Letteratura e opinione politica

18.09.2025

 Un uomo può fare un grande servizio al suo Paese
scrivendo un libro tanto quanto vincendo una battaglia.
(Lafcadio Hearn)

 

Nota preliminare; i due saggi qui contenuti sono tratti da due lezioni tenute all'Università di Tokio, il legame di Hearn col Giappone vedi qui https://share.google/URPFm4H9tnPjP1me4

 Letteratura e pace potrebbe intitolarsi questo secondo, brevissimo saggio, che non esito a definire commovente. Qui l'alta considerazione di Hearn per la letteratura si dispiega in tutta la sua forza ideale, dissipando il dubbio che la sua potesse essere una concezione erudita, elitaria, snobistica, classista. Si vedrà che è proprio il contrario. Bene ha fatto l'editore a riunire, in un unico agile volumetto, questi due scritti - provenienti da fonti diverse, ma complementari - ultra centenari che, tuttavia, non solo conservano tutta la loro attualità, ma costituiscono un messaggio di speranza per l'oggi. Poche pagine, anche queste tratte da una lezione universitaria: destinatari i giovani e rivolte dunque al futuro.

L'incipit è secco e diretto:

È da qualche tempo che desidero tenere una breve lezione che illustri il possibile legame tra letteratura e politica – temi apparentemente opposti, legati invece in modo profondo.

L'attenzione è subito catturata dallo stridore prodotto nella mente dall'accostamento di due temi usualmente ritenuti del tutto estranei l'uno all'altro, o tutt'al più evocanti cupi indottrinamenti di regime. Non è così. L'argomentazione di Hearn procede per gradi, in un crescendo logico, limpido e stringente. Si augura che dai giovani presenti sorgano i creatori della futura letteratura giapponese, considerata come necessità nazionale, non nazionalistica. Il discorso procede illustrando la funzione dell'opinione pubblica una forza con la quale i governi hanno necessariamente a che fare.

[...] nei Paesi occidentali, dove [...] la classe media rappresenta il potere economico della nazione, l'opinione pubblica può significare quasi tutto. [...] in Inghilterra la più grande forza è esercitata dall'opinione pubblica [...] A volte questa opinione può essere sbagliata, ma il problema non è se sia giusta o sbagliata. (Hearn infatti vuole analizzare la funzione non dare giudizi di valore) Essa ha il potere di decidere a favore o contro la guerra; decidere a favore o contro una riforma; influenzare in modo significativo la politica estera inglese.

Analogamente per Francia, Germania, ma più di tutti, è l'America a offrire un esempio di opinione pubblica che governa.

Ma come si forma, e da cosa è influenzata?

In Occidente la sua forza dipende principalmente dal suo atteggiamento nei confronti dell'informazione. Se le persone sono informate su un argomento, probabilmente ci rifletteranno, in massa, in modo corretto. Se sono ignoranti sull'argomento, di sicuro tenderanno a rifletterci in modo sbagliato.

Questo valeva più di cent'anni fa e maggiormente oggi data l'influenza del quarto ma, ancor più, di quella pervasiva ed incalzante del quinto potere. L'opinione pubblica è una sorta di super organismo, con pregi e difetti al pari di quello individuale. Diffida di ciò che non conosce.

Le nazioni, come le singole persone, hanno i loro pregiudizi, le loro superstizioni, le loro ipocrisie, i loro vizi. Senza dubbio tutto questo è il risultato di ignoranza o egoismo, o di entrambi. Ma forse sarebbe meglio dire apertamente che tutto il male di questo mondo è il risultato dell'ignoranza, in quanto l'egoismo in sé non potrebbe esistere senza di essa.

Una nazione informata ha maggiori probabilità di condurre una politica estera improntata alla giustizia. I giornali, tuttavia, non sono sufficienti a fornire informazioni su azioni e popoli lontani.

Dovrei dire che la stampa giornalistica ha a che fare più con la creazione di pregiudizi che con la diffusione della corretta conoscenza degli argomenti e che in ogni occasione la sua influenza può essere solo momentanea.

Ma allora quale può essere la fonte cui attingere la giusta conoscenza di ciò che è lontano e diverso da noi?

La vera forza che modella l'opinione verso altre nazioni e altre civiltà è la letteratura – la narrativa e la poesia. In Europa quello che un popolo conosce degli altri lo ottiene principalmente non da importanti volumi di statistica o dallo studio delle pratiche di sepoltura o dai libri di viaggio, ma dalla letteratura di quel popolo – la letteratura che esprime le sue emozioni.

A questo punto, lo confesso, ho provato una grande emozione. Più di cent'anni fa ai giovani di una nazione, sia pure nello stretto ambito universitario, viene lanciato un messaggio rivoluzionario che, se raccolto e diffuso avrebbe davvero cambiato il mondo: il libro come ponte per la conoscenza reciproca dei popoli. Un messaggio semplice, l'uovo di Colombo, come si diceva una volta, ma dirompente. Quello che importanti opere saggistiche hanno detto con fiumi di parole, Hearn lo riassume in poche frasi.

L'opinione pubblica, per come la concepisco io, non è affatto una forza intellettuale. Non potrebbe mai costituire una forza intellettuale. È principalmente emozionale e può essere una forza morale, nulla di più.

Ben lo sanno e lo hanno saputo capi politici e religiosi, dittatori, tiranni grandi e piccoli, di ogni tempo e paese, che hanno manovrato le folle ai propri fini di potere; che hanno condotto al massacro milioni e milioni di uomini, seminando odio, facendo appello alle emozioni più elementari, primordiali: la paura, la presunta superiorità, l'avidità di conquista.
Non sono scienziati e filosofi ad essere in grado di influenzare l'opinione pubblica che

[...] come vi ho già detto, è creata in gran parte dalla letteratura – non la letteratura filosofica o scientifica, ma la letteratura dell'immaginazione e dei sentimenti. Solo migliaia di persone possono leggere libri di pura scienza e filosofia, mentre sono milioni quelli che leggono racconti e versi che toccano il cuore e attraverso il cuore influenzano il giudizio.

Tutto il contrario di una concezione elitaria e snobistica della lettura, ma sia chiaro: il riferimento è alla grande letteratura, non a quella modaiola, di consumo e divertimento di cui tratta nel primo saggio.
Hearn porta ad esempio il caso dei russi e della concezione che di essi si aveva in Inghilterra, si pensava

che i soldati russi fossero dei combattenti fortissimi [...] fino alla metà del nostro secolo (Hearn scrive alla fine del XIX) i russi erano a malapena considerati in Inghilterra come appartenenti alla specie umana
[...] Quel poco che si conosceva delle usanze e del governo russi non era in grado di modificare un sentimento ostile, anzi, piuttosto il contrario.

Ma all'improvviso, una svolta. Hanno iniziato ad apparire le traduzioni in francese, tedesco e inglese dei grandi autori russsi. Tolstoj, Gogol', Puškin,Turgenev, Dostoevskij. I libri di questi scrittori ebbero uno straordinario successo

Turgenev in particolare divenne il preferito di ogni circolo culturale d'Europa. Rappresentava la vita in Russia così com'era – il cuore delle persone, e non solo il cuore ma i sentimenti e le usanze di tutte le classi sociali del grande Impero. I suoi libri diventarono velocemente dei successi mondiali, classici del XIX secolo, letture considerate indispensabili per la propria cultura letteraria. Dopo di lui molte altre grandi opere della narrativa russa vennero tradotte in quasi tutte le lingue europee.

Ritratto d'Ivan Turgenev, dipinto da Il'ja Repin 

La diffusione avviene progressivamente, grazie al consenso reale dei lettori, e non indotta a tavolino, come nelle Fiere Internazionali del Libro, nelle quali editori di vari paesi acquistano un libro multinazionale, un libro IKEA, lo lanciano sul mercato e tutti a gridare al capolavoro.

Dopo aver letto quei libri stupendi, [...] le grandi nazioni dell'Occidente non poterono più pensare ai russi come a un popolo con cui non avessero alcuna affinità. Quei libri dimostrarono che il cuore umano sentiva, amava e soffriva in Russia proprio come in Inghilterra, in Francia o in Germania; e insegnarono anche qualcosa sulle peculiari e grandissime virtù del popolo russo, delle masse russe – l'infinita pazienza, il coraggio, la lealtà e la grande fede.

Ritratto del 1872 ad opera di Vasilij Perov  

Hearn ha una sincera visione utopica della letteratura, ma non è un ingenuo, sa bene che nella realtà le cose vanno diversamente.

Ciò non implica che l'opinione occidentale riguardo al governo russo sia mutata di una virgola. Dal punto di vista politico, la Russia rimane l'incubo dell'Europa. Ma attraverso la letteratura russa hanno imparato, e molto bene direi, come sono le persone. Anche se [...] Vasta e potente com'è, la nazione russa ha delle grandi colpe, delle grandi mancanze, come quella di non aver rappresentato per migliaia di  anni la gente di questo Paese.

Per comprendere quanto segue, bisogna sapere che Hearn fu un appassionato yamatologo; amò a tal punto il Giappone da prenderne la cittadinanza, sposò una donna giapponese, scrisse molti libri sul folclore e le tradizioni di quel Paese, alcuni con lo pseudonimo Koizumi Yakumo, contribuì a far conoscere all'Occidente questo straordinario Paese al di là dei luoghi comuni di un facile esotismo.
Il suo accorato appello ai giovani universitari va proprio in questa direzione: si augura che da essi sorgano i creatori della futura letteratura, capace di far conoscere l'anima di questo straordinario popolo e la sua civiltà. 

La casa di Lafcadio Hearn in Giappone

Solo la vera letteratura può farlo, non i libri scritti da ricchi viaggiatori, e neppure le conoscenze degli intellettuali, costoro

rappresentano la minoranza, e di sicuro non incidono in alcun modo [...] sull'opinione pubblica, che è principalmente una questione di sentimento e non di pensiero. Il sentimento nazionale non si raggiunge con l'intelletto ma con il cuore, ed esiste solo una categoria di uomini capace di farlo: i propri letterati. Ministri, diplomatici, rappresentanti della società istruita – nessuno di loro può farlo. Ma un singolo romanziere, un singolo grande poeta, può farlo con grande efficacia. [...]
Può essere fatto solo dalla letteratura giapponese, pensata dai giapponesi, scritta dai giapponesi e non influenzata dal pensiero o dalla percezione stranieri.

La grande quantità di libri stranieri sul Giappone non è riuscita ad estirpare i fortissimi pregiudizi degli occidentali, dovuti soprattutto a motivi razziali e religiosi.

Tutti i pregiudizi sono causati dall'ignoranza, e la cosa migliore per dissiparla è fare appello ai più nobili sentimenti. La cosa migliore per ispirare i più nobili sentimenti è la vera letteratura. [...] Non si può colpire la mente della maggioranza con semplici libri di viaggio o saggi o traduzioni di letterature che non hanno nulla in comune con il sentimento occidentale. Si può arrivare ad essa solo tramite una letteratura più umana, la narrativa e la poesia.

Ma a quale scopo preoccuparsi dei pregiudizi delle persone ignoranti?

[...] questi milioni di individui relativamente ignoranti e stupidi hanno molto a che fare con la politica degli Stati. Più che l'opinione dei saggi, è infatti l'opinione degli ignoranti che controlla l'orientamento dei governi occidentali nei confronti delle nazioni straniere.

L'elevata concezione della letteratura di Hearn non gli impedisce di considerare gli aspetti pratici e sicuramente meno poetici dei rapporti internazionali.

[...] penso che l'assenza di una letteratura giapponese moderna della tipologia che sto raccomandando sia da rimpiangere, indirettamente, anche per motivi commerciali. [...] È vero che il commercio e gli scambi non sono per l'esattezza delle occupazioni morali [...] Si tratta di un tipo di competizione e tutte le competizioni hanno una natura bellica. [...] Ma in questa guerra, che è necessaria e non può essere evitata, davvero molto dipende dai sentimenti che provano gli antagonisti l'uno verso l'altro.
Molto dipende dall'empatia, persino negli affari [...]
Sono assolutamente certo che una letteratura giapponese capace di suscitare empatia all'estero avrebbe un effetto notevole sul miglioramento degli affari e sull'ampliamento delle possibilità commerciali. Tutti gli affari comportano un rischio. Gli uomini sono, più o meno, dei nemici quando devono assumersi un rischio senza una piena conoscenza delle condizioni della controparte. In breve, le persone hanno timore di ciò che non comprendono. E non c'è altro modo in cui questa comprensione possa essere trasmessa altrettanto velocemente come con il lavoro degli onesti letterati.

L'appello lanciato da Hearn è tanto più valido oggi: la paura dell'altro è più che mai diffusa e pericolosa, all'interno dei grandi flussi migratori che interessano il nostro tempo. Una certa propaganda ha sempre tentato di disumanizzare il nemico,o presunto tale, giustificando così atti di violenza e discriminazione. Conoscere l'altro attraverso la sua letteratura, le sue poesie condividendo i suoi sentimenti e le sue emozioni può diventare un grande gesto di pace.

Pablo Picasso, Il volto della Pace 1950