Titoli tradotti... male (1)
TITOLI TRADOTTI… MALE (1) Ogni bibliofilo ha, tra le molte altre, l'innocua mania di andare ad accertare il titolo originale del libro che si appresta a leggere e spesso si imbatte in scoperte inattese. In un anonimo articolo del Corriere della Sera del marzo 1930 si legge: Quello che assicura il successo di un libro è il modo con cui viene presentato. Chi volete che compri un libro intitolato Massime anche se sono di La Rochefoucauld? Chiamatelo invece Come guardare la vita in faccia e vedrete che il pubblico incuriosito lo acquisterà. Il cambiamento del titolo può avvenire anche più volte per lo stesso volume. Volete un esempio? La casa editrice decise di lanciare Boule de suif di Maupassant. Di lasciarle il nome originale, neanche pensarci. Chi volete che compri una Boule de suif? Chiamiamolo perciò Amore e altre storie. Un po' banaluccio, invero, ma su iciente per far vendere in un anno 37.000 copie. Sarebbe stato però uno scandalo rimanere ad una simile bassa tiratura. Perciò, visto che il pubblico ne aveva abbastanza dell'amore e delle altre storie, l'opera di Maupassant fu lanciata una seconda volta sotto il titolo: Il sacrificio di una cortigiana francese. In pochi mesi 55 mila copie furono vendute. (riportato da Giuseppe Fumagalli, "Aneddoti bibliografici") Due anni più tardi quel principe dei bibliotecari e dei bibliofili che fu Carlo Mascaretti, scriveva, con lo pseudonimo di Americo Scarlatti: La Curée di Emilio Zola fu intitolata nelle sue varie traduzioni italiane la Cuccagna, la Caccia ai milioni e persino Orgie dorate, titoli che potranno forse adescare lettori, ma nessuno dei quali risponde neppure lontanamente al significato della parola francese scelta dallo Zola come quella che gli parve esprimesse in modo caratteristico il soggetto del suo romanzo. La Conquéte de Plassans, dello stesso autore, divenne in una traduzione che fu pubblicata a Napoli: l'Invasione del prete! e uno dei migliori romanzi di Massimo Gorki, che egli volle semplicemente intitolare col nome del protagonista: Tommaso Gordeie , nella Biblioteca Amena dell'editore Treves di Milano è diventato: La vita è una sciocchezza! Qui non può neppure essere invocata come scusa l'impossibilità o la di icoltà della traduzione letterale. (Americo Scarlatti, "Et ab hic et ab hoc. XI. Curiosità bibliografiche").

L'idea di mettere un po' di pepe erotico in titoli che nell'originale non ne hanno rimane un'abitudine degli editori italiani. Ecco così che il romanzetto rosa di Kirsty Moseley The boy who sneaks in my bedroom window diventa, in italiano, Il ragazzo che entrò dalla finestra e si infilò nel mio letto.

Ho provato a chiedere a una Intelligenza artificiale perché si modificano i titoli dei libri (ma anche dei film) e ho ricevuto questa testuale risposta: Adattamento culturale: I titoli vengono a volte adattati per essere più comprensibili o attraenti per il pubblico italiano, che può non avere familiarità con concetti o modi di dire inglesi. Esigenze di marketing: A volte, un titolo viene modificato per essere più commerciale o per evocare un certo genere, anche a costo di allontanarsi dal significato originale. Semplicità: Si può preferire un titolo più corto e diretto, che risulti più facile da ricordare e pronunciare in italiano. Riferimenti specifici: Il titolo originale potrebbe contenere giochi di parole o riferimenti culturali che non hanno una traduzione diretta ed e icace in italiano, richiedendo quindi una soluzione alternativa. Ci sarebbe molto da discutere su questa risposta, prima di tutto sul fatto che si focalizza sull'inglese. Questa lingua è ormai piuttosto conosciuta, o almeno lo sono i suoi termini più comuni, e basta sbirciare le vetrine di una qualsiasi libreria per vedere quanti titoli vengono mantenuti nell'originale inglese. Tra gli esempi di titoli tradotti tradendo, in tutto o in parte il messaggio di quello originale, sono presenti molti classici. Si pensi a Der Zauberberg di Thomas Mann, da sempre conosciuto come La montagna incantata e che è stato pubblicato nel 2010 nella collana i Meridiani di Mondadori col titolo letteralmente più corretto di La montagna magica. Un classico il cui titolo italiano non corrisponde esattamente all'originale è Delitto e castigo, dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij. La prima traduzione del libro in italiano non fu realizzata dal testo originale in russo ma dalla sua traduzione in francese. Il titolo in russo (Преступление и наказание) significa letteralmente "Delitto e pena" ma l'anonimo traduttore che si occupò della prima edizione italiana, risalente al 1889 e pubblicata dalla casa editrice Treves, aveva come fonte la traduzione francese del 1884 di Victor Derély, intitolata Le crime et le châtiment. Châtiment corrisponde all'italiano "castigo" e così si perse il riferimento del titolo originale a Dei delitti e delle pene, il famoso saggio dell'illuminista italiano Cesare Beccaria (peraltro nonno di Alessandro Manzoni) contro la pena di morte e la tortura. (Ludovica Lugli, "Storie di titoli tradotti o traditi") https://www.ilpost.it/2016/09/28/traduzioni-libri-diverse-originale/

Tra i titoli di icili da tradurre in italiano c'è quello di una commedia di Oscar Wilde: The Importance of Being Earnest, che si basa su un gioco di parole: in inglese l'aggettivo "earnest", che significa "onesto", si pronuncia come il nome "Ernest", cioè "Ernesto". I tanti che si sono cimentati nella traduzione italiana hanno tentato con: L'importanza di essere onesto, di chiamarsi Ernesto, di essere Onesto, di essere Probo, di essere Franco…

Il giovane Holden Il titolo originale del famosissimo romanzo di J.D. Salinger con protagonista l'adolescente Holden Caulfield è The Catcher in the Rye: è un'espressione intraducibile in italiano (nell'inglese americano "catcher" indica solitamente il ricevitore nelle squadre di baseball, "rye" significa "segale") e arriva da una canzone intitolata Comin' Through the Rye attribuita al poeta settecentesco scozzese Robert Burns. A un certo punto del romanzo il protagonista dice alla sorella che da grande vuole fare appunto il "catcher in the rye": intende dire che vorrebbe essere in grado di salvare i bambini dalla morte. Per questa ragione il titolo francese del libro è L'Attrape-Coeurs che letteralmente significa "il rubacuori". La prima edizione italiana del libro s'intitolava Vita da uomo: fu pubblicato dalla casa editrice Gherardo Casini nel 1952 – un anno dopo l'uscita americana – con una tiratura limitata da meno di mille copie. La successiva edizione Einaudi, uscita per la prima volta nel 1961 e tradotta da Adriana Motti, fu intitolata Il giovane Holden. Una nota in apertura, scritta da Italo Calvino, spiegava come il titolo originale fosse intraducibile. L'uso di "il giovane" nel titolo era un richiamo ad altri libri del passato (I dolori del giovane Werther di Goethe, I turbamenti del giovane Törless di Robert Musil), così da rendere il libro più familiare ai lettori. (Ludovica Lugli, "Storie di titoli tradotti o traditi") https://www.ilpost.it/2016/09/28/traduzioni-libri-diverse-originale/

Altro titolo pressoché intraducibile in italiano è quello del romanzo di Harper Lee To Kill a Mockingbird, che letteralmente significa "uccidere un mimo"; in questo caso non si tratta di un attore ma di un mimo settentrionale, detto anche tordo beffeggiatore, un uccello che in America è noto per imitare il canto degli altri uccelli. Non a caso, l'uccellino è rappresentato sulla copertina di una delle edizioni italiane del libro. Il titolo originale fa riferimento a una scena in cui Atticus, il padre della protagonista, dice a lei e al fratello Jem di non sparare ai "mockingbirds": Atticus non andava mai nemmeno a caccia; diceva che i fucili non l'interessavano. E quando, per Natale, ricevemmo i fucili ad aria compressa, lasciò allo zio Jack il compito di insegnarci a sparare. Un giorno, disse a Jem: - Preferirei che sparaste ai barattoli di latta, nel giardinetto, ma so già che andrete a caccia di uccelli. Sparate pure a tutte le ghiandaie che vedete, se riuscite a colpirle, ma ricordatevi che è peccato uccidere gli uccelli come l'usignolo. - Fu l'unica volta che lo sentii dire che era peccato fare qualcosa, perciò chiesi schiarimenti alla signorina Maudie. - Tuo padre ha ragione - disse. - Gli usignoli non fanno nient'altro che donare musica agli uomini. Non divorano gli orti della gente, né fanno il nido nei covoni; non fanno altro che cantare per noi con tutta l'anima. Ecco perché è peccato uccidere un usignolo. - Il titolo Il buio oltre la siepe viene da un altro passaggio del romanzo: i bambini protagonisti non sanno cosa ci sia oltre la siepe che delimita il confine della loro casa e perciò ne hanno paura. È probabile che a influire sulla scelta del titolo italiano abbiano agito reminiscenze dell'Infinito di Giacomo Leopardi.

Un romanzo di fantascienza di Walter Tevis si intitola a sua volta Mockingbird (1980); nel 1983, per un errore nei contratti, ne sono uscite quasi contemporaneamente due edizioni italiane: una per Mondadori col titolo Futuro in trance (tradotto da Silvia Stefani) e l'altra per la Editrice Nord col titolo Solo il mimo canta al limitare del bosco (tradotto da Roberta Rambelli).

Lo scrittore che probabilmente possiede il record di titoli traditi è stato Philip K. Dick. Quasi nessuno dei suoi romanzi è stato presentato in Italia con un titolo che faccia riferimento a quello originale: Solar Lottery (1955) ossia "lotteria solare" è diventato Il disco di fiamma e poi Lotteria dello spazio e infine Lotteria del Sistema Solare; The Man Who Japed (1956) "l'uomo che scherzava", è stato tradotto come Redenzione immorale; The Cosmic Puppets (1957) "burattini cosmici", La città sostituita; Time Out of Joint (1959), tradotto come: Il tempo si è spezzato, L'uomo dei giochi a premio, Tempo fuori luogo e infine Tempo fuor di sesto, col titolo più vicino al senso originale; Vulcan's Hammer (1960) "il martello di Vulcano", Vulcano 3; Martian Time-Slip (1964), qualcosa come "slittamento temporale marziano", Noi marziani; Clans of the Alphane Moon (1964), "i clan della luna Alphane", Follia per sette clan; Dr. Bloodmoney, or How We Got Along After the Bomb (1965), "Dr. Bloodmoney, o come siamo andati d'accordo dopo la bomba", Cronache del dopobomba; The Crack in Space (1966), "la crepa nello spazio", Vedere un altro orizzonte; Now Wait for Last Year (1966), "ora aspettate l'anno scorso", Illusione di potere; The Unteleported Man (1966), "l'uomo non teletrasportato", Utopia, andata e ritorno; The Zap Gun (1967) qualcosa come "la pistola che colpisce velocemente", Mr. Lars, sognatore d'armi; The Ganymede Takeover (scritto con Ray Nelson, 1967), "la presa del potere da parte di Ganimede" che è diventato addirittura L'ora dei grandi vermi. Si potrebbe continuare ancora a lungo, perché Dick è stato uno scrittore genialmente prolifico, ma, come potete capire, mi stavo stufando…

Resta da dire però qualcosa di due dei suoi romanzi più celebri. The Man in the High Castle, "l'uomo nell'alto castello" (1972) è stato tradotto in italiano come La svastica sul sole. Si tratta di una ucronia in cui gli Alleati sono stati sconfitti nella Seconda guerra mondiale; nazisti e giapponesi si sono suddivisi il mondo e hanno occupato gli Stati Uniti. In questo caso bisogna ammettere che il titolo italiano è più evocativo di quello originale. Un caso particolare è rappresentato da Do Androids Dream of Electric Sheep? (1968) "gli androidi sognano pecore elettriche?". Nel 1971 fu pubblicato dalla casa editrice La Tribuna di Piacenza col discutibile titolo Il cacciatore di androidi. Nel 1982 Ridley Scott si ispirò al romanzo per Blade Runner, un film cupo e melanconico destinato a divenire in breve un cult movie. Dato l'enorme successo della pellicola, da quel momento Blade Runner è stato impiegato in Italia anche come titolo del libro. La raccomandazione, anche se siete appassionati di Dick come lo sono io, è quella di non comprare Il cacciatore di androidi, Blade Runner e Gli androidi sognano pecore elettriche?: si tratta sempre dello stesso romanzo! Il titolo del film di Ridley Scott era stato tratto da un altro romanzo di fantascienza The Bladerunner (1974) di Alan Nourse, tradotto malamente in italiano come Medicorriere. Il regista aveva acquistato i diritti del libro al solo scopo di poterne utilizzare il titolo. Nel romanzo di Nurse, una distopia sul sistema sanitario statunitense, i Bladerunners sono corrieri di materiale biomedicale di provenienza illecita; il termine blade, "lama", in questo caso si riferisce ai bisturi.


Per chi non conosce il francese ecco le traduzioni letterali delle opere citate nell'articolo: Boule de suif: Palla di sego; La Curée: Il curato; La Conquéte de Plassans: La conquista di Plassans.