Orfeo raccontato da Ovidio

05.11.2025

Molto più incisiva ed evocativa la versione di Ovidio rispetto a quella virgiliana, che era inserita nel "manuale" di apicoltura, e individuava come co-protagonista Aristeo. La narrazione autonoma di Ovidio ha per effetto un maggior coinvolgimento del lettore, in senso letterario ed emozionale, e una più efficace caratterizzazione del personaggio la cui dolorosa vicenda assume una valenza universale.
Manca qui la vicenda delle Menadi infuriate per il rifiuto del cantore di unirsi con altre donne, secondo Ovidio sarà  per i Traci, maschi, 
il  pretesto per stornare l'amore verso i fanciulli. 
La figura di Euridice, rimasta sullo sfondo per secoli, ai soli fini narrativi, in funzione del personaggio di Orfeo, riceverà in tempi recenti maggiore attenzione e darà luogo a interpretazioni vaste e complesse.

Testa di Ovidio Fonte: MeisterDrucke

Canta Orfeo accompagnandosi con la cetra: invoca Imeneo, il dio che presiede alle nozze perché sia propizio alle sue con Euridice. Il dio risponde al richiamo del cantore, ma la sua venuta è accompagnata da funesti presagi: il suo viso è cupo, non pronuncia gli auguri rituali, la fiaccola che reca in mano non si accende, sprigiona solo fumo. Il destino crudele, infatti, è in agguato: ha assunto le forme di un serpente che, mordendo la fanciulla al tallone, la ucciderà.

Di lì, avvolto nel suo mantello dorato, se ne andò Imeneo
per l'etere infinito, dirigendosi verso la terra
dei Cìconi(1), dove la voce di Orfeo lo invocava invano.
Invano, sì, perché il dio venne, ma senza le parole di rito,
senza letizia in volto, senza presagi propizi.
Persino la fiaccola che impugnava sprigionò soltanto fumo,
provocando lacrime, e, per quanto agitata, non levò mai fiamme.
Presagio infausto di peggiore evento: la giovane sposa, 
mentre tra i prati vagava in compagnia d'uno stuolo
di Naiadi(2), morì, morsa al tallone da un serpente.

Xilografia E. Bocourt, incisa da J. Guillaume. 1867 part.

Dopo averla pianta a lungo, Orfeo mette in atto un'impresa disperata: recarsi agli inferi per strappare Euridice a quel luogo di morte. Facendosi largo fra la folla spettrale di anime sconosciute e illustri, giunge alfine al cospetto di Persefone e del suo sposo(3), sovrani del regno dei morti.

Orfeo, Antonio Canova part.

A lungo sotto la volta del cielo la pianse il poeta
del Ròdope(4),  ma per saggiare anche il mondo dei morti,
non esitò a scendere sino allo Stige(5) per la porta del Tènaro(6):
tra folle irreali, tra fantasmi di defunti onorati, giunse
alla presenza di Persèfone e del signore che regge
lo squallido regno dei morti(7). 

Gustave Doré, Caronte sullo stige

Struggente l'invocazione che rivolge agli dei inferi, accompagnata dal suono dolce della cetra, in quel luogo lugubre e spaventoso. La sua voce parla in nome dell'Amore che non si arrende alla morte: lo stesso Amore che indusse Ade, lo sposo infernale, a rapire quella che ora è la sua regina.

 Intonando al canto le corde
della lira, così disse: «O dei, che vivete nel mondo degl'Ìnferi,
dove noi tutti, esseri mortali, dobbiamo finire,
se è lecito e consentite che dica il vero, senza i sotterfugi
di un parlare ambiguo, io qui non sono sceso per visitare
le tenebre del Tàrtaro o per stringere in catene le tre gole,
irte di serpenti, del mostro che discende da Medusa.(8)
Causa del viaggio è mia moglie: una vipera, che aveva calpestato,
in corpo le iniettò un veleno, che la vita in fiore le ha reciso.
Avrei voluto poter sopportare, e non nego di aver tentato:
ha vinto Amore! Lassù, sulla terra, è un dio ben noto questo;
se lo sia anche qui, non so, ma almeno io lo spero:
se non è inventata la novella di quell'antico rapimento,(9)
anche voi foste uniti da Amore. Per questi luoghi paurosi,
per questo immane abisso, per i silenzi di questo immenso regno,
vi prego, ritessete il destino anzitempo infranto di Euridice!
Tutto vi dobbiamo, e dopo un breve soggiorno in terra,
presto o tardi tutti precipitiamo in quest'unico luogo.
Qui tutti noi siamo diretti; questa è l'ultima dimora, e qui
sugli esseri umani il vostro dominio non avrà mai fine.
Anche Euridice sarà vostra, quando sino in fondo avrà compiuto
il tempo che gli spetta: in pegno ve la chiedo, non in dono.
Se poi per lei tale grazia mi nega il fato, questo è certo
io non me ne andrò: della morte d'entrambi godrete!».


Luigi Ademollo, illustrazione per libro X Metamorfosi 1832

Così come le fiere e i sassi si incantavano alle melodie di Orfeo, l'intero regno dell'Ade è colto da commozione intensa, si interrompono i supplizi crudeli di Tantalo, Issione, Tizio, delle Danaidi, di Sisifo. Persino le Furie hanno le gote rigate di lacrime.

Mentre così si esprimeva, accompagnato dal suono della lira,
le anime esangui piangevano; Tàntalo(10) tralasciò d'afferrare 
l'acqua che gli sfuggiva; la ruota d'Issìone(11) s'arrestò stupita,
gli avvoltoi più non rosero il fegato a Tizio(12), deposero l'urna
le nipoti di Belo(13) e tu, Sìsifo, sedesti sul tuo macigno.(14)
Si dice che alle Furie, commosse dal canto, per la prima volta
si bagnassero allora di lacrime le guance. Né ebbero cuore,
regina e re degli abissi, di opporre un rifiuto alla sua preghiera,
e chiamarono Euridice. Tra le ombre appena giunte si trovava,
e venne avanti con passo reso lento dalla ferita.

Catharine Adelaide Sparkes (MeisterDrucke)

Orfeo del Ròdope, prendendola per mano, ricevette l'ordine
di non volgere indietro lo sguardo, finché non fosse uscito
dalle valli dell'Averno; vano, se no, sarebbe stato il dono.
In un silenzio di tomba s'inerpicano su per un sentiero
scosceso, buio, immerso in una nebbia impenetrabile.
E ormai non erano lontani dalla superficie della terra,
quando, nel timore che lei non lo seguisse, ansioso di guardarla,
l'innamorato Orfeo si volse: sùbito lei svanì nell'Averno;
cercò, sì, tendendo le braccia, d'afferrarlo ed essere afferrata,
ma null'altro strinse, ahimè, che l'aria sfuggente.
Morendo di nuovo non ebbe per Orfeo parole di rimprovero
(di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non d'essere amata?);
per l'ultima volta gli disse 'addio', un addio che alle sue orecchie
giunse appena, e ripiombò nell'abisso dal quale saliva.

Un po' sbrigativamente Ovidio, che pure nelle Eroidi ha dato prova di grande sensibilità per la psicologia femminile, fa dissolvere Euridice nelle nebbie infernali, con un rassegnato sorriso: non un rimprovero per il gesto sconsiderato di Orfeo, paga che sia avvenuto per amore. Diversamente, l'errore di Orfeo e la reazione di Euridice, saranno interpretati in epoca contemporanea, come vedremo.

Enrico Scuri 1842

Rimase impietrito Orfeo per la doppia morte della moglie
[...]
Invano Orfeo scongiurò Caronte di traghettarlo un'altra volta:
il nocchiero lo scacciò. Per sette giorni rimase lì
accasciato sulla riva, senza toccare alcun dono di Cèrere (15) :
dolore, angoscia e lacrime furono il suo unico cibo.
Poi, dopo aver maledetto la crudeltà dei numi dell'Averno,
si ritirò sull'alto Ròdope e sull'Emo(16) battuto dai venti.
Per tre volte il Sole aveva concluso l'anno, finendo nel segno
acquatico dei Pesci, e per tutto questo tempo Orfeo non aveva
amato altre donne, forse per il dolore provato, forse
per averne fatto voto. Eppure molte erano le donne ansiose
d'unirsi al poeta, ma altrettante piansero d'essere respinte.
Gli uomini della Tracia poi ne trassero pretesto per stornare
l'amore verso i fanciulli, (17) cogliendo i primi fiori
di quella breve primavera della vita che è l'adolescenza.

1) La Tracia, patria di Orfeo.
2) Ninfe delle acque.
3) Ade.
4) Monte della Tracia.
5) Fiume infernale.
6) Promontorio dove si riteneva ci fosse l'ingresso agli Inferi.
7) Ade o Plutone.
8) Cerbero, il cane a tre teste, nipote di Medusa.
9) Il ratto di Persefone/Proserpina da parte di Ade/Plutone.
10) Condannato a non poter bere né mangiare, acqua e cibo si allontanano da lui.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tantalo#Curiosità 
11) Condannato a girare in eterno legato a una ruota.https://it.wikipedia.org/wiki/Issione
12) Condannato ad avere il fegato divorato da due avvoltoi in eterno.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tizio
13) Figlie di Danao conannate a riempire in eterno una botte bucata. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Danaidi
14) Condannato a spingere un masso su una cima che ogni volta rotola giù.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sisifo
15) Frutti della terra di cui Cerere era la dea.
https://it.wikipedia.org/wiki/Cerere
16) Monte della Tracia.
17) Pederastia.

Gli altri articoli:
https://www.bibliosalotto.it/l/orfeo/

https://www.bibliosalotto.it/l/orfeo-raccontato-da-virgilio/

https://www.bibliosalotto.it/l/mostra-orfeo-ed-euridice/

https://www.bibliosalotto.it/l/lorfeo-favola-in-musica-da-claudio-monteverdi/

                                                                                                                                Gralli