L'ORFEO Favola in musica da Claudio Monteverdi

09.11.2025

Emil Neide (1843-1908)

Favola pastorale in un prologo e cinque atti

Musica: Claudio Monteverdi (1567 - 1643)  
Testo: Sandrino Striggio

Ruoli:

La Musica (soprano)
Orfeo (tenore)
Euridice (soprano)
La messaggera, Silvia (soprano)
Speranza (soprano)
Caronte (basso)
Plutone (basso)
Proserpina (soprano)
Eco (tenore)
Apollo (tenore)
Coro misto

Organico: 2 cornette, 4 trombe, 5 tromboni, 2 flauti a becco, 2 violini piccoli, 2 clavicembali, 3 chitarroni, 3 viole da gamba, arpa, archi, 2 piccoli organi a canne, organo portatile a canne.

Prima rappresentazione: Mantova, palazzo Ducale, 24 febbraio 1607

Edizione: Ricciardo Amadino, Venezia, 1609

Dedica: principe Francesco Gonzaga

Fonte: flaminiooline.t

Questa pagina non contiene alcun commento sull'opera, non ne ho la competenza; semplicemente, come tutti coloro che l'hanno ascoltata nei secoli, ne sono rimasta incantata e ho pensato di condividerla, fornendo alcune linee guida per l'ascolto, di cui cito la fonte.
Ci sono molti pregiudizi intorno alla musica classica, e all'opera lirica in particolare. Li avevo anche io, e so che non sono giustificati. Tutto ciò che occorre per apprezzarla sono amore per la musica in generale e curiosità: il desiderio e, perché no, il coraggio di uscire dai nostri abituali, confortevoli schemi culturali, cosa che vale per ogni forma d'arte. 
Solo un modesto consiglio dovuto alla mia personale esperienza: un solo ascolto non basta, occorre un po' di pazienza e un minimo di attenzione per abituarsi a sonorità diverse, ogni volta si penetrerà un po' più a fondo nella composizione e la conoscenza, puramente emozionale e non tecnica, ci porterà al 
piacere dell'ascolto.

Queste sono composizioni strutturate artisticamente, secondo regole precise, che nascono da un ricco retroterra di lavori precedenti - l'arte non nasce mai dal nulla - ma si avvale di ciò che è stato fatto prima, per rielaborarlo, per rinnovarlo, ma anche per contestarlo; questa la legge fondamentale di ogni conoscenza e forma artistica che richiede nella fruizione un po' di "fatica" ampiamente compensata tuttavia.

Clarence Coles Phillips

Prologo
La Musica introduce l'argomento della vicenda drammatica (Dal mio Permesso amato) e richiama il potere rasserenante dei suoni, che fermano - come accadeva a Orfeo con il suo canto - le forze della natura.

Primo atto
Orfeo ed Euridice stanno per celebrare le nozze. Ninfe e pastori, raccolti intorno a loro (In questo lieto e fortunato giorno), li festeggiano con canti propiziatori (Vieni, Imeneo, deh vieni) e danze (Lasciate i monti, lasciate i fonti). Orfeo si rivolge agli astri, testimoni della sua felicità (Rosa del ciel, vita del mondo e degna); a lui si associa Euridice.
Mentre tutti si dirigono al tempio, il coro invita a non abbandonarsi mai allo sconforto (Alcun non sia che disperato in preda).

Atto secondo
Orfeo fa ritorno ai suoi boschi e ai suoi prati (Ecco pur ch'a voi ritorno). Mentre i pastori lo accompagnano con lieti canti (In questo prato adorno), Orfeo si rallegra della sua felicità (Vi ricorda, o boschi ombrosi). Improvvisamente i lamenti della messaggera Silvia (Ahi caso acerbo) annunciano una terribile sventura: Euridice è stata morsa da un serpente mentre coglieva fiori, ed è morta tra le braccia delle compagne. Orfeo, fuori di sé, esprime il proposito di scendere nell'oltretomba per riportare a sé la sposa (Tu se' morta, mia vita, ed io respiro?). Il coro compiange la sua triste sorte (Ahi, caso acerbo, ahi fato empio e crudele!). 

Atto terzo
Orfeo, guidato dalla Speranza, è giunto all'ingresso del regno delle ombre (Ecco l'atra palude, ecco il nocchiero). Qui, rimasto solo, incontra Caronte, il traghettatore delle anime dei morti, che tuttavia gli nega l'accesso (Oh tu ch'innanzi morte a queste rive). Orfeo prova a muoverlo a pietà (Possente spirto e formidabil nume); vista l'inutilità dei suoi sforzi, fa cadere nel sonno il severo guardiano intonando un canto e accompagnandosi con la cetra (Ahi, sventurato amante). Orfeo conduce allora la barca oltre lo Stige, mentre il coro degli spiriti infernali commenta, meravigliato, la straordinaria e coraggiosa azione (Nulla impresa per uom si tenta in vano).

Atto quarto
Proserpina, commossa dagli strazianti lamenti di Orfeo che va aggirandosi per gli inferi, intercede in suo favore presso il consorte Plutone, pregandolo di restituire la sposa all'infelice. Plutone acconsente, ma pone una condizione: Orfeo non dovrà mai volgere lo sguardo a Euridice prima di aver lasciato il regno dei morti. Orfeo dà libero sfogo alla sua gioia (Quale onor di te fia degno); ma poi, sulla via del ritorno, è colto dal dubbio che Euridice lo stia seguendo davvero (Ma mentre io canto, ohimè, chi m'assicura). Si volge dunque a guardare la sposa, e così facendo infrange il divieto di Plutone, perdendola irrimediabilmente (Dove te 'n vai, mia vita?). Il coro degli spiriti commenta il fatto che Orfeo, pur vincendo le forze della natura, non sia riuscito a vincere se stesso (È la virtute un raggio).

Atto quinto
Orfeo, fatto ritorno tra i vivi, piange amaramente la sua sorte (Questi i campi di Tracia e quest'è il loco) riproponendosi di rinunciare per sempre all'amore e all'arte della musica. Apollo ascolta il suo lamento e, mosso a pietà, scende dai cieli per portarlo con sé (Saliam cantando al cielo), donandogli l'immortalità. Lassù Orfeo potrà contemplare, tra le stelle, il volto di Euridice. Il coro (Vanne, Orfeo, felice appieno) osserva come il dolore sulla terra sia compensato dalla felicità in cielo.

L'opera, diversamente dal mito, si conclude con un lieto fine, probabilmente per evitare scandali.

 Istruzioni per il video.
Nel filmato ci sono i sottotitoli, è quindi facile seguire. Inoltre nella descrizione, in basso alla voce altro c'è la scansione degli atti, e la possibilità di scegliere i brani.

Qui, per chi volesse consultarlo, il libretto

Gralli