Lettori

Agli annusatori è dedicato il primo ritratto, di questa divertente, ironica carrellata di strampalati, lettori, ma non tanto, perché si sa che in fondo un po' folli, chi più chi meno, chi in un modo o nell'altro, lo siamo tutti. Ne forniamo un assaggio.

Il lettore annusatore
Sarebbe normale ritenere che, nei lettori, l'organo di senso più sollecitato sia la vista. Falso. È l'olfatto.
Per l'annusatore di libri poco conta quel che ci sia scritto dentro al volume: più importante, ai fini dell'acquisto, sembrerebbe l'evocazione di un profumo. Apre il libro (circa a metà), ci ficca dentro il naso, chiude gli occhi, inspira profondamente e comincia, inebriato, a sbattere le palpebre a gran velocità, come le ali di un colibrì che sugge il nettare.
La causa, probabilmente, va rintracciata nell'esorbitante proliferazione di libri che per titolo hanno i profumi più diversi: delle foglie di limone, della rosa di mezzanotte, del pane alla lavanda, della pioggia nei Balcani, dei fiori in Iraq, delle mele rosse, delle bugie, del cioccolato, del sangue, del caffè, del ghiaccio, della meringa, della cannella, dell'amore, del timo, delle spezie proibite, del diavolo e dello zenzero, solo per citarne alcuni.
Di questo passo, l'esasperata sollecitazione olfattiva, creata ad hoc dal marketing editoriale, tramuterà i lettori in veri e propri nasi, e i libri saranno venduti in boccette.

Come si vede non manca una garbata ironia verso un certo tipo di letteratura (parola grossa) che incontra i favori di un vasto pubblico.
Una mia esperienza personale, vagamente proustiana (fatte le debite proporzioni). La mia cara vecchia libreria, purtroppo scomparsa da anni, dove ho acquistato tutti i libri più importanti della mia formazione, si chiamava "Liguria libri" di Mario Biglino appassionato e colto libraio - se qui c'è qualche genovese non proprio giovanissimo la ricorderà – ebbene non potrò mai dimenticare l'odore forte e penetrante di carta e inchiostro che mi assaliva quando scendevo la ripida scaletta che portava al locale posto nel seminterrato di un antico palazzo. Meglio della madelaine e del tè di Marcel. Quanto ai miei libri, ahimè hanno cominciato ad avere un certo odore di vecchio e di vagamente muffito, ma li amo ugualmente e ogni tanto li porto a gruppetti in giardino a prendere un po' d'aria.
Di quelli digitali per me più importanti faccio diverse copie, sono più fragili dei loro fratelli cartacei. Ma alla fine di tutto, quale che sia il supporto: tavoletta di cera, pergamena, papiro, carta, schermo digitale, quel che importa è il contenuto!

Il lettore da rimorchio
Le statistiche parlano chiaro: su cento lettori, settanta sono donne e trenta uomini. Buona parte di questi trenta legge con lo scopo di portarsi a letto una o più di quelle settanta. Funziona così. Dopo un periodo di appostamenti, il lettore scopre che il traffico di lettrici in libreria raggiunge il picco massimo nel fine settimana. In quei giorni, tutto azzimato, il lettore dà inizio all'adescamento che durerà circa una settimana. I primi tre giorni sono dedicati ad avvistare la preda e all'acquisto, furtivo, dei suoi stessi titoli. Dal lunedì al giovedì legge nottetempo, ma con una comprensione del testo piuttosto scadente a causa del ritmo di lettura incalzante al quale non è abituato. Il venerdì successivo comincia l'assalto in libreria. Rintraccia la preda, l'avvicina con nonchalance e prende a disquisire sulle medesime letture. La lettrice rimane esterrefatta della coincidenza (quale miglior inizio per un'avventura amorosa…) e si mostra da subito disponibile alla chiacchiera. Il lettore non perde tempo e la invita all'aperitivo. Finiscono a letto. Il mattino dopo, uscito dalla doccia, lui vuole strafare e le dice: «Adoro Il Gattopardo di Calvino. L'hai letto?» Lei si riveste e scappa via. Non si rivedranno mai più.

La lettrice sovrana
C'è una particolare specie di lettrice detta la sovrana.
È spocchiosa e, forse perché donna (l'esemplare maschio è assai raro), la sua preda preferita sono i librai uomini. Possibilmente quelli dall'aria gentile. Appena entra in libreria attira l'attenzione emettendo un verso simile al paupulàre del pavone. Non cerca mai i libri da sola perché deve far sapere cosa legge.
Il suo divertimento più grande è trovare i librai impreparati.
Affranca una ciocca di capelli dietro l'orecchio, rischiara la voce, e s'immagina di sorseggiare uno champagne a Montmartre. Solo allora sussurra il titolo, impaziente.

Il lettore ombra
In pochi sono disposti ad ammettere che non leggono, mai. E a questi, signori, bisogna fare un applauso.
Molti, invece, sono i lettori ombra che millantano di leggere almeno due o tre libri al mese, pur non sfogliando nemmeno una pagina.
Il lettore ombra ama dispensare consigli di lettura a destra e a sinistra. Cita a tutto spiano almeno una frase di ogni libro: si tratta di quella stampata, tra virgolette, sulla quarta di copertina. Quando, però, è invitato a raccontare nel dettaglio l'ultimo libro letto, comincia a ispezionarsi le unghie o a mordersi una pellicina, e cambia argomento.
Perché si tenda a mentire sulle proprie letture, forse ancor più che in amore, resta un mistero ancora tutto da chiarire.

Il lettore da spiaggia
Andrebbe beatificato al pari di un martire, visto ciò che deve patire: le urla di bambini scalmanati, le madri che li riprendono, le pallonate, gli schizzi d'acqua, i venditori ambulanti, le folate di vento, la salsedine, le ustioni, ecc. È evidente che non può fare a meno di leggere, altrimenti si terrebbe occupato in altro modo, a fabbricare sirene di sabbia, per esempio, o con i racchettoni.
Il più delle volte è costretto a leggere con un occhio solo a causa dell'accecante riverbero del mare: nemmeno l'affaticamento della vista e la conseguente emicrania lo fermano. Non è snob, legge di tutto pur prediligendo romanzi gialli o rosa. Non ha il culto del libro come oggetto: orecchie, piccoli strappi, unto di crema solare o di supplì sulle pagine non lo turbano.
Qualche volta si appisola, poi si sveglia e, vedendo uno scarabeo stercorario portare avanti le sue palline, pensa che gli ricorda il povero Gregor Samsa de "La metamorfosi" di Kafka. E lo compatisce, pensando che quello, prima, era un uomo.
Gralli