavora inconsciamente, senza sospettare mai la propria grandezza: più grande è il genio dello scrittore, meno possibilità ci sono che lui sappia di esserlo; ecco perché è probabile che il pubblico scopra il suo vero valore soltanto molto tempo dopo la sua morte.

E dopo tutto ciò al lettore, all'Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère* che annaspa in questo periglioso mare librario non resta che augurare
Bonne chance
* Baudelaire, Au lecteur, Les fleurs du mal

Gralli