Un rotolo di mostri

25.08.2025

I Pokémon, i "mostri tascabili" ideati agli inizi degli anni Novanta da Satoshi Tajiri, sono solo i più famosi tra le tante creature immaginarie che popolano fumetti, giochi, anime e film giapponesi. La cultura nipponica ha da sempre avuto una predilezione per gli esseri strani e fantastici. Oggi il vostro teratologico Tarlo non vi propone di scoprire un libro ma uno stupendo rotolo dipinto giapponese: il Bakemono zukushi. 

Lo potete scoprire in tutta la sua bellezza all'indirizzo seguente: https://farm2.staticflickr.com/1743/42579644741_6a6caf1b62_o.jpg  
Non si conosce l'autore dell'opera, né la data precisa della sua esecuzione, risalente comunque al periodo Edo, tra il Settecento e l'Ottocento. Seguendo il rotolo si può fare la conoscenza di una macabra varietà di yokai, esseri del folklore giapponese. Il professor Michael Dylan Foster descrive uno yokai come: 

 una creatura strana o misteriosa, un mostro o un essere fantastico, uno spirito o uno spiritello. […] Creature di terre di confine, che vivono ai margini della città, o nelle montagne tra i villaggi, o nei vortici di un fiume che scorre tra due risaie. Appaiono spesso al crepuscolo, quel momento grigio in cui anche ciò che è familiare appare strano e i volti diventano indistinguibili. Infestano ponti e gallerie, ingressi e soglie. Si nascondono ai bivi delle strade. (Michael Dylan Foster, "The Book of Yokai. Mysterious Creatures of Japanese Folklore") 

 Gli yokai dipinti dall'ignoto pittore appartengono al tipo dei bakemono, parola che in giapponese significa "cosa che cambia" e si riferisce alla loro capacità di mutare forma. A differenza degli yurei, i fantasmi, che infestano le persone e sono associati alla profondità della notte, i bakemono infestano i luoghi e si manifestano alla fioca luce dell'alba o del tramonto. Il rotolo, come la scrittura giapponese, si legge da destra a sinistra e quindi il primo mostro a comparire è un Oyajirome, con l'occhio sporgente sulla nuca e l'artiglio sull'unico dito della mano. 

Appare quindi un Daichiuchi, armato di martello e dalla faccia di uccello rapace. 

Il Dōmo-kōmo è una creatura dalle due teste e con la pelle grigia.

La Sara-hebi, è una grande creatura dal corpo di serpente e la testa di donna. È stata dipinta anche da Katsushika Hokusai, famoso per La grande onda e le vedute del Monte Fuji: https://www.openculture.com/2022/05/the-ghosts-and-monsters-of-hokusai.html

Il Mi-no-kedachi ha un mantello peloso sul corpo che contrasta con la testa calva. 

Il Nobusuma ha il corpo bruno, un viso quasi umano, capelli appuntiti, artigli e denti neri e affilati. 

L'Uma-shika è un mostro dall'aspetto simile a quello di un cavallo ma con una specie di corno sulla fronte e un unico occhio sporgente.

L'Hajikkaki ha un corpo pallido e rotondo, con braccia e gambe molto corte. 

L'Odoroshi è un mostro dalla faccia rossa, grandi occhi, denti neri e una lunga capigliatura. 

Lo Yume-no-seirei ("il fantasma dei sogni") appare come un vecchio magro vestito di una tunica bianca.

La Yamamba è una strega dei monti. Rappresenta una figura contradditoria: spesso è descritta come un essere orribile che rapisce le donne dei villaggi vicini, divora il bestiame e i bambini piccoli e tormenta chiunque si aggiri nel suo territorio. Allo stesso tempo, vi sono anche ritratti positivi della yamamba per i quali è una presenza benefica e divina. Di solito è rappresentata come alta, con una grande bocca (che a volte va da un orecchio all'altro), capelli lunghi e occhi penetranti. (Michael Dylan Foster, "The Book of Yokai. Mysterious Creatures of Japanese Folklore") 

Una Rokurokubi è dipinta vicino ad un Inugami, uno "spirito cane". I

l rokurokubi appare come una normale donna la cui testa può staccarsi completamente dal suo corpo o, in alternativa, rimanere attaccata solo da un lungo collo filiforme. In entrambi i casi, la testa ha la capacità di volare e agire da sola. (Michael Dylan Foster, "The Book of Yokai. Mysterious Creatures of Japanese Folklore") 

 Lafcadio Hearn, nella sua raccolta "Kwaidan. Stories and Studies of Strange Things", racconta di un samurai, divenuto monaco itinerante dopo la morte del suo signore, che viene attirato nella dimora di una famiglia di rokurokubi che hanno intenzione di divorarlo. Svegliatosi nel corso della notte scopre i corpi senza testa dei mostri: 

 Schiuse pian piano i pannelli scorrevoli che dividevano la sua stanza dalla sala principale e, alla luce della lanterna, vide cinque corpi distesi: senza testa! Per un attimo rimase sconcertato – pensando a un delitto. Ma l'istante dopo si avvide che non c'era traccia di sangue e che i colli senza testa non sembravano mozzati. Allora pensò fra sé: «O questa è un'illusione, opera di folletti, o mi hanno attirato nell'abitazione di un Rokuro-Kubi… Nel libro Sōshinki è scritto che se ci s'imbatte nel corpo di un Rokuro-Kubi senza testa e si sposta il corpo in altro luogo, la testa non sarà più in grado di ricongiungersi al collo. Il libro aggiunge che quando la testa farà ritorno e scoprirà che hanno spostato il corpo, si abbatterà tre volte al suolo, rimbalzando come una palla, boccheggerà come in preda al terrore e di lì a poco morirà. Ora, se si tratta di un Rokuro-Kubi, non devo aspettarmi niente di buono; perciò verrò scusato se seguirò le istruzioni del libro…». (Lafcadio Hearn, "Ombre giapponesi")

Il Boukon è un'anima defunta; ha la pelle blu pallido, lunghi capelli e la pancia gonfia e distesa. 

L'Ushi-oni è un mostro marino, dalla testa di vacca e dal gigantesco corpo di ragno o di granchio.  

Lo Yamawaro è una creatura con un unico occhio che vive nelle profondità delle montagne del Giappone occidentale. Sembra un bambino di circa dieci anni, con lunghi capelli blu scuro o color cachi; la tradizione afferma che ha un busto corto, lunghe gambe e parla in linguaggio umano. Si dice che a volte aiutino i boscaioli in montagna se vengono pagati con alcool o polpette di riso. Se gli viene dato qualcosa di diverso da quanto promesso si arrabbiano in modo terribile. Si dice che se ricevono i loro doni di ringraziamento prima che il lavoro sia finito, spesso scappano senza terminarlo.  

Il Buraribi è una creatura bianca, simile a un uccello circondato da fiamme spettrali. 

Una leggenda racconta che, durante l'era Tenshō, Sassa Narimasa, signore del castello di Toyama, aveva una concubina di nome Sayuri. Sayuri era molto bella e Narimasa ne era innamorato, il che fece ingelosire le okujochū (le "dame di compagnia") del signore. Un giorno queste calunniarono Sayuri, accusandola di avere un amante. Narimasa credette alla menzogna e, sopraffatto dalla rabbia, uccise Sayuri, impiccandola ad un albero e tagliandola a pezzi. L'intera famiglia di Sayuri fu ingiustamente uccisa. I diciotto membri della famiglia morirono lanciando una maledizione su Narimasa. Da allora, un fuoco misterioso appare ogni notte in questa zona, e se si chiama "Sayuri, Sayuri", appare la testa mozzata di una donna, con i capelli in disordine e l'aspetto vendicativo. 

 L'Uwan è una creatura che infesta i vecchi templi e gli edifici abbandonati. Dato che non ha corpo non rappresenta una minaccia fisica. 

L' Akashita ("lingua rossa") è una creatura dalla faccia pelosa che si nasconde in una nuvola oscura. Gli appassionati dei Pokémon possono notare quanto sia simile a un Haunter o alla sua evoluzione, Gengar, entrambi esseri nebulosi e dalla larga bocca. 

La Yuki-onna, la "donna neve", è un essere che appare nelle notti di neve come una meravigliosa fanciulla dai lunghi capelli. In alcune regioni si racconta che tenterà di estrarre il tuo spirito dal corpo, in altre che ti chiederà di tenere in braccio il suo bambino. Anche le spiegazioni sulla sua origine variano: per alcuni è lo spirito della neve, per altri il fantasma di una donna morta durante una tormenta, per altri ancora una principessa della luna esiliata dal suo mondo.

Una Yuki-onna è la protagonista di un racconto di Lafcadio Hearn. Due taglialegna, il vecchio Mosaku e Minokichi il suo aiutante diciottenne, vengono sorpresi da una bufera di neve e trovano rifugio per la notte in un vecchio capanno: 

 Uno scroscio di neve sul viso lo svegliò. La porta del capanno era stata aperta con la forza e, alla luce della neve, vide una donna nella stanza - una donna tutta vestita di bianco. Era china su Mosaku e gli alitava in viso – e il suo fiato era come un candido vapore. Quasi nello stesso istante lei si volse verso Minokichi e si piegò su di lui. Il giovane cercò di gridare, ma si accorse che non riusciva a emettere alcun suono. La donna bianca si chinò su di lui, sempre più giù, f ino a sfiorargli il viso con il suo; e lui vide che era bellissima – anche se gli occhi gli incutevano timore. Lei continuò a osservarlo per un po' – quindi sorrise e sussurrò: «Era mia intenzione riservarti lo stesso trattamento inflitto all'altro. Ma non posso fare a meno di provar pietà per te, che sei così giovane… Sei un bel ragazzo, Minokichi; e stavolta non ti farò del male. Ma se ti azzardi a parlare con chicchessia - foss'anche tua madre - di ciò che hai visto stanotte, io lo verrò a sapere; e allora ti ucciderò… Ricorda quel che ti ho detto!». (Lafcadio Hearn, "Ombre giapponesi") 

 Nella immagine seguente un Nekomata ossia un "demone gatto" suona lo shamisen, uno strumento musicale tradizionale, accanto a una Kitsune, uno "spirito volpe".

Nelle leggende giapponesi gli "spiriti volpe" hanno una particolare importanza. Ne esistono due tipi. Le zenko (letteralmente "volpi buone"), celestiali e benevole, sono associate al culto di Inari, la dea shintoista della fertilità, dell'agricoltura e del riso, di cui sono le messaggere. Come conseguenza dell'influenza che esercitano sulle persone e dei loro poteri sono venerate quasi fossero a tutti gli effetti delle divinità. Al contrario le yako (letteralmente "volpi di campo") posseggono un carattere malizioso e intenzioni spesso malvagie.
La principale caratteristica fisica delle kitsune è il possesso di una grande quantità di code. Maggiore è la potenza e l'età di una volpe, maggiore sarà il numero delle sue code. I miti narrano di volpi a cinque, sette, fino a un massimo di nove code. Quando una kitsune ottiene la sua nona coda, il suo manto diviene di colore bianco o oro e acquisisce l'abilità di vedere e sentire qualsiasi cosa accada in ogni parte del mondo e, secondo alcuni, una enorme saggezza. Tra le capacità più caratteristiche delle kitsune vi è quella di cambiare aspetto e di assumere sembianze umane. Anche se possono trasformarsi in qualsiasi persona, senza limiti di età o di genere, le forme che prediligono sono quelle di belle donne o giovani ragazze. Nel Giappone medioevale si credeva che ogni donna vista aggirarsi senza meta, specialmente al crepuscolo o di notte, fosse una volpe. In alcuni racconti le kitsune mantengono dei tratti volpini, come ad esempio una leggera peluria sul corpo, un'ombra o un riflesso che suggeriscono la loro vera natura. Un buon metodo per scoprire una kitsune è cercarne la coda, in quanto ha difficoltà a nasconderla, quando assume forma umana.
 Un racconto popolare ha come protagonista Koan, un personaggio storico che si credeva possedesse una grande saggezza e magici poteri di divinazione. Un giorno si trovava a casa di uno dei suoi devoti quando si ustionò i piedi a causa di un pediluvio con acqua troppo calda, per il dolore corse fuori dal bagno nudo. Quando la gente della casa lo vide, si stupì nel vedere che Koan avesse gran parte del corpo ricoperto da pelliccia e una coda volpina. A quel punto Koan si trasformò di fronte a loro, tramutandosi in un'anziana volpe e fuggì via. (Jamie Hall, "Half Human, Half Animal: Tales of Werewolves and Related Creatures") 

 Infine, l'ultimo mostro che appare nel rotolo è il Kami-kiri (il "taglia capelli"), la cui caratteristica è di avvicinarsi di soppiatto alle persone per tagliarne i capelli. Casi di capigliature misteriosamente tagliate sono comuni nelle leggende, specialmente del periodo Edo. A volte il taglio è attribuito a un "vento demoniaco", ma più spesso a una creatura, il kamikiri-mushi (un "insetto che taglia i capelli"), probabilmente in riferimento alla mantide religiosa, con i suoi arti anteriori simili a falci o rasoi, e chiamata kamakiri, dal suono molto simile in giapponese. Nel Bakemono zukushi, il Kami-kiri ha un becco simile a quello di un uccello e un'enorme mano ad artiglio che brandisce il suo trofeo di capelli recisi.

Per chi voglia approfondire il tema dei mostri giapponesi, il testo fondamentale, purtroppo non tradotto in italiano, è "The Book of Yokai. Mysterious Creatures of Japanese Folklore" di Michael Dylan Foster, direttore del Dipartimento di lingue e culture dell'Asia orientale presso l'Università della California. Un libro molto intrigante è "Ombre giapponesi", un'antologia di racconti di Lafcadio Hearn, autore di cui prometto che vi parlerò presto. 

                                                                                                             (DrRestless Roberto Gerbi)