Locandine, le vetrine dei film

24.09.2025

C'è stato un tempo, non tanto distante se si contano gli anni, ma remotissimo se si considera che si sta parlando di un mondo perduto, impossibile da immaginare per un giovane di oggi, in cui il cinema era un fascio di luce che attraversava la stanza buia. Una stanza piena di fumo - al cinema si poteva fumare, come dappertutto, e questo è bene che oggi non si possa più fare. La luce del proiettore, potentissima, accecante, giocava con le volute di fumo, creando atmosfere suggestive, oniriche. Una volta finito il film non rimaneva niente di fisico, di materiale, seppure la testa ribollisse di sogni, di emozioni.

La locandina, vero oggetto di culto, all'entrata del cinema invogliava gli spettatori a comprare il biglietto. Dopo lo spettacolo, scattava la caccia a procurarsi con ogni mezzo, lecito o illecito, quella locandina: l'unico brandello di quel sogno immenso che si era dissolto tra i riccioli del fumo.

Molte delle locandine dell'epoca d'oro del cinema erano realizzate con la tecnica dell'illustrazione. L'uso della fotografia non era frequente. Ciascun paese dove il film veniva distribuito provvedeva a realizzare la sua locandina (con il titolo nella lingua locale).

 E adesso possiamo iniziare a fare un giro delle vetrine - niente shopping e senza pagare il biglietto - in una passeggiata… indietro nel tempo.
Qui la prima 
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London Orbital